Il 1957 sembrava destinato a essere il grande anno dell’Africa: dall’inizio del decennio, alcune nazioni del Nord avevano dato il via al processo di decolonizzazione che si stava espandendo all’intero continente, in cui andava prendendo sempre più piede l’ideale del panafricanismo sbandierato da Kwame Nkrumah (che proprio l’anno seguente avrebbe promosso la prima Conferenza degli Stati Africani Indipendenti). Sulla spinta di questo vento, Egitto, Sudan, Etiopia e Sudafrica avevano preso parte per la prima volta al Congresso della FIFA nel 1953, e tre anni dopo avevano dato vita alla Confederation of African Football (CAF), che aveva fissato per il febbraio del ’57 la prima edizione del torneo contintentale. La Coppa d’Africa sarebbe stata la terza competizione di questo tipo, dopo lo storico Campeonato Sudamericano e la neonata Coppa d’Asia, mentre in Europa nulla del genere era ancora stato creato. Ma c’era un problema che stava già spaccando le quattro fondatrici: non era possibile accettare il Sudafrica.
Continua a leggere “La FIFA contro l’apartheid: l’espulsione del Sudafrica dal calcio mondiale”Tag: Africa
Se fosse così facile fermare una guerra
Correva l’anno 1969, e il Santos era stato invitato a giocare un’amichevole a Benin City – che, a dispetto del nome, non si trova in Benin ma bensì in Nigeria – nonostante nel paese fosse in corso una guerra civile. Ma la magia del calcio, e la fama di Pelé, fecero sì che il governo e i ribelli decidessero di accordarsi per una tregua, permettendo alla gente di recarsi allo stadio a vedere la partita della squadra brasiliana. È una delle storie preferite di Pelé, che l’ha riportata su Twitter anche nell’ottobre 2020, e ovviamente dei suoi innumerevoli tifosi: la volta in cui O Rei fermò una guerra. Inutile dire che le cose andarono un po’ diversamente.
Continua a leggere “Se fosse così facile fermare una guerra”Drogba contro la guerra
Il cameraman si infiltrò con agilità tra i festeggiamenti all’interno dello spogliatoio degli ospiti dello stadio Al-Merrikh di Omdurman, in Sudan. Quando se ne accorse, Didier Drogba, 27enne attaccante del Chelsea e tra i più noti calciatori al mondo, si fece dare il microfono dal giornalista e catturò l’attenzione della videocamera. “Uomini e donne della Costa d’Avorio – disse, visibilmente emozionato – del Nord, del Sud, del Centro, dell’Ovest. Abbiamo dimostrato oggi che gli ivoriani possono coesistere e lottare assieme condividendo un obiettivo, la qualificazione ai Mondiali. Vi preghiamo in ginocchio: per favore, abbassate le vostre armi e organizzate delle elezioni!”.
Continua a leggere “Drogba contro la guerra”Il calciatore tiranno: viaggio calcistico nella Libia di Gheddafi
Continua a leggere “Il calciatore tiranno: viaggio calcistico nella Libia di Gheddafi”“Le migliaia di spettatori che riempiono le gradinate degli stadi per applaudire e ridere sono migliaia stolti incapaci di praticare lo sport di persona.”
Mu’ammar Gheddafi
I fantasmi di Grobbelaar
Continua a leggere “I fantasmi di Grobbelaar”“Quando il sole scende, vedi ombre nella boscaglia. Non puoi riconoscerci molto finché non vedi il bianco dei loro occhi. È tu o loro. Spari, ti butti a terra, e parte una sparatoria assordante. Quando tutto è finito, puoi vedere cadaveri ovunque. La prima volta, tutto quello che hai nello stomaco ti esce fuori dalla bocca.”
Bruce Grobbelaar
La lotta di Steve Mokone
Continua a leggere “La lotta di Steve Mokone”“Questo nostro tempo è solo un poco inquinato.”
Sipho Sepamla
Il momento in cui ruggì il Senegal
Quando la palla si insaccò – con un’azione che arrivava quasi all’improvviso: pallone teso in area dalla destra, girata e rete che tremò, impazzita – El-Hadji Diouf prese la Storia e la portò a festeggiare con sé sotto la curva dello stadio Léopold Sédar Senghor di Dakar, gonfio di 60mila persone. Senegal 1 Marocco 0: c’erano ancora oltre 70 minuti da giocare, ma les Lions de la Teranga stavano già per viaggiare al loro primo Mondiale della storia.
Continua a leggere “Il momento in cui ruggì il Senegal”Non è facile parlare di calcio, in questi giorni
Ma forse ve ne siete accorti da soli. La pandemia ha generato una situazione nuova, drammatica ma, ancora di più, irreale: il calcio – e poi tutto lo sport – si è fermato, e così l’intero paese, l’Europa, il mondo. Viviamo un eterno presente sotto la tirannia di un’unica attualità possibile: il coronavirus.
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Rashidi Yekini e la sua maledizione
Ricorda quel passaggio filtrante di Amokachi, d’istinto, senza guardare, a tagliare il campo in verticale. Il perfetto inserimento di George, che converge in area e di piatto gli serve un assist che mette fuori causa i due difensori bulgari. Ricorda che Rashidi Yekini è stato il più grande di tutti. Rashidi Yekini è. È… Le idee nella testa si fanno confuse, e si dissolvono nel caldo opprimente del maggio di Ibadan, nell’aria che sa di agrumi e tabacco.
Tshimen Bwanga, il primo ruggito dell’Africa nera
Noi, l’Africa, il calcio
Io, del TP Mazembe, ho sentito parlare per la prima volta nel 2010. Sono propenso a credere che un buon 90% di voi abbia vissuto la stessa esperienza. Da un lato c’era l’Inter del Triplete, e dall’altro questa squadra congolese che poteva giusto essere felice di essere il primo team africano a raggiungere la finale del Mondiale per Club. La storia la sapete: andiamo avanti.
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