Raoul Diagne, il primo campione afro-europeo

Il dibattito in Francia era particolarmente acceso: da un lato, c’era chi riteneva il passaggio al professionismo economicamente insostenibile per i club, col rischio che avrebbe potuto essere non il rilancio, ma addirittura il capolinea del calcio nazionale. Dall’altro, il fronte favorevole rivendicava la necessità di riconoscere contratti e stipendi regolari ai giocatori, mettendo la Francia in linea con la modernità, con un provvedimento che era già stato preso non solo nel Regno Unito o in Nord America, ma addirittura in Austria, in Ungheria, in Italia, in Spagna e in vari Paesi del Sudamerica. Di questa fazione, tra tanti stimati calciatori bianchi, c’era anche un nero, Raoul Diagne, e – incredibile ma vero – era forse il più influente di tutto il gruppo. Fu in buona parte merito suo, se nel 1932 la Francia accettò il professionismo dei calciatori.

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Cuba ballò la rumba in Francia

Erano appena in quindici. Il governo non poteva permettersi di pagare il viaggio in nave dall’Avana a Marsiglia, più le spese di soggiorno in Francia, per una rose intera di oltre venti individui. Era già un mezzo miracolo essere lì: tutte le altre squadre centro e nordamericane, compresi Messico e Stati Uniti, avevano dovuto rinunciare per ragioni economiche, e delle sudamericane – indispettite con la Fifa per aver rotto la regola dell’alternanza Europa-Sudamerica per il paese organizzatore – il solo Brasile aveva risposto all’appello per i Mondiali di Francia. Continua a leggere “Cuba ballò la rumba in Francia”

I primi asiatici: un sogno indonesiano

Può esistere un Mondiale di 90 minuti? Può esistere un’avventura tanto effimera, quasi onirica, come quella delle Indie Orientali Olandesi ai Mondiali del 1938, che possa comunque essere considerata reale? Quella che oggi chiamiamo Indonesia – prima di Erick Tohir, prima di Radja Naingolaan, prima anche di Giovanni Van Bronckhorst – divenne quasi per caso la prima nazionale asiatica a prendere parte a una Coppa del Mondo. Lo fece in sordina, senza lasciare altra traccia nell’universo del pallone se non il proprio nome; arrivò, giocò e se ne tornò subito a casa, dopo un inappellabile 0-6 subito dalla futura finalista Ungheria. Eppure, per la prima volta una colonia prendeva parte al più importante torneo calcistico del pianeta. Continua a leggere “I primi asiatici: un sogno indonesiano”