Alla fine della giornata di lavoro, il professor Salah Djebaïli uscì dall’istituto e si diresse verso la sua auto, nel parcheggio dell’Università delle Scienze e delle Tecniche di Bab-Ezzouar, nella zona est di Algeri. Appena salito in macchina, vide avvicinarsi dei ragazzi: non fece in tempo a pensare se fosse studenti che volevano parlargli o qualcun altro, che quelli aprirono il fuoco. Il rumore degli spari arrivò fino al cortile dell’università, facendo accorrere il personale della sicurezza. Salah Djebaïli giaceva nella vettura in una pozza di sangue: non respirava più, il suo battito s’era fermato. Era il terzo dirigente universitario assassinato nell’ultimo anno, ma se si consideravano tutti gli intellettuali del paese il numero delle vittime superava abbondantemente la ventina. L’Algeria era in una sorta di guerra civile.
Continua a leggere “Salah Djebaïli, il calciatore intellettuale che finì ucciso dai terroristi”Tag: Francia
Karembeu, la silenziosa protesta di un figlio delle colonie
La Francia degli anni Novanta è black-blanc-beur, una miscellanea di colori e culture che il Presidente della Repubblica Jacques Chirac indica come il vero grande punto di forza del paese, non solo nel calcio. L’estrema destra emergente di Jean-Marie Le Pen dice che sono tutti stranieri a cui è stata data la cittadinanza, ma in realtà ognuno di loro è cresciuto nella Francia continentale. Qualcuno, fuori dal paese, pensa che non sia giusto che i Bleus siano avvantaggiati dal fatto di poter utilizzare giocatori che provengono dalle colonie, ma pure questo non è vero: ci sono tanti giocatori di origini africane o caraibiche, ma nessuno è cresciuto sotto la colonizzazione francese. Nessuno tranne Christian Karembeu, un centrocampista di fatica, poco appariscente in campo, che finisce per diventare il ribelle per eccellenza del calcio francese. E lo attraverso il silenzio.
Continua a leggere “Karembeu, la silenziosa protesta di un figlio delle colonie”Il calcio e il Sessantotto
Il 13 maggio 1968, un milione di persone aveva invaso le strade di Parigi: studenti e operai protestavano contro la violenta repressione degli universitari che avevano occupato la Sorbona una decina di giorni prima, e chiedevano più libertà civili e una migliore qualità dello studio, del lavoro e della vita delle persone. Lo sciopero ebbe un successo inaspettato, trovando il supporto anche del resto della popolazione cittadina, e venne prolungato anche nei giorni successivi, coinvolgendo sempre più persone e allargandosi ad altre città, finendo infine per paralizzare la Francia. In quelle condizioni, neppure il campionato di calcio poteva avere luogo: impossibilitate a spostarsi con treni e aerei, le squadre professionistiche ottennero dalla Ligue de Football Professionnel la sospensione temporeanea delle partite. Ma anche tra i calciatori si stava diffondendo l’idea che tutto il sistema dovesse cambiare.
Continua a leggere “Il calcio e il Sessantotto”Parigi, 100 anni fa: le Olimpiadi che cambiarono il calcio
In questi 100 anni molte cose sono cambiate, ai Giochi Olimpici. Il torneo di calcio è probabilmente quello che lo ha fatto maggiormente: giusto per fare un esempio, oggi possono partecipare al torneo olimpico i professionistici, purché non più vecchi di 23 anni (salvo fuori quota), mentre all’epoca il torneo era aperto solo ai dilettanti. Eppure – eccezionale paradosso – a Parigi 1924 parteciparono molte più stelle del pallone rispetto a Parigi 2024, dato che all’epoca solo Inghilterra, Scozia, Stati Uniti e Austria avevano approvato il professionismo tra i giocatori. Al di là di questi dati curiosi, il torneo di Parigi cambiò per sempre il modo in cui il mondo guardava al football: da quel momento in avanti, il calcio sarebbe iniziato a diventare un vero fenomeno globale e di massa. In un certo senso – e almeno in parte – il calcio che conosciamo oggi nacque allora.
Continua a leggere “Parigi, 100 anni fa: le Olimpiadi che cambiarono il calcio”Per un calcio che sia democratico: il Movimento Football Progrès
I calciatori vogliono fare la rivoluzione. Anche per la Francia, che di rivoluzioni se ne intende abbastanza, questa storia suona assolutamente fuori dal comune. Ma i tempi sono quelli che sono: è il 1974, i giovani vogliono cambiamento, libertà e democrazia; quelli più politicizzati si spingono oltre, e parlano apertamente di autogestione. E questi discorsi arrivano anche nel mondo dello sport: un giorno di febbraio alcuni giocatori si riuniscono in una sala della cittadina di Saint-Cyr-l’École, nell’Île-de-France, e comunicano che formeranno un gruppo culturale ribelle aperto solo a chi lavora nel mondo del calcio, il Mouvement Football Progrès. Fin dal suo primo comunicato, il movimento promette battaglia, innanzitutto contro la Federcalcio, e se necessario anche nei confronti dei club.
Continua a leggere “Per un calcio che sia democratico: il Movimento Football Progrès”Il calciatore che divenne Premio Nobel
Continua a leggere “Il calciatore che divenne Premio Nobel”“Quel poco che so della morale l’ho appreso sui campi di calcio e sulle scene del teatro, che resteranno le mie vere università.”
Albert Camus
Attentato allo stadio Colombes
C’erano oltre 43.000 persone allo Stade de Colombes di Parigi, quel giorno, per assistere a una storica finale di Coppa di Francia: due Cenerentole a confronto, da un lato il semisconosciuto Angers e dall’altro l’emergente Tolosa, che solo due stagioni prima era arrivato inaspettatamente secondo in campionato alle spalle della corazzata Stade Reims. Tra la folla sugli spalti c’era anche René Coty, il Presidente della Repubblica, che aveva al suo fianco Ali Chekkal, uno dei più noti politici algerini dell’epoca. Altri due algerini, stavolta in campo, si resero protagonisti dell’incontro: Abdelhamid Bouchouk segnò il gol del 3-0, dopo appena mezz’ora, in favore del Tolosa, mentre Said Brahimi chiuse il conto poco prima del novantesimo, fissando il risultato finale sul 6-3 in favore dei biancorossi. Era un momento storico per una squadra dalle interessanti prospettive tecniche, ma l’incontro avrebbe purtroppo finito per essere ricordato solo per quanto avvenuto dopo il fischio finale. All’uscita dallo stadio, un colpo di pistola infranse l’aria parigina. Un corpo sanguinante ricadde sul marciapiede. La gente urlava, correva, si spintonava. Erano da poco passate le 5.00 del pomeriggio del 26 maggio 1957.
Continua a leggere “Attentato allo stadio Colombes”La Francia tradita: il calcio e le rivolte delle banlieue del 2005
Zyed, Bouna e Muhittin scappano, con la polizia alle loro calcagna. Scavalcano un muro e si nascondono dentro un trasformatore elettrico, per non farsi trovare. È una pessima idea: vengono fulminati. Zyed e Bouna, che hanno rispettivamente 17 e 15 anni, muoiono sul colpo, mentre Muhittin, 17 anni anche lui, rimane gravemente ferito. La polizia dice che erano responsabili di un furto e li dovevano arrestare, ma ben presto emerge che i tre ragazzi non c’entravano nulla. Sono scappati perché sanno perfettamente cosa succede alle persone di pelle scura quando finiscono nelle mani della polizia. È la sera di giovedì 27 ottobre 2005, e centinaia di persone, molti giovani, scendono nelle strade di Clichy-sous-Bois, sobborgo di 28.000 abitanti a est di Parigi, e iniziano a dar fuoco ad automobili e cassonetti dell’immondizia.
Continua a leggere “La Francia tradita: il calcio e le rivolte delle banlieue del 2005”Il pallone nelle mani di Macron
“È una pessima idea politicizzare lo sport”. È iniziato così, con queste parole, il Mondiale di Emmanuel Macron, Presidente della Repubblica francese, parlando a margine di un incontro avvenuto a Bangkok il 17 novembre, tre giorni prima del calcio d’inizio del torneo. Ed è finito con lui in campo, un mese e un giorno dopo, a consolare Kylian Mbappé dopo la finale persa, e subito dopo negli spogliatoi a dire ai giocatori della Francia di essere orgogliosi per aver fatto sognare milioni di loro connazionali. Un video, per intenderci, che è stato reso pubblico dallo stesso Macron sui propri canali social ufficiali. Oggi, il Presidente francese rappresenta meglio di tutti l’ipocrisia dei politici che parlano di sport.
Continua a leggere “Il pallone nelle mani di Macron”Belounis, una storia di calcio e kafala in Qatar
L’Île-de-France è un nazione nella nazione, quell’area geopolitica che abbraccia Parigi e che da sola produce probabilmente più calciatori di talento di qualunque altra zona della Francia e alla pari di tanti veri e propri stati europei. Talmente tanti calciatori che non tutti riescono a sfondare in patria, e devono cercare fortuna all’estero, a volte anche in campionati di secondo piano. Inizia così il girovagare di Zahir Belounis, attaccante di origine algerina nato e cresciuto a Saint-Maur-des-Fossés – in una cittadina in cui circa il 15% della popolazione, quando lui era ragazzo, era composto da immigrati – che all’inizio degli anni Duemila ha iniziato a viaggiare tra le serie minori transalpine, poi in Malesia, Svizzera e infine Qatar. Si dice talvolta che il sogno di ogni nomade moderno sia la vita tranquilla dello stanziale: Belounis, in Qatar, finì per trovarsi costretto a rimanere.
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