Leônidas votava comunista

La storia è nota. Nel 1938, le squadre sudamericane disertano il Mondiale in Francia, il secondo consecutivo a tenersi in Europa, ma il Brasile decide lo stesso di partecipare. Principalmente perché ha una squadra molto forte, tenuta in piedi dall’asse del Flamengo composto da Domingos da Guia e Leônidas. Vince una rocambolesca partita contro la Polonia per 6-5, poi pareggia 1-1 contro la Cecoslovacchia e vince per 2-1 il replay, ma deve arrendersi in semifinale contro l’Italia. Leggenda vuole che l’allenatore brasiliano Adhemar Pimenta abbia tenuto fuori Leônidas per superbia (o perché pressato da Mussolini), per farlo riposare in vista della finale, ma questa versione è stata da tempo smentita: l’attaccante sudamericano era infortunato, e nessuno si sarebbe sognato di lasciarlo fuori dalla sfida contro i campioni del mondo in carica, se fosse stato in condizione di giocare. Tre giorni dopo tornò a disposizione per la finale del terzo posto, segnando una doppietta nel 4-2 inflitto alla Svezia: aveva segnato in tutto 7 gol in 4 partite.

Continua a leggere “Leônidas votava comunista”

Sócrates in Italia

Il suo arrivo in Italia è roboante: la Fiorentina ha accettato di versare 5 miliardi di lire al Corinthians, e di darne più di uno a stagione al giocatore. Sono cifre impressionanti, anche se perfettamente in linea con la folle estate del calciomercato del 1984, in cui l’Inter ha sborsato 8,5 miliardi al Bayern per Rummenigge e il Napoli ha raggiunto i 13 miliardi per strappare Maradona al Barcellona. La Fiorentina è un club ambizioso, e per questo ha deciso di non badare a spese pur di assicurarsi uno dei migliori centrocampisti al mondo e uno dei calciatori più discussi a livello globale, per il suo insolito atteggiamento da intellettuale. Sócrates ha 30 anni, è il leader del Brasile e in patria è molto conosciuto per essere un oppositore politico del regime militare e uno dei fautori del curioso progetto di autogestione del Corinthians – la Democracia Corinthiana – che ha portato in dote al club paulista due titoli statali.

Continua a leggere “Sócrates in Italia”

Come Luciano divenne Eriberto, e poi tornò Luciano

Lo chiamano il “Chievo dei miracoli”. È una piccola squadra di un quartiere di Verona, al primo anno di Serie A della sua storia, ma gioca bene e dopo otto giornate è da sola prima in classifica. In campo ci sono illustri sconosciuti che stanno però iniziando a farsi un nome nel calcio italiano: Simone Lanna, Bernardo Corradi, Federico Cossato, Simone Perrotta, Massimo Marazzina, Cristiano Lupatelli, Eugenio Corini. Li allena un friulano di nome Luigi Delneri, pure lui alla prima esperienza in A, dopo una carriera passata soprattutto in C2: gioca con un 4-4-2 semplice ed efficace, che valorizza il gioco in verticale e il talento dei suoi due esterni di centrocampo, Christian Manfredini ed Eriberto. Quest’ultimo, brasiliano di 22 anni, è il fiore all’occhiello del Chievo, e si prevede già possa essere uno degli uomini mercato dell’estate del 2002. C’è solo un problema: Eriberto, in realtà, non è il suo nome e non ha 22 anni, ma 26.

Continua a leggere “Come Luciano divenne Eriberto, e poi tornò Luciano”

Raí, nel nome di Sócrates

Sono i primi di luglio del 2024, e la Francia è in subbuglio. Mentre nella vicina Germania si giocano gli Europei, nel Paese si stanno tenendo le elezioni parlamentari, e al primo turno ci si è ritrovati dentro un incubo: l’estrema destra del Rassemblement National ha preso più di 10,6 milioni di voti, e punta a conquistare la maggioranza dell’Assemblea Nazionale per la prima volta nella sua storia. Con la declinante maggioranza centrista del Presidente Macron costretta a fare una battaglia di retroguardia, le speranze degli antifascisti sono concentrate sul Nouveau Front Populaire di Jean-Luc Mélenchon, che appena prima del secondo turno ha organizzato un grande comizio finale a Parigi. A un certo punto, sul palco sale un signore brasiliano, Raí Souza Vieira de Oliveira, per prendere la parola: “La conosco bene, l’estrema destra: quello che sanno fare meglio è mentire. L’ho conosciuta al potere. L’estrema destra è la fine del mondo, la fine dei diritti umani, dell’umanità. In Brasile abbiamo vissuto un incubo: quattro anni di misoginia, quattro anni di omofobia, pregiudizi, migliaia di morti, deforestazione. L’estrema destra è odio”.

Continua a leggere “Raí, nel nome di Sócrates”

Wladimir, l’anticipatore della Democrazia Corinthiana

La storia è nota: nel 1982 i giocatori del Corinthians ottengono dalla nuova dirigenza guidata da Waldemar Pires e Adilson Monteiro l’autogestione del club, mettendo in piedi un sistema in cui tutte le decisioni vengono prese collettivamente tramite il voto. La chiamano “Democracia Corinthiana”, e in quel momento in Brasile il Timão è l’unica istituzione democratica esistente: dal 1964 il paese è governato col pugno duro dai militari, saliti al potere con un colpo di stato. I grandi nomi della Democrazia Corinthiana sono il fuoriclasse Sócrates, di ruolo centrocampista e autentico portavoce e volto del movimento, e il giovane attaccante Walter Casagrande, emblema delle nuove generazioni, sempre più in contrasto con il regime e alla ricerca di nuove espressioni culturali. Ma al loro fianco c’è anche un difensore dalle pelle nera, molto meno celebrato fuori dal Brasile ma forse addirittura più influente degli altri due: si chiama Wladimir, è il capitano della squadra, e senza di lui probabilmente non ci sarebbe stata nessuna Democrazia Corinthiana.

Continua a leggere “Wladimir, l’anticipatore della Democrazia Corinthiana”

Reinaldo, il pugno della Pantera Nera contro i dittatori

C’era una nuova potenza, nel calcio brasiliano. L’Atlético Mineiro di Belo Horizonte era sempre stato una squadra di secondo piano nel panorama nazionale, e dagli anni Sessanta aveva anche perso il predominio locale nel campionato Mineiro a favore del Cruzeiro. Ma ora le cose stavano cambiando: dopo che nel 1971 Telê Santana aveva condotto il Galo a vincere il suo primo titolo brasiliano, le ambizioni del club erano cresciute e adesso, sei anni dopo, molti erano convinti che i ragazzi ora allenati dall’ex-tecnico delle giovanili Barbatana potessero replicare l’impresa. L’Atlético Mineiro era una squadra molto giovane che praticava un calcio offensivo e spattacolare, che nessuno riusciva a battere, e che era trascinata in attacco da un ventenne implacabile, José Reinaldo de Lima. Simbolo di un’intera generazione di ragazzi brasiliani ribelli, era tanto celebrato per ciò che faceva coi piedi quanto criticato per ciò che faceva con la mano, che a ogni gol si chiudeva in un pugno e si levava al cielo.

Continua a leggere “Reinaldo, il pugno della Pantera Nera contro i dittatori”

Rivaldo sulle orme di Tamerlano

A metà luglio del 2008, una strana missiva arrivava dalle lontane terre dei khan: Samuel Eto’o aveva firmato con il Kuruvchi di Tashkent, in Uzbekistan. La notizia aveva del clamoroso, dato che Eto’o aveva appena 27 anni ed era una delle stelle del Barcellona. Era vero che il club blaugrana stava attraversando una fase di ricostruzione, con un nuovo allenatore e diversi giocatori importanti ceduti (Ronaldinho, Deco, Zambrotta), ma immaginare che anche il camerunense potesse andarsene era difficile. Specialmente perché l’Uzbekistan era un non-mondo fuori dall’universo del calcio, e quella squadra che rivendicava un contratto semestrale già firmato non l’aveva mai sentita nominare nessuno. I dirigenti del Barça risposero che non ne sapevano niente, ma anche se non potevano confessarlo quegli abitanti delle steppe avevano attirato la loro attenzione.

Continua a leggere “Rivaldo sulle orme di Tamerlano”

La leggenda dei suicidi del Maracanazo

Il pomeriggio del 16 luglio 1950 è una data che resterà impressa per sempre nella storia del Brasile, uno di quei momenti che smentiscono tutti quelli che credono che lo sport non sia nulla più che un simpatico passatempo. Sarebbe dovuto essere il giorno di Ademir; finì con l’essere quello di Obdulio Varela, trascinatore della rimonta dell’Uruguay al Maracanã, nell’ultima decisiva sfida per il titolo mondiale. Rio de Janeiro era pronta a celebrare il primo trionfo iridato della Seleção, e invece la festa si mutò in tragedia, le masse festanti in disperati suicidi. Questo, almeno, quello che racconta la leggenda.

Continua a leggere “La leggenda dei suicidi del Maracanazo”

Se fosse così facile fermare una guerra

Correva l’anno 1969, e il Santos era stato invitato a giocare un’amichevole a Benin City – che, a dispetto del nome, non si trova in Benin ma bensì in Nigeria – nonostante nel paese fosse in corso una guerra civile. Ma la magia del calcio, e la fama di Pelé, fecero sì che il governo e i ribelli decidessero di accordarsi per una tregua, permettendo alla gente di recarsi allo stadio a vedere la partita della squadra brasiliana. È una delle storie preferite di Pelé, che l’ha riportata su Twitter anche nell’ottobre 2020, e ovviamente dei suoi innumerevoli tifosi: la volta in cui O Rei fermò una guerra. Inutile dire che le cose andarono un po’ diversamente.

Continua a leggere “Se fosse così facile fermare una guerra”