Juventus contro Galatasaray, sotto gli occhi di Öcalan

“Ora in Turchia non si può giocare una regolare partita di calcio” dice Gianni Agnelli. È la tesi che porta avanti la Juventus: la gara va spostata in campo neutro, per evidenti ragioni di sicurezza. Il comitato esecutivo della UEFA si è riunito straordinariamente il 24 novembre per decidere, appena un giorno prima della partita: il verdetto sarebbe atteso per le 15.00, ma fino alle 19.00 i dirigenti del calcio europeo stanno ancora discutendo. E se ne escono con un compromesso che non soddisfa nessuno: Galatasaray-Juventus si giocherà a Istanbul a porte aperte, ma la settimana successiva, il 2 dicembre. Alle spalle di tutto questo c’è un uomo che con il calcio non c’entra nulla: si chiama Abdullah Öcalan, ha 49 anni, ed è il fondatore del PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan. A sinistra è ritenuto un simbolo della lotta per i diritti umani del popolo curdo, ma la Turchia, gli Stati Uniti e l’Unione Europea lo considerano un pericoloso terrorista.

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Storia di un esodo: la Turchia

Quando, nell’estate del 1995, il Torino annunciò l’acquisto di Hakan Şükür, a molti parve una bizzarra scommessa: Şükür non aveva ancora 24 anni, ma veniva da alcune ottime stagioni nel Galatasaray. Ma il calcio turco restava un terreno inesplorato che stuzzicava poco gli scettici tifosi europei, nonostante le ottime prestazioni offerte negli anni appena precedenti dall’attaccante Kubilay Türkyilmaz con la maglia del Bologna. Però, si trattava pur sempre di un turco nato e cresciuto in un paese calcisticamente più sviluppato, la Svizzera; un po’ come Erdal Keser, buona punta del Borussia Dortmund degli anni Ottanta, che era cresciuto nel bacino della Ruhr e sarebbe stato il capostipite dei calciatori turco-tedeschi, di cui oggi fanno parte Mesut Özil e İlkay Gündoğan.

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Gli albori del calcio multiculturale europeo

La multiculturalità non è nata oggi, è solo divenuta palese. Il pensiero che le persone di etnia mista siano un fenomeno degli ultimi dieci anni si fonda su una selezione involontaria della realtà storica o sulla sua scarsa conoscenza. Se dovessimo prendere un centinaio o anche più di persone che si ritengono esperte della storia del calcio e domandassimo loro chi sia stato il primo calciatore nero a vestire la maglia di una nazionale europea, la quasi totalità non saprebbe indicarne non solo il nome, ma neppure l’epoca storica. Continua a leggere “Gli albori del calcio multiculturale europeo”