Il ragazzo di Casablanca

Casablanca si adagiava placidamente sull’oceano, e si lasciava attraversare da una fresca brezza, che le scorreva tra le strade come il sangue nelle arterie. Gli edifici color calce a cui doveva il suo nome s’immergevano in un ribollire di colori e forme figli della Storia, che parlavano arabo, portoghese, spagnolo, italiano, inglese e francese. Soldati senegalesi pattugliavano loro malgrado le strade a caccia di spie e contrabbandieri, nel disperato tentativo di “proteggere la neutralità” del regime di Petain – e cioè supportare la Germania nazista – mentre la maggior parte della popolazione, fatta di operai provenienti da tutto il mondo, sosteneva i ribelli di De Gaulle e attendeva trepidante l’invasione degli Alleati. Lì, in uno scenario che aveva già ispirato un film di Hollywood, si aggirava un giovane e impaziente calciatore, Larbi Ben Barek.

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Herrera, il mago anarchico

Non sapremo mai se lui avvertisse una qualche contraddizione, anche solo un piccolo fastidio, sapendo che stava per andare a lavorare per uno dei più ricchi imprenditori italiani. Possiamo immaginare che avesse ormai da tempo imparato a separare l’esigenza di una carriera felice e di successo dal suo retroterra politico, che infatti rimase sempre piuttosto segreto. Nell’estate del 1960, Helenio Herrera Gavilán atterrava a Milano per andare ad allenare l’Inter, apprestandosi a dare vita a una delle più grandi squadre di tutti i tempi. Sarebbe stata una strada lunga e tortuosa, che l’avrebbe costretto a rivedere molti dei suoi principi di gioco, ma ormai il Mago aveva imparato che la vita è fatta di compromessi. Non male, comunque, per il figlio di un immigrato anarchico in esilio in un altro continente.

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Noi siamo la Francia

Il 6 maggio la Francia sceglierà il suo nuovo presidente, e per la seconda volta nella storia al ballottaggio concorrerà un candidato di estrema destra: l’ascesa di Marine Le Pen è il segno di un paese (e di un’Europa intera) che sta virando verso il razzismo, laddove la coesione sociale tra bianchi e neri vige da sempre e la sfida dell’integrazione sembrava essere stata vinta. La Francia che ha ottenuto grandi successi nel calcio (e non solo, ovviamente: ma questo è soprattutto un blog sul calcio) grazie a “compatrioti acquisiti” è stata dimenticata in favore di una retorica razzista: niente scuole pubbliche per gli stranieri, nuove tasse sui lavoratori non francesi, chiusura dei confini nazionali, e tutto il resto del copione. Continua a leggere “Noi siamo la Francia”