“Entrammo in campo come degli orfani, lasciati soli di fronte alla vita che avevamo appena cominciato.” – Umberto Motto
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Barzagli, il sottovalutato
È l’estate del 2008, e una squadra tedesca si presenta a Palermo con una ventina di milioni di euro: in cambio, vuole andarsene dall’Italia con due difensori, Cristian Zaccardo e Andrea Barzagli. Per qualcuno sembra un’esagerazione, specialmente per i 12 milioni che vengono proposti per il secondo, per qualcun altro un peccato, che due giocatori così debbano andarsene in un campionato minore invece che restare nella Serie A. Un anno dopo, la squadra tedesca – il Wolfsburg – alza a sorpresa il titolo di campione di Germania: Zaccardo ha giocato ventidue partite, Barzagli quarantacinque, senza mai essere sostituito. In Italia, non se ne accorge praticamente nessuno.
Nicolè, l’eterno ragazzo dei record
“Da calciatore pensavo molto, forse troppo. Pensavo che eravamo trattati benissimo ma bastava un calcio a un ginocchio per essere fuori da tutto.” – Bruno Nicolè
Erbstein, il campo di calcio, il campo di concentramento
“La persuasione che la vita ha uno scopo è radicata in ogni fibra di uomo, è una proprietà della sostanza umana.” – Primo Levi
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L’ipocrisia della Supercoppa a Jeddah (e di chi la critica)
La stampa nazionale l’ha descritta come una decisione storica, anche se non si tratta della prima volta che la Supercoppa Italiana si disputa all’estero (in effetti, è la nona): Juventus – Milan, il 16 gennaio 2019, vedrà l’esordio del calcio italiano – almeno a livello di partite ufficiali – in Arabia Saudita.
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Il razzismo che il calcio continua a tollerare
Kalidou Koulibaly ha sbagliato ad applaudire l’arbitro Mazzoleni. Ma quell’applauso ha un contesto ben chiaro, che non si limita ai cori razzisti che lo hanno accompagnato fin dal primo minuto, e che non sono bastati – in barba alle regole e alle promesse di Lega e Federcalcio – a provocare la sospensione di Inter-Napoli. Il contesto è quello di un paese in cui il razzismo è sempre stato tollerato, e oggi è addirittura al governo. Continua a leggere “Il razzismo che il calcio continua a tollerare”
I padroni del calcio: Italo Allodi
La storia è quasi da film, quella di un signor nessuno che attraverso il duro lavoro arriva sulla vetta, e di fatto scrive le pagine del calcio italiano. Non “alcune delle più belle pagine”, ma proprio tutte. Nel 1955, Italo Allodi – 31 anni, originario di Asiago e reduce da una carriera da mediano di scarsissimo valore – è segretario generale del Mantova, semisconosciuto club della IV Serie: nel giro di pochi anni, le sue mani stringeranno quelle di alcuni dei più importanti calciatori al mondo, solleveranno i trofei più prestigiosi e plasmeranno uomini destinati a dominare il calcio italiano subito dopo il suo ritiro. Continua a leggere “I padroni del calcio: Italo Allodi”
L’azzurro è l’unico colore che conta
Solo pochi mesi fa, a fine maggio, il nuovo corso dell’Italia di Mancini iniziava all’ombra di uno striscione: “Il mio capitano ha sangue italiano”, esposto da alcuni tifosi contro Mario Balotelli, primo capitano di colore della nazionale. In questi giorni, Mancini ha fatto esordire il primo classe 2000 nella nazionale maggiore, Moise Kean, in amichevole contro gli Stati Uniti. Oltre ad aver finalmente iniziato a proporre un gioco all’altezza delle grandi rivali internazionali degli ultimi anni, l’Italia sta dando spazio in nazionale ai nuovi italiani, ormai un dato di fatto nella nostra società, nonostante l’ottusa opposizione di chi crede che “non esistono neri italiani”.
Lassù dove osava Silenzi
Un metro e 91, naso invadente, fisico longilineo, predisposizione per le acrobazie aeree, per i tifosi Pennellone. Andrea Silenzi incarnava l’attaccante vecchio stampo, quello che piaceva tanto agli inglesi, che nel 1992 avevano visto sorgere la Premier League e avevano fame di stelle straniere per un campionato ora veramente internazionale. Gli anni Novanta volevano cambiare tutto, nel calcio e nel mondo che ci stava fuori, e solo in seguito ci si sarebbe accorti che erano stati solo un abbaglio. Silenzi fu uno dei simboli di quell’abbaglio.
La grande paura di Antonio Cassano
“Si vivesse solo di inizi, di eccitazioni da prima volta…” – Niccolò Fabi