Vicenza, AEK, Slavia: gli alfieri della ENIC nella Coppa delle Coppe 1997-98

3-1 era una vittoria che pochi si aspettavano, specialmente perché ottenuta in trasferta in Ucraina, e che apriva le porte al Vicenza dei quarti di finale della Coppa delle Coppe. Ma questa non è la storia di una favola italiana che sbarca in Europa, bensì di ciò che le stava dietro; perché, in quell’ottobre del 1997, alla UEFA correva un brivido imbarazzato lungo la schiena: nel successivo turno della torneo, ci sarebbero state tre squadre legate alla stessa proprietà. Inaspettatamente, iniziava così la storia delle multiproprietà del calcio.

Quando la gente, ancora oggi, chiede a Joe Lewis dove vive, lui risponde “Aviva”. Che non è un posto, almeno non come ce lo immaginiamo noi: è una casa-ufficio galleggiante lunga 68 metri, ancorata al largo delle Bahamas, con spazio per quindici persone e che ospita una prestigiosa collezione di quadri. L’ambiente perfetto per un uomo anziano, ricchissimo ed estremamente riservato: negli anni Settanta ha trasformato l’azienda di catering di famiglia, Tavistock, in una grande compagnia attiva nella ristorazione e nel lusso, espandendosi anche al di fuori del Regno Unito. Da Tavistock, negli anni Novanta ha dato vita a un fondo d’investimento dal nome ovviamente poco fantasioso, English National Investments Company, o più semplicemente ENIC, e si è gettato nel business del calcio.

Nel giugno 1997, un suo rappresentante – Stephen Julius, proprietario del fondo Stellican – arrivò a Vicenza con 23 miliardi di lire, destinati all’acquisto del club dal Gruppo delle Carbonare, che fin da gennaio versava in cattivissime acque. Il Vicenza era stato una squadra pionieristica, nell’ambito dei rapporti di sponsorizzazione nel calcio, ai tempi in cui aveva assunto la denominazione ufficiale di Lanerossi Vicenza, e ora si ritrovava a scrivere ancora una volta una pagina significativa della storia del calcio: diventava la prima società italiana in mani straniere.

Ma, mentre tutta la stampa si concentrava sul bizzarro “allenatore dei miliardi” Julius, che dichiarava candidamente di non capire nulla di calcio e che si diceva pronto a offrire la carica di presidente del club a chi offriva di più, Lewis e la sua ENIC si accaparravano la maggioranza delle quote, portando la loro presenza in società al 99% nel giro di un paio d’anni. Praticamente la stessa cosa che, qualche anno prima, l’inglese aveva fatto a Praga.

Stephen Julius in mostra con la sua barca, sua unica vera passione sportiva. Socio e uomo di facciata della cordata che acquistò il Vicenza nel 1997, sfruttò la sua presenza in Italia per rilevare, due anni dopo, i prestigiosi Cantieri Riva.

Nel confuso clima successivo alla caduta del comunismo, ENIC si era insediata in Repubblica Ceca, acquistando lo Slavia Praga, ormai una nobile decaduta del calcio locale. Nel 1996, il club tornava a vincere il campionato per la prima volta dal 1947, grazie a talenti emergenti come Karel Poborský e Vladimír Šmicer. Con i soldi di Lewis alle spalle, lo Slavia ambiva a conquistarsi un ruolo di primo piano nel calcio ceco ed europeo: nella Coppa delle Coppe 1997-98 eliminò prima il Lucerna e poi il Nizza, diventando una delle sorprese della competizione.

Dinaburg e Sturm Graz erano state invece le vittime dell’AEK Atene, la terza ammiraglia della ENIC, che nel 1995 era diventata il principale partner societario accanto al petroliere Dimitris Melissanidis. La nuova alleanza aveva portato in dote ai giallo-neri la decima Coppa di Grecia della loro storia, e un attacco coi fiocchi formato dall’esperto Georgios Donis, prelevato dal Blackburn, dal croato Goran Tomic, in prestito proprio dal Vicenza, e dall’astro nascente Demis Nikolaidis, acquistato dall’Apollon nell’estate del 1996.

Si tende a pensare che il problema delle multiproprietà del calcio sia una questione recente, grazie ai casi di Red Bull e City Football Group, ma la ENIC anticipò tutti. Rispetto ai suoi due eredi moderni, però, la società di Joe Lewis apparteneva a un’epoca ancora primitiva del business del calcio: i club, allora, non erano ancora strutturati come grandi aziende autosufficienti, e sperare di arricchirsi col calcio era utopia, per chi conosceva bene il settore. Lewis non era interessato a fare grandi investimenti o a rivoluzionare le società che acquistava; l’aspetto sportivo era per lui assolutamente marginale, tanto che quel triplo quarto di finale (col Vicenza che arriverà fino alla semifinale) rimarrà l’apice della gestione ENIC.

Anzi, il successo del Vicenza fu inaspettato quanto effimero: l’allenatore Guidolin era stato bravissimo nel gestire la squadra, ma già l’anno precedente aveva fatto un miracolo conquistando la Coppa Italia. L’apporto della ENIC alla causa vicentina fu quasi nullo, visto che il calciomercato portò in rosa solo dei prestiti (Di Napoli, Baronio, Coco, Ambrosini) più Lamberto Zauli, che all’epoca non poteva certo essere considerato un colpo, nonostante l’apporto che poi diede alla squadra.

L’AEK aveva vinto il suo undicesimo titolo nel 1994, ma dall’arrivo del fondo inglese scivolò sempre più in basso nelle graduatorie del calcio greco, accontentandosi di qualche coppa nazionale. Lo Slavia Praga dovrà attendere il 2008 per tornare a vincere il campionato, rassegnandosi a un ruolo di secondo piano alle spalle dei rivali dello Sparta. E la stagione successiva alla semifinale di Coppa delle Coppe, il Vicenza retrocederà, iniziando il suo inesorabile declino. Il tutto, nella quasi totale indifferenza della ricca proprietà britannica.

Joe Lewis accanto al suo giovane socio Daniel Levy, che da una piccola azienda del settore dell’abbigliamento, Blue Inc., nel 1995 è divenuto a soli 33 anni managing director di ENIC.

Di mezzo ci si mise anche la UEFA, nel 1999, stabilendo nuove regole sulle multiproprietà e spingendo la ENIC a rinunciare alle quote di alcuni club. L’AEK fu venduto frettolosamente alla compagnia olandese NETMED, che dovette fare i conti con i debiti della gestione inglese e vide precipitare la squadra greca in una crisi ancora più profonda. La stessa storia si ripeté a Vicenza e Praga, cedute nei primi anni Duemila a gruppi locali, che non riuscirono più a risollevarle. Nel 2001, la ENIC aveva dovuto rinunciare anche alle quote del Glasgow Rangers, di cui deteneva il 20% della proprietà dal 1996, e del Basilea.

Lewis faceva parte di quei milionari che, negli anni Novanta, avevano intuito le grandi potenzialità del business del calcio del futuro, ora che i campionati si aprivano ai diritti tv e alle grandi sponsorizzazioni internazionali. Solo su una cosa aveva sbagliato: aveva sopravvalutato un mondo che conosceva solo superficialmente, pensando che tutta Europa fosse come la Premier League, e che acquistare un club in ogni campionato straniero fosse un affare migliore rispetto a prenderne uno solo in Inghilterra. Le nuove regole lo convinsero a rivedere i suoi piani, e nel 2001 acquistò il Tottenham, affidandone la presidenza al suo socio di minoranza Daniel Levy, sempre perché Lewis non ama le luci della ribalta.

“L’arrivo di ENIC non è una buona notizia per i tifosi – commentò Cornelius Sierhuis, nuovo presidente dell’AEK Atene – Tutti i loro investimenti nel calcio sono stati fallimentari, principalmente per la loro incapacità o la mancanza di volontà di spendere in base ai loro obiettivi”. Difficile dargli torto, diciannove anni dopo: il Tottenham, sotto la lunga gestione ENIC, ha vinto appena una League Cup nel 2008; per intenderci, è meno di quanto ha vinto l’AEK Atene dopo il cambio di proprietà.

Ma forse il punto non è questo, per Joe Lewis. In questi anni, ha trasformato il Tottenham in un club moderno, di vertice anche se non vincente, e in una delle grandi potenze economiche del calcio mondiale: nel 2019, prima dello scoppio del pandemia, il club londinese dichiarava un fatturato annuo di 494 milioni di euro. Quando pensiamo al calcio moderno, senza volerlo pensiamo a lui ed è ironico come molti, ignari della storia di Joe Lewis e della sua ENIC, lo considerino un simbolo quasi della tradizione, in quanto uno degli ultimi proprietari inglesi rimasti in Premier League.

Fonti

CONN David, Uefa spurred to seek new ownership rules, The Guardian

Past links between ENIC and Rangers 2nd biggest shareholder, Scots Law Thoughts

POMPIGNOLI Daniele, Il Vicenza degli inglesi: la prima proprietà straniera in Italia, Football Pills

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1 commento su “Vicenza, AEK, Slavia: gli alfieri della ENIC nella Coppa delle Coppe 1997-98”

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