Quella volta che Totti e la Samp

Totti è un simbolo, una bandiera. –Fabio Capello, 1999

Si è ritirato Francesco Totti, il più grande calciatore della storia della Roma, una delle poche vere bandiere del calcio moderno (se mi passate il termine, comunque superficiale e nostalgico, di “bandiera”). Eppure sarebbe potuta andare diversamente, se nel 1997 Franco Sensi avesse accettato di cedere quel ragazzo di 20 anni alla Sampdoria, andando incontro alle richieste di Carlos Bianchi.

La Sampdoria arrivava dal suo periodo d’oro: nella seconda metà degli anni Ottanta, i blucerchiati avevano chiuso una volta al quarto posto e due al quinto, vinto due Coppe Italia e disputato due finali della Coppa delle Coppe, vincendone una; nel 1991, sotto la guida di Vujadin Boskov, la Samp vinse lo scudetto e raggiunse la finale di Coppa dei Campioni. Nel 1994 i genovesi avevano rivinto la Coppa Italia ed erano arrivati terzi in serie A. Nella stagione 1996-97 la Samp arrivò sesta, qualificandosi per la Coppa UEFA, mentre la Roma -tra Bianchi e Liedholm- chiuse appena dodicesima: nessuno lo avrebbe biasimato per aver lasciare una squadra  in crisi e in cui non si sentiva valorizzato per un’altra che giocava in Europa e aveva ancora l’ambizione di tornare tra le grandi.

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1993: Francesco Totti contrastato da Michele Serena della Sampdoria, durante il suo esordio in prima squadra.

In blucerchiato, Totti avrebbe trovato alcuni dei protagonisti dello straordinario scudetto del 1991, come Moreno Mannini a guidare la difesa, Giovanni Invernizzi a centrocampo, e soprattutto Roberto Mancini in attacco, che aveva già 33 anni ed era ancora alla ricerca di un erede per la maglia numero 10. Sinisa Mihajlovic, 28 anni, era già uno dei registi difensivi più apprezzati d’Italia, e Christian Karembeu un centrocampista che faceva gola a tutta Europa. E poi c’erano i giovani: a tirare le fila della linea mediana era un ventiduenne argentino di nome Juan Sebastian Veron, mentre in attacco il Pupone avrebbe fatto coppia con l’emergente Vincenzo Montella, che in quella stagione mise a segno 22 reti in 28 partite di campionato.

Ma soprattutto, a Genova avrebbe re-incontrato Luciano Spinosi, assistente del tecnico Sven-Goran Eriksson e suo allenatore nella Primavera romanista. Nella stagione 1993-94, quando Totti non aveva ancora 18 anni, faceva la spola tra la prima squadra e la Primavera, vincendo con quest’ultima una Coppa Italia giovanile. Del rapporto di stima tra i due si è già detto e scritto a sufficienza.

 

Se questa fosse una storia da romanzo, di quelle già scritte, un lettore un minimo scavato avrebbe capito, arrivato a questo punto, dove voleva andare a parare l’autore: la Samp era nel destino di Francesco Totti. Fu proprio Boskov a farlo esordire in giallorosso, a soli sedici anni nel finale di una partita di campionato a Brescia; qualche mese più tardi, Totti avrebbe giocato per la prima volta da titolare in Coppa Italia contro la Samp, mentre la sua prima volta dall’inizio in serie A sarebbe stata il febbraio seguente, sempre contro i blucerchiati.

Molte cose sarebbe cambiate, nella stagione 1997-98, con Totti a Genova. Avrebbe ritrovato Boskov in panchina e avrebbe probabilmente ottenuto la maglia numero 10 lasciata libera da Mancini (sia Eriksson che Mancini si erano trasferiti alla Lazio, e di lì a poco sarebbero stati seguiti da Mihajlovic e Veron, e avrebbero vinto lo scudetto del 2000). Sicuramente non ci sarebbe stato il campionato romanista del 2001 e anzi, magari, la Sampdoria avrebbe investito, tenuto alcuni dei suoi talenti, e vinto lei quello scudetto, a dieci anni esatti dalla sua unica affermazione. Molto probabilmente, però, oggi non parleremmo della grande bandiera Francesco Totti: prima o poi avrebbe cercato nuovi stimoli, in Italia o all’estero, magari in quel Real Madrid che lo ha a lungo cercato negli anni. Non aveva motivo per restare tutta la carriera alla Sampdoria, e forse oggi avrebbe il palmares un po’ più pieno e il volto un po’ meno commosso.

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Ma questo non è un romanzo, è vita vera: non ci sono indizi che anticipino una svolta della trama, ma questo non ci impedisce di sentire e vivere lo stesso belle storie. Nel febbraio 1997, durante il torneo amichevole Città di Roma, Totti fa il mattatore contro Ajax e Borussia Moenchengladbach, e successivamente Carlos Bianchi viene esonerato; per Franco Sensi il ragazzo è incedibile, e lo sarà anche per Liedholm e Zeman, fino a Capello e allo scudetto (vinto in attacco assieme a Gabriel Omar Batistuta e a Vincenzo Montella).

Nell’estate del 1997 non ci fu nessun Francesco Totti in maglia blucerchiata. Arrivò invece l’esperto attaccante tedesco Jurgen Klinsmann: 8 partite e 2 gol segnati fino a gennaio, quando se ne tornò al Tottenham. Passò un’altra stagione, la maglia numero 10 finì sulle spalle di Ariel Ortega, e fu retrocessione. Dove terminava la strascico della Grande Sampdoria di Vialli e Mancini (che non c’erano più, e il solo Mannini era rimasto in squadra), iniziava quella della Grande Roma di Francesco Totti. Ed è stata comunque una bella storia.

 

Fonti

AA VV, Roma, Totti rivela: “Avevo firmato con la Sampdoria, poi…”, Calciomercato.com

AA VV, Boskov, Totti: “Mi fece esordire, maestro di calcio e grande uomo”, Il Messaggero

B.B., Totti tra Samp e Inter, Gazzetta dello Sport

FONDATO Andrea, Luciano Spinosi: “Totti e Pirlo i migliori giocatore del 2013”, Vocegiallorossa

ORENGO Stefano, Carlos Bianchi e Totti alla Samp: “Solo io conosco la verità”, Sampdorianews

PALOMBRO Ruggero, Totti oscura la stella Litmanen, La Gazzetta dello Sport

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