Hiddink contro i nazisti

Il 9 febbraio 1992 si scrive una piccola ma significativa pagina della storia del calcio in Spagna. Allo stadio Lluís Casanova di Valencia si gioca una partita di metà campionato tra la squadra di casa, terza in classifica, e la sorpresa Albacete, neopromossa e quinta nella Liga, imbattuta da undici partite. Ma la storia dell’incontro non la fa tanto quel che succede in campo dopo il fischio d’inizio, ma bensì quando avviene oltre i bordi del rettangolo verde giusto prima del via. L’allenatore del Valencia, un 45enne olandese di nome Guus Hiddink, si avvicina a un membro del personale dello stadio durante il riscaldamento e gli indica un punto ai limiti del campo, oltre il fallo laterale, dove ci sono le transenne che separano i tifosi ospiti dal prato. “Togliete subito quella cosa, se no non si gioca” dice secco Hiddink. Quella cosa è una bandiera con una svastica.

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Storia di un esodo: l’Olanda

Anche se se ne parla molto di rado, la grande storia del calcio olandese non nasce con il totaalvoetbal degli anni Settanta, e nemmeno con la prima finale di Coppa dei Campioni raggiunta dall’Ajax nel 1969. In epoca di calcio decisamente non-totale, i Paesi Bassi erano già riusciti a ottenere alcuni importanti risultati internazionali, concentrati nei primi tre decenni del Novecento. Ma solo diverso tempo dopo i loro campioni si sarebbero riversati nei principali campionati europei.

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Jordi figlio di Johan

Essere figli d’arte, nel calcio, non è più facile o più difficile che esserlo nella vita reale. Ci ricordiamo chi ce l’ha fatta e ci dimentichiamo tutti gli altri: per ogni Sandro Mazzola o Paolo Maldini ci sono un Edson Cholbi Nascimento o un Diego Sinagra. E poi c’è Jordi.

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La Piccola Olanda: Le delusioni degli Oranje dopo l’epoca del Calcio Totale

Avevano dominato – anzi no, incarnato – un decennio della storia del calcio, vincendo con i club e ottenendo importanti risultati con la Nazionale, ma soprattutto rivoluzionando il modo di intendere il gioco attraverso il loro totaalvoetbal. La visionarietà tattica, la straordinaria cura per i settori giovanili e delle società accorte e lungimiranti potevano garantire all’Olanda un posto di primo piano nel calcio del futuro. E invece, per un decennio gli Oranje scomparvero dalla scena internazionale.

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Essere Ribéry e Robben

Franck era un ragazzo complicato: cacciato dalle giovanili del Lilla per problemi comportamentali, era stato vicino ad abbandonare il calcio per andare a fare l’operaio, poi era tornato sui campi, s’era guadagnato la fama in Ligue 1 con il Metz ma l’aveva abbandonato all’improvviso per andarsene in Turchia. Arjen era un predestinato di cui si cantavano le lodi fin da quando era sedicenne, ma che, a dispetto di una carriera che lo aveva portato in alcuni dei club più forti del mondo, a venticinque anni era considerato una promessa non mantenuta.  A Istanbul, Franck divenne Scarface, a causa della grossa cicatrice sul volto che gli ricordava un incidente d’auto in cui era rimasto coinvolto da bambino; a Londra, invece, Arjen divenne The Man of Glass, l’Uomo di Vetro, a causa dell’incredibile facilità con cui s’infortunava.

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Totale

Il ragazzo è giovane, ma alto e robusto, un bravo atleta; ha appena compiuto diciott’anni, e l’unico Ajax che ricorda distintamente è quello allenato dai suoi connazionali: prima Distelbrink, per un pugno di partite appena, poi Halpern e De Wit, ma soprattutto Van Kol, il coach che c’era quando entrò nella giovanili. L’inglese che l’ha sostituito dicono sia una leggenda, dicono che è merito suo se l’Ajax ha un settore giovanile tanto organizzato come quello in cui lui ha giocato fino a qualche mese prima. Ora, il signor Jack Reynolds, ha promosso il ragazzo in prima squadra: è il 1946.

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Gli albori del calcio multiculturale europeo

La multiculturalità non è nata oggi, è solo divenuta palese. Il pensiero che le persone di etnia mista siano un fenomeno degli ultimi dieci anni si fonda su una selezione involontaria della realtà storica o sulla sua scarsa conoscenza. Se dovessimo prendere un centinaio o anche più di persone che si ritengono esperte della storia del calcio e domandassimo loro chi sia stato il primo calciatore nero a vestire la maglia di una nazionale europea, la quasi totalità non saprebbe indicarne non solo il nome, ma neppure l’epoca storica. Continua a leggere “Gli albori del calcio multiculturale europeo”