Correva l’anno 1969, e il Santos era stato invitato a giocare un’amichevole a Benin City – che, a dispetto del nome, non si trova in Benin ma bensì in Nigeria – nonostante nel paese fosse in corso una guerra civile. Ma la magia del calcio, e la fama di Pelé, fecero sì che il governo e i ribelli decidessero di accordarsi per una tregua, permettendo alla gente di recarsi allo stadio a vedere la partita della squadra brasiliana. È una delle storie preferite di Pelé, che l’ha riportata su Twitter anche nell’ottobre 2020, e ovviamente dei suoi innumerevoli tifosi: la volta in cui O Rei fermò una guerra. Inutile dire che le cose andarono un po’ diversamente.
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Clodoaldo, il sesto numero 10 del Brasile del ’70
Chiunque l’abbia visto, non ha dubbi che il Brasile del 1970 sia stata la nazionale più forte di tutti i tempi. Raccoglie forse meno consensi, oggi, rispetto all’Olanda – bella e perdente, e per questo più romantica – che avrebbe disputato le due successive finali mondiali, magari anche un po’ a causa dell’eurocentrismo intrinseco della storia del calcio. Eppure, non c’era poi tanta differenza tra quelle due squadre: un gioco estremamente offensivo, una ragnatela di passaggi perfetti, giocatori capaci di interpretare ogni ruolo e vedere il gioco con una lucidità unica.
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L’epopea di Dejan Petković
“Chiunque non si senta a casa non può creare spontaneamente, liberamente, generosamente e senza complessi.” – Isaiah Berlin