Fratello, dove sei?

Mancavano meno di venti minuti: Ardiles gli diede la palla e si buttò in area, pronto a chiudere l’uno-due. Invece Leopoldo Luque stoppò secco di destro, e la palla fece un saltello; quando alzò la testa, i difensori erano ancora troppo lontani: peggio per loro. Un rimbalzo, e poi premette il grilletto del suo piede. Baratelli volò come se l’avessero sparato da un cannone, e toccò terra stordito dal boato del Monumental: Argentina 2 – Francia 1. Con quella vittoria, l’Albiceleste era certa del passaggio del turno, anche se restava da decidere se sarebbe stata prima o seconda nel girone, nella terza sfida con l’Italia. Festeggiarono, e la mattina dopo Luque ricevette la visita dei famigliari – per sapere se si era fatto male seriamente al braccio durante la partita, pensò. Il padre e lo zio si avvicinarono scuri in volto. “Leo, il Chaco ha avuto un incidente e s’è ammazzato”.

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La guerra di Osvaldo

Un giorno, durante un Leicester City – Tottenham, i tifosi delle Foxes iniziarono a urlare “England! England!” rivolti a due avversari, Osvaldo Ardiles e Ricardo Villa. I rivali, per tutta risposta, presero le difese dei loro beniamini sudamericani cantando “Argentina! Argentina!”. Letta così, senza contesto, questa storia sembra avere ben poco senso, se non per un vago istinto xenofobo degli inglesi, all’epoca per nulla abituati agli stranieri nel proprio campionato. Ma la verità è che la mattina del giorno precedente alla partita, il 2 aprile 1982, truppe argentine avevano invaso le isole Falkland, espellendo il governatore e assumendo il controllo dell’arcipelago.

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Perón, il calcio come politica

Al momento dell’inaugurazione, il 3 settembre 1950, il nuovo stadio di Avellaneda era uno dei più grandi e moderni d’Argentina, con una capienza di ben 60.000 spettatori. Quando erano iniziati i lavori, quattro anni prima, la squadra di cui sarebbe presto divenuto la casa, il Racing Club, era in lotta per tornare al vertice del calcio nazionale, in quel momento occupato dalla Maquina del River Plate. Per via della sua forma, a base rotonda ma dalle pareti molto alte, la gente del posto prese subito a chiamarlo El Cilindro; ma il suo vero nome era Estadio Juan Domingo Perón, il nome del presidente in carica dell’Argentina, l’uomo grazie a cui quell’edificio era stato costruito.

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Argentina, 1948: il calcio in sciopero

Era il 10 novembre 1948, quando un gruppo di calciatori che si firmavano Futbolistas Argentinos Agremiados rilasciò un comunicato a dir poco sconvolgente: non sarebbero scesi in campo, la domenica seguente, interrompendo così il campionato prima della fine. Da anni vedevano i loro club diventare sempre più ricchi con l’aumento degli introiti dei biglietti, mentre i loro stipendi restavano gli stessi, e alla scadenza del contratto non avevano la libertà di scegliere dove trasferirsi. Si erano già lamentati con l’AFA, la Federcalcio argentina, ma erano stati ignorati. Così, avevano deciso di scioperare.

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Cosa significa essere donne e giocare a calcio in Argentina

Capire il calcio femminile e il femminismo in Argentina, da Macarena Sánchez alla legge sull’aborto.

“Voglio essere una calciatrice dissidente e femminista.”

Macarena Sánchez
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Pocho Gomorra

L’uomo che tutti cercavano fu trovato una sera che prendeva l’aria sul lungomare di Nizza, tranquillo come se vivesse in un’altro mondo. “Ultrà – gli dissero – sei in arresto!” E dalla Francia lo riportarono in Italia, e già sul blindato Ultrà pensava: “Mò basta, ci dico tutto”. E quando lo fecero scendere e lo portarono dinnanzi al magistrato, Ultrà disse tutto. E parlò anche di Pocho.

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Che mai ci sia pace tra Argentina e Inghilterra

“Stai ammonendo solo noi. Solo noi.” Il lungagnone albiceleste col 10 sulle spalle lo ripete stentoreo, con tono polemico, ma tanto serve a poco: Rudolf Kreitlein – apprezzato sarto bavarese che però è pure un’ancor più apprezzato arbitro – non capisce una parola di spagnolo. Sa solo che quel tono ha un che di arrogante: il lungagnone lo fissa dall’alto in basso, con quei suoi occhi piccoli e torvi e quel nasone saccente. Così, Kreitlein gli dice di andarsene fuori. Sono passati 35 minuti dall’inizio della partita, e Argentina e Inghilterra stanno ancora sullo 0-0.

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