Una domanda che mi viene spesso fatta, e che spesso mi pongo, è quale sia l’obiettivo (la mission, si direbbe in altri settori) di Pallonate in Faccia, e francamente è sempre difficile trovare una risposta che non sembri presuntuosa o banale. Un vecchio trucco, in casi del genere, è prendere le risposte in prestito da qualcun altro: nel suo libro Ma quale DNA? Il calcio, l’antropologia e le trappole dell’identità (Battaglia Edizioni, 2023), Bruno Barba conclude dicendo che “per crescere uno sport ha bisogno del giornalismo migliore”. Un giornalismo che, almeno in Italia, mi pare molto lontano dal dirsi realizzato. Per cui Pallonate in Faccia è la mia piccola operazione di resistenza a un racconto sportivo che si crogiola nella cronaca compulsiva, nei luoghi comuni e nelle convenzioni su cui non si riflette mai abbastanza, nel populismo più irresponsabile. Oggi più che mai, chi scrive di calcio dovrebbe partire da una visione del mondo coerente prima ancora di mettersi a guardare una partita. Il libro di Barba, che è un ricercatore di Antropologia del Dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Genova, può essere un punto di partenza per cogliere spunti di riflessione su un modo più maturo di guardare il calcio.
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Calcio, un fenomeno migratorio
È difficile raccontare il presente senza parlare della migrazione, che per certi versi è il grande elefante nella stanza del mondo (occidentale, soprattutto) in cui viviamo. Eppure se dalle strade e dai porti ci spostiamo al campo da calcio (o al campo sportivo in generale, ma qui si parla pur sempre del mero calcio) ci dovremmo rendere facilmente conto che questo sport è inscindibile dal fenomeno migratorio in ogni momento della sua storia. Il che aprirebbe un altro fronte: la migrazione non riguarda l’oggi, ma l’intera storia del nostro mondo; questo però è un tema che va lasciato necessariamente ad altri autori. Per cui torniamo al punto che ci interessa: l’essenza dellla migrazione nel calcio. Da cui discende una lezione preziosa, oggi più che mai: lo sport può e deve rappresentare un modello di società del presente, in risposta alle paranoie identitarie e xenofobe. Come ha detto Mauro Berruto, “Basta aprire la porta di una palestra o andare su un campo sportivo per verificare che lì esiste già un modello di società che funziona”, multiculturale e inclusiva.
Continua a leggere “Calcio, un fenomeno migratorio”L’effetto Moneyball nel calcio
Ci sono film che riescono a diventare qualcosa di più di semplici prodotti d’intrattenimento, ma arrivano a essere vasti fenomeni culturali. Uno dei casi più evidenti è quello di Moneyball (in italiano, L’arte di vincere), pellicola del 2011 di Bennett Miller con Brad Pitt protagonista, ispirata alla vera vicenda della squadra di baseball degli Oakland Athletics di inizio anni Duemila. È uno dei film sportivi più belli di sempre, e uno dei pochi prodotti cinematografici che hanno seriamente influenzato il mondo reale che li aveva ispirati: il “metodo Moneyball” è diventata una locuzione di grande successo sulla stampa sportiva di mezzo mondo. In un’epoca in cui le disuguaglianze tra ricchi e poveri, anche tra le società sportive e non solo tra gli individui, sono in costante aumento, la vicenda degli Athletics è la dimostrazione che con idee, intuizione e metodo è possibile ribaltare il fattore economico. Non stupisce allora che uno degli sport più diseguali da questo punto di vista, com’è appunto il calcio europeo, sia stato rapidamente sedotto dalla storia di Billy Beane.
Continua a leggere “L’effetto Moneyball nel calcio”Tutto il razzismo del caso Lukaku
Siamo ancora qui a parlare di razzismo in Serie A. Personalmente, credevo di aver concluso questa parentesi due settimane fa con questo articolo, ma negli ultimi giorni ho realizzato che non è bastato. La retorica apparentemente innocente che si è sviluppata attorno al caso di Romelu Lukaku ha messo in evidenza la necessità di destrutturare, in uno spazio più lungo di un tweet, discorsi e ragionamenti che, all’atto pratico, sono implicite legittimazioni degli episodi razzisti che ormai sono ampiamente fuori controllo nel calcio italiano. Spero che le righe che seguono possano aiutare a mettere in chiaro una volta per tutte la mia visione su questa situazione, e che possano aiutare qualche persona a ragionare un po’ sui suoi riflessi pavloviani.
Continua a leggere “Tutto il razzismo del caso Lukaku”Sfogo contro il vittimismo dei tifosi
Questo articolo è in realtà molto personale, e chiedo fin da subito scusa ai lettori e alle lettrici per non aver prodotto, come avviene di solito, un contenuto strettamente collegato alla storia del calcio e della politica. Ma c’è un problema che negli ultimi mesi è divenuto fastidiosamente rilevante, nelle interazioni del sottoscritto sui social network: le ossessive e immotivate lamentele di alcuni utenti offesi dal fatto che si desse notizia, sebbene nella maniera più neutrale possibile, di casi di discriminazioni avvenuti da parte di alcuni tifosi italiani. Si tratta di una minoranza di persone, fortunatamente, ma talmente costante che più volte ho meditato se non fosse meglio smettere del tutto di dare notizie del genere relative alla Serie A. Non volendo arrivare a una simile assurdità, che sarebbe una sconfitta personale, ho deciso di ricorrere a questo spazio per sfogarmi.
Continua a leggere “Sfogo contro il vittimismo dei tifosi”Appunti per una Storia del calcio
Negli anni, Pallonate in Faccia è cresciuto e si è evoluto da un semplice blog di storytelling calcistico a un progetto più ampio sulla storia del calcio, un aspetto ben rappresentato dal podcast. Tutto questo mi ha portato a leggere e studiare molto, e a riflettere sulla storia del calcio, anche solo per crearmi delle strutture mentali attorno a cui organizzare il lavoro, un’esigenza personale per rendere tutto l’argomento più “controllabile”. Mi sono trovato dunque a mettere giù una sorta di periodizzazione della storia del calcio, chiaramente soggettiva e arbitraria, mutuando la periodizzazione della Storia vera e propria (quella cosa per cui abbiamo una Storia Antica, una Storia Medievale, una Storia Moderna, e così via). Giunto ormai praticamente alla fine del primo secolo di vita del pallone nella narrazione del podcast, ho deciso di condividere con voi questo schema, sperando di ricevere input, correzioni o suggerimenti per precisarlo ulteriormente (potete scrivermi sempre a questi contatti).
Continua a leggere “Appunti per una Storia del calcio”Abbattere il nazionalismo del calcio
La recente notizia della convocazione nell’Italia di Mateo Retegui (ma anche quella di Bruno Zapelli nell’U21) apre il campo a un riflessione sul senso dell’identità nazionale nel calcio di oggi, che può ovviamente interessare anche il mondo extra-campo. Il caso Retegui ha ovviamente generato le solite trite discussioni sugli oriundi, che fanno emergere come le nefaste scorie del nazionalismo ottocentesco continuino a infettare le nostre menti, sempre a rischio di evolversi verso conseguenze ben più drammatiche della polemica sportiva. Forse sarebbe ora di consegnare definitivamente al passato il naziolismo e tutti i suoi figli, e il calcio può essere un punto di partenza.
Continua a leggere “Abbattere il nazionalismo del calcio”Oltre le plusvalenze
La sentenza di venerdì sera sulla Juventus, penalizzata di 15 punti in classifica per il caso plusvalenze, può diventare uno spartiacque per il calcio italiano, costringendolo a venire a patti (finalmente) con le sue problematiche, o almeno con parte di esse. E invece, almeno a poche ore dalla notizia, il dibattito pubblico sembra orientato – come troppo di frequente accade – verso un’altra direzione, degradante per tutte le parti in causa, dai club ai tifosi. Ecco allora che questa vicenda assume i contorni dell’esempio ideale di un modo di dibattere e di pensare che, nel calcio ma non solo, sta avendo risultati culturali nefasti.
Continua a leggere “Oltre le plusvalenze”La vera storia di Cristiano Ronaldo e della Palestina
“Un veto politico”. Così lo ha definito uno che di interferenze tra calcio e politica se ne intende parecchio, Recep Erdoğan. Parlando all’Università Atatürk di Erzurum a fine dicembre, il Presidente turco ha sostenuto che il Portogallo avrebbe tenuto in panchina Cristiano Ronaldo ai Mondiali in Qatar per la sua vicinanza alla causa palestinese. Non ha aggiunto altro, per cui non sappiamo da chi sarebbe venuto questo veto e perché avrebbe colpito il solo Ronaldo, mentre i giocatori marocchini hanno potuto mostrare la bandiera palestinese innumerevoli volte senza la minima ripercussione. E così questa sembra la solita sparata di un politico autoritario ma visceralmente appassionato di calcio, un mondo che però lo ha spesso respinto. Eppure a molti è suonato più di un campanello: Ronaldo, in effetti, sta notoriamente dalla parte dei palestinesi. Vero?
Continua a leggere “La vera storia di Cristiano Ronaldo e della Palestina”Iniziò tutto con lui
Una delle domande che in questi anni mi sono state poste più spesso è perché ho iniziato a scrivere di calcio e politica. E ogni volta cerco di dare una spiegazione colta, un po’ intellettuale, parlando di storia o di attualità, citando episodi più o meno noti. Quando in realtà la vera risposta è più semplice, più emozionale e personale: ho iniziato a scrivere di calcio e politica grazie a Pelé. Certo, non c’è bisogno di ricordare come in realtà, politicamente, Pelé fosse molto ambiguo. Ma a volte la realtà non è tutto ciò che conta, specialmente quando sei un ragazzino e ti trovi davanti al televisore, e in tv danno Fuga per la vittoria.
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