Per un calcio che sia democratico: il Movimento Football Progrès

I calciatori vogliono fare la rivoluzione. Anche per la Francia, che di rivoluzioni se ne intende abbastanza, questa storia suona assolutamente fuori dal comune. Ma i tempi sono quelli che sono: è il 1974, i giovani vogliono cambiamento, libertà e democrazia; quelli più politicizzati si spingono oltre, e parlano apertamente di autogestione. E questi discorsi arrivano anche nel mondo dello sport: un giorno di febbraio alcuni giocatori si riuniscono in una sala della cittadina di Saint-Cyr-l’École, nell’Île-de-France, e comunicano che formeranno un gruppo culturale ribelle aperto solo a chi lavora nel mondo del calcio, il Mouvement Football Progrès. Fin dal suo primo comunicato, il movimento promette battaglia, innanzitutto contro la Federcalcio, e se necessario anche nei confronti dei club.

Continua a leggere “Per un calcio che sia democratico: il Movimento Football Progrès”

Attentato allo stadio Colombes

C’erano oltre 43.000 persone allo Stade de Colombes di Parigi, quel giorno, per assistere a una storica finale di Coppa di Francia: due Cenerentole a confronto, da un lato il semisconosciuto Angers e dall’altro l’emergente Tolosa, che solo due stagioni prima era arrivato inaspettatamente secondo in campionato alle spalle della corazzata Stade Reims. Tra la folla sugli spalti c’era anche René Coty, il Presidente della Repubblica, che aveva al suo fianco Ali Chekkal, uno dei più noti politici algerini dell’epoca. Altri due algerini, stavolta in campo, si resero protagonisti dell’incontro: Abdelhamid Bouchouk segnò il gol del 3-0, dopo appena mezz’ora, in favore del Tolosa, mentre Said Brahimi chiuse il conto poco prima del novantesimo, fissando il risultato finale sul 6-3 in favore dei biancorossi. Era un momento storico per una squadra dalle interessanti prospettive tecniche, ma l’incontro avrebbe purtroppo finito per essere ricordato solo per quanto avvenuto dopo il fischio finale. All’uscita dallo stadio, un colpo di pistola infranse l’aria parigina. Un corpo sanguinante ricadde sul marciapiede. La gente urlava, correva, si spintonava. Erano da poco passate le 5.00 del pomeriggio del 26 maggio 1957.

Continua a leggere “Attentato allo stadio Colombes”

La Francia tradita: il calcio e le rivolte delle banlieue del 2005

Zyed, Bouna e Muhittin scappano, con la polizia alle loro calcagna. Scavalcano un muro e si nascondono dentro un trasformatore elettrico, per non farsi trovare. È una pessima idea: vengono fulminati. Zyed e Bouna, che hanno rispettivamente 17 e 15 anni, muoiono sul colpo, mentre Muhittin, 17 anni anche lui, rimane gravemente ferito. La polizia dice che erano responsabili di un furto e li dovevano arrestare, ma ben presto emerge che i tre ragazzi non c’entravano nulla. Sono scappati perché sanno perfettamente cosa succede alle persone di pelle scura quando finiscono nelle mani della polizia. È la sera di giovedì 27 ottobre 2005, e centinaia di persone, molti giovani, scendono nelle strade di Clichy-sous-Bois, sobborgo di 28.000 abitanti a est di Parigi, e iniziano a dar fuoco ad automobili e cassonetti dell’immondizia.

Continua a leggere “La Francia tradita: il calcio e le rivolte delle banlieue del 2005”

Il pallone nelle mani di Macron

“È una pessima idea politicizzare lo sport”. È iniziato così, con queste parole, il Mondiale di Emmanuel Macron, Presidente della Repubblica francese, parlando a margine di un incontro avvenuto a Bangkok il 17 novembre, tre giorni prima del calcio d’inizio del torneo. Ed è finito con lui in campo, un mese e un giorno dopo, a consolare Kylian Mbappé dopo la finale persa, e subito dopo negli spogliatoi a dire ai giocatori della Francia di essere orgogliosi per aver fatto sognare milioni di loro connazionali. Un video, per intenderci, che è stato reso pubblico dallo stesso Macron sui propri canali social ufficiali. Oggi, il Presidente francese rappresenta meglio di tutti l’ipocrisia dei politici che parlano di sport.

Continua a leggere “Il pallone nelle mani di Macron”

Belounis, una storia di calcio e kafala in Qatar

L’Île-de-France è un nazione nella nazione, quell’area geopolitica che abbraccia Parigi e che da sola produce probabilmente più calciatori di talento di qualunque altra zona della Francia e alla pari di tanti veri e propri stati europei. Talmente tanti calciatori che non tutti riescono a sfondare in patria, e devono cercare fortuna all’estero, a volte anche in campionati di secondo piano. Inizia così il girovagare di Zahir Belounis, attaccante di origine algerina nato e cresciuto a Saint-Maur-des-Fossés – in una cittadina in cui circa il 15% della popolazione, quando lui era ragazzo, era composto da immigrati – che all’inizio degli anni Duemila ha iniziato a viaggiare tra le serie minori transalpine, poi in Malesia, Svizzera e infine Qatar. Si dice talvolta che il sogno di ogni nomade moderno sia la vita tranquilla dello stanziale: Belounis, in Qatar, finì per trovarsi costretto a rimanere.

Continua a leggere “Belounis, una storia di calcio e kafala in Qatar”

La protesta femminista alla Coppa di Francia del 1936

Era un momento solenne per il calcio francese, forse il più solenne dell’anno: era la finale della Coppa di Francia, che si disputava di fronte addirittura agli occhi del Presidente della Repubblica Albert Lebrun e che celebrava simbolicamente i successi raggiunti in quei primi quattro anni di professionismo del calcio transalpino: tre mesi dopo, al termine delle Olimpiadi di Berlino, la Federcalcio puntava a ottenere l’assegnazione dei Mondiali previsti per il 1938. Ma a un certo punto, mentre le due squadre erano ancora sullo 0-0, da un settore dello Stade de Colombes si levarono improvvisamente al cielo un nugolo di palloncini rossi, che attirarono l’attenzione di tutti gli oltre 39.000 spettatori. Non era una coreografia, ma una protesta, e proveniva da una gradinata occupata da un gruppo di donne.

Continua a leggere “La protesta femminista alla Coppa di Francia del 1936”

Raoul Diagne, il primo campione afro-europeo

Il dibattito in Francia era particolarmente acceso: da un lato, c’era chi riteneva il passaggio al professionismo economicamente insostenibile per i club, col rischio che avrebbe potuto essere non il rilancio, ma addirittura il capolinea del calcio nazionale. Dall’altro, il fronte favorevole rivendicava la necessità di riconoscere contratti e stipendi regolari ai giocatori, mettendo la Francia in linea con la modernità, con un provvedimento che era già stato preso non solo nel Regno Unito o in Nord America, ma addirittura in Austria, in Ungheria, in Italia, in Spagna e in vari Paesi del Sudamerica. Di questa fazione, tra tanti stimati calciatori bianchi, c’era anche un nero, Raoul Diagne, e – incredibile ma vero – era forse il più influente di tutto il gruppo. Fu in buona parte merito suo, se nel 1932 la Francia accettò il professionismo dei calciatori.

Continua a leggere “Raoul Diagne, il primo campione afro-europeo”

Il ragazzo di Casablanca

Casablanca si adagiava placidamente sull’oceano, e si lasciava attraversare da una fresca brezza, che le scorreva tra le strade come il sangue nelle arterie. Gli edifici color calce a cui doveva il suo nome s’immergevano in un ribollire di colori e forme figli della Storia, che parlavano arabo, portoghese, spagnolo, italiano, inglese e francese. Soldati senegalesi pattugliavano loro malgrado le strade a caccia di spie e contrabbandieri, nel disperato tentativo di “proteggere la neutralità” del regime di Petain – e cioè supportare la Germania nazista – mentre la maggior parte della popolazione, fatta di operai provenienti da tutto il mondo, sosteneva i ribelli di De Gaulle e attendeva trepidante l’invasione degli Alleati. Lì, in uno scenario che aveva già ispirato un film di Hollywood, si aggirava un giovane e impaziente calciatore, Larbi Ben Barek.

Continua a leggere “Il ragazzo di Casablanca”

L’amicizia con Mbappé si è rivolta contro Macron

Nei giorni che precedevano il ballottaggio delle presidenziali in Francia, la stampa locale ha svelato il retroscena dell’amicizia tra il Presidente in carica Emmanuel Macron e Kylian Mbappé, il più famoso calciatore francese in attività. Subito si è iniziato a dire che questa notizia fosse stata fatta volontariamente trapelare dall’ufficio stampa di Macron per attirare un po’ di voti in vista della sfida contro Marine Le Pen, che già aveva sconfitto nel 2017. E se questo era lo scopo, possiamo tranquillamente dire che ha funzionato, dato che Macron si era riconfermato prendendo il 58,5% dei voti (anche se erano molti meno rispetto a cinque anni prima). Poi però dev’essere successo qualcosa, perché appena due mesi dopo, alle elezioni legislative, il partito del Presidente ha perso 63 seggi, mentre quello di Le Pen è balzato da 8 a 89.

Continua a leggere “L’amicizia con Mbappé si è rivolta contro Macron”