Il calciatore che uccise Mussolini

La mattina del 27 aprile 1945, una colonna motorizzata tedesca in fuga oltre confine venne fermata da un posto di blocco partigiano nei pressi di Dongo, lungo le sponde della parte settentrionale del lago di Como. I partigiani della 52a Brigata Garibaldi “Luigi Clerici” acconsentirono a lasciare passare la colonna solo dopo una perquisizione. Un guerrigliero di 37 anni, conosciuto come Pietro Gatti, avvertì il comandante nazista che il ponte della Vallorba e il ponte del Passo erano stati minati, e che non c’era modo di passare senza il consenso dei partigiani: non era vero, ma bastò a convincere i tedeschi a lasciar perquisire i mezzi. In un camion Urbano “Bill” Lazzaro riconobbe Benito Mussolini, nascostosi sotto una coperta e mascherato con una divisa della Wehrmacht, codardo in fuga assieme alla sua amante Claretta Petacci e a sei ministri della Repubblica Sociale Italiana. La colonna tedesca proseguì senza quegli otto.

Continua a leggere “Il calciatore che uccise Mussolini”

L’Inter, l’EZLN e il sogno della rivoluzione intergalattica del calcio

“Vi scrivo per invitarvi formalmente a una partita di calcio fra la vostra squadra e la nazionale dell’EZLN in luogo, data e ora da definire. Visto l’affetto che abbiamo per voi, siamo disposti a non sommergervi di gol”. Con queste parole, il 10 maggio 2005, un rivoluzionario conosciuto come Subcomandante Marcos invitava l’Inter di Milano a una storica amichevole nel Chiapas, una delle regioni più povere e remote del Messico. Il tono, volutamente provocatorio, era ormai noto a tutto il mondo: i comunicati di Marcos erano brevi pezzi di letteratura, coscienza politica e auto-ironia che lo avevano reso celebre in ogni angolo del globo, sebbene nessuno sapesse quale che faccia avesse né quale fosse il suo vero volto. Pochi giorni dopo, il presidente dell’Inter Massimo Moratti rispondeva a quella lettera: “Stimato Subcomandante, giocheremo e sarà una gran partita. Su un prato, come facevamo da bambini. O su un rettangolo disegnato col gesso sopra la terra, con la polvere che si alza fino a farti tossire. Di stanchezza, ma felici”.

Continua a leggere “L’Inter, l’EZLN e il sogno della rivoluzione intergalattica del calcio”

L’unico calciatore a non fare il saluto nazista

La data era stata fissata per il 14 maggio 1938, e la sede sarebbe stata ovviamente l’Olympiastadion di Berlino, edificato per i sontuosi Giochi Olimpici di due anni prima. Non era la prima volta che l’Inghilterra affrontava la Germania in trasferta, ma di certo sarebbe stata diversa da tutte le altre. Molte cose erano successe, nel paese tedesco, dai tempi dell’ultima amichevole berlinese tra le due squadre, disputatasi il 10 maggio 1930 nel vecchio Deutsches Stadion, il predecessore dell’attuale impianto della Capitale. I tesi rapporti diplomatici tra il governo inglese del conservatore Neville Chamberlain e quello tedesco del Führer Adolf Hitler non facilitavano certo l’organizzazione di una partita di calcio, anche se sarebbe stato assurdo confondere lo sport con la politica. Però il contorno di quell’incontro era chiaro a tutti, e lo fu ancora di più quando Stanley Rous, il presidente della Football Association, avvertì il capitano dell’Inghilterra Eddie Hapgood che dalla squadra ci aspettava che osservasse l’inno tedesco esibendosi nel saluto col braccio teso.

Continua a leggere “L’unico calciatore a non fare il saluto nazista”

1980: il Mundialito della Vergogna, della P2 e di Berlusconi

Davanti a una folla di 65.000 spettatori, nell’appena rinnovato Estadio Centenario di Montevideo, l’Uruguay scendeva in campo contro i due volte vice-campioni del mondo dell’Olanda, in quello che era il grande evento dell’estate sudamericana. Si trattava di un torneo mai visto prima, una competizione strana che i tifosi di tutto il mondo si erano visti recapitare sotto il naso senza aspettarselo, ma che era stata accompagnata da una tambureggiante campagna promozionale, soprattutto in Italia. Era la Copa de Oro de Campeones Mundiales, ma generalmente se ne parlava come del Mundialito, il “piccolo Mondiale”, che si giocava a metà strada tra Argentina 1978 e Spagna 1982. Le autorità uruguayane lo avevano voluto per celebrare i 50 anni trascorsi dalla prima storica edizione della Coppa del Mondo, tenutasi proprio nel paese rioplatense nel 1930. Ma, anche se pochi ne parlavano, era il torneo che doveva celebrare la dittatura fascista al potere ormai da sette anni.

Continua a leggere “1980: il Mundialito della Vergogna, della P2 e di Berlusconi”

No, Mussolini non odiava l’Inter

Sarà la trascinante campagna promozionale della nuova serie di Sky M- Il figlio del secolo, ma nelle ultime settimane è tornata a circolare online una vecchia storia, secondo cui Benito Mussolini “odiava” l’Inter. La riprova sarebbe data da vari episodi avvenuti ai tempi del regime fascista: il cambio di nome in Ambrosiana, l’addio agli storici colori nerazzurri e, secondo alcuni, addirittura l’opposizione dei dirigenti interisti al Fascismo. È però bene fugare subito ogni dubbio: in questa storia non c’è praticamente nulla di vero. E non potrebbe essere altrimenti, dato che soprattutto nel mondo del calcio di alto livello – che era poi il mondo dell’imprenditoria italiana, specialmente nel Nord – il sostegno al governo di Mussolini era pressoché totale. Ma spieghiamo meglio.

Continua a leggere “No, Mussolini non odiava l’Inter”

C’è un St. Pauli che sta con la Palestina

Link to English version

Qualcosa si è rotto irrimediabilmente nella galassia di sinistra del calcio internazionale, nell’ottobre del 2023. La faida Celtic-St. Pauli sul supporto alla Palestina ha compromesso – forse per sempre – l’immagine di quello che fino ad allora era considerato il club più a sinistra al mondo. Gli Ultras Sankt Pauli, il principale gruppo del tifo amburghese, non sono certo l’unica formazione ultras in Germania ad avere una posizione contraddittoria su Israele, ma mentre altre hanno preferito evitare di schierarsi pubblicamente gli USP hanno ingaggiato una vera e propria guerra a distanza con la Green Brigade del Celtic Glasgow. La conseguenza è stata che molti fan-club internazionali del St. Pauli, a partire da quello della città scozzese, hanno deciso clamorosamente di sciogliersi. Da allora, il St. Pauli si è conquistato la triste fama di club sionista, perdendo molta della popolarità che aveva all’estero. Eppure, sebbene poco visibile e raccontata, una sua parte non ha mai abbandonato la causa palestinese.

Continua a leggere “C’è un St. Pauli che sta con la Palestina”

Gullit contro l’apartheid

Il 29 dicembre 1987, France Football assegna il Pallone d’Oro a Ruud Gullit, a coronamento di un anno strepitoso del 25enne attaccante nativo di Amsterdam. Ha segnato 28 gol in 37 partite nella stagione precedente con la maglia del PSV Eindhoven, che ha condotto alla vittoria del campionato, e in estate è passato al Milan per la cifra record di 13,5 miliardi di lire, diventando immediatamente il leader offensivo dei rossoneri. Gullit è anche il primo olandese dopo 13 anni a vincere il Pallone d’Oro, e il primo nero dopo 22 anni, quando il premio andò a Eusébio. Nel ricevere il riconoscimento come miglior calciatore in Europa, l’olandese decide di fare una dedica destinata a fare discutere: “Questo è per Nelson Mandela”.

Continua a leggere “Gullit contro l’apartheid”

L’incubo thailandese del Manchester City di Thaksin Shinawatra

Arriva un terremoto, sulla sponda azzurra di Manchester, nell’estate del 2007. Il club è da cinque anni tornato finalmente a competere nella Premier League, ma i grandi sogni di gloria dei tifosi si sono infranti sulle prestazioni non proprio eccezionali della squadra. Adesso, però, le cose stanno per cambiare: uno degli uomini più ricchi del mondo ha preso il controllo del club e annuncia di volerlo portare ai vertici del calcio europeo. Si chiama Thaksin Shinawatra, ed è un potente imprenditore thailandese con una controversa storia politica alle spalle: nel giugno 2007 fa a John Wardle un’offerta da 81,6 milioni di sterline per ottenere la proprietà del City, e in breve assume il controllo del club. Nel giro di pochi giorni, annuncia già il nuovo allenatore: l’ex-ct dell’Inghilterra Sven-Göran Eriksson firma un contratto triennale da 9 milioni di sterline complessivi, e a sua disposizione avrà un budget da 50 milioni, tra i più cospicui del campionato.

Continua a leggere “L’incubo thailandese del Manchester City di Thaksin Shinawatra”

Cosa è successo a Lutz Eigendorf?

Siamo nel marzo del 2000 quando va in onda sulla tv tedesca il documentario Tod dem Verräter di Heribert Schwan. Il suo titolo, in italiano, significa “Morte del traditore”: l’opera punta a far luce su un’oscura e dimenticata vicenda di diciassette anni prima, che aveva riguardato il tragico destino di un calciatore di nome Lutz Eigendorf. Non un giocatore di pallone qualsiasi, però: Eigendorf era stato la stella della Dynamo Berlino, la squadra simbolo della Germania Est, fino a che nel 1979 non era fuggito clandestinamente nell’Ovest capitalista. Nel 1983 era morto, ubriaco, in un incidente d’auto; ma adesso Schwan rivela che le cose non andarono affatto così. Eigendorf era stato drogato da degli agenti della Stasi, il potente servizio segreto di Berlino Est, e mandato a schiantarsi con la propria auto. Una vendetta politica contro un campione che aveva osato tradire il suo paese.

Continua a leggere “Cosa è successo a Lutz Eigendorf?”

Dove riposa Bebel García, che combatté per la libertà

San Amaro è il cimitero storico di La Coruña, e sorge in un luogo insolitamente suggestivo per un camposanto, proprio a ridosso della Ría da Coruña, un estuario del Golfo Ártabro bagnato dalle acque dell’Atlantico. Tante figure che hanno scritto pagine importanti della storia della città galiziana sono sepolte lì, in tombe dalle forme raffinate coi nomi in bella vista. Ma tante altre giaciono in quel terreno senza lapidi o altre indicazioni a ricordarle: sarebbero circa 250 i corpi sconosciuti, seppelliti in una delle zone periferiche del cimitero, in quella che è probabilmente la più grande fosse comune dei franchisti in tutta la Galizia. A scoprirla, all’inizio dell’ottobre 2024, è stato uno storico locale di nome Rubem Centeno, che ha aggiunto un ulteriore dettaglio: tra quei cadaveri mischiati e dimenticati c’è anche quello di Bebel García, un giovane calciatore e militante socialista divenuto un eroe della causa antifascista spagnola e del Deportivo La Coruña.

Continua a leggere “Dove riposa Bebel García, che combatté per la libertà”