Nel 2014, era opinione abbastanza diffusa che Gareth Bale – un ragazzo di venticinque anni nato a Cardiff, affermatosi come terzino sinistro al Southampton e trasformatosi in ala sinistra al Tottenham – fosse un dei giocatori più determinanti del mondo. Di più: che fosse il prototipo del giocatore del domani, unendo in un mix perfetto straordinarie capacità atletiche a una tecnica che pochi al mondo potevano non invidiargli. Oggi, il suo curriculum segna più infortuni che trofei vinti (e Bale, di trofei, ne ha vinti parecchi). Pochi giorni fa era sul punto di trasferirsi in Cina e adesso pare non lo voglia più nessuno.
Quando, nell’estate del 2013, arrivò al Real Madrid per la cifra record di 100 milioni di euro, aveva la missione di riuscire laddove aveva fallito Kakà: gestire la difficile convivenza con Cristiano Ronaldo e dare al Real una coppia di autentici galacticos d’attacco come quella del Barcellona con Messi e Suarez. Nel maggio 2018, segnava con una meravigliosa rovesciata una delle reti più belle mai realizzate in una finale di Champions League, che sembrava quasi il coronamento di una carriera.

Quello di oggi non è lo stesso Gareth Bale di cui si leggeva qualche anno fa. Per lui si sprecavano termini come “il calciatore del futuro”, “l’uomo bionico”, “l’alieno”, “il supereroe”. La partenza, nell’estate 2018, di Ronaldo in direzione Juventus gli ha consegnato di fatto le chiavi del Santiago Bernabeu, ma pare che nel frattempo la serratura sia cambiata: fin dal 2015, il suo rendimento è iniziato a calare, e quando il tuo soprannome fa riferimento alla cifra astronomica che sei costato, è una cosa che non puoi permetteri. Gareth Bale è diventato un punto di riferimento per i tifosi, ma in negativo, e non c’è un momento che la stampa non ipotizzi un suo trasferimento fuori dalla Spagna.
Lascia molto perplessi leggere oggi il long-form di Daniele Manusia Venuto dal futuro, datato 2014: parla di un campione perfetto che faceva delle sue doti fisiche e atletiche una delle armi dominanti nel calcio mondiale. Fonti più recenti accreditano il numero dei suoi infortuni al Real Madrid tra i 18 e i 25, a seconda della meticolosità delle ricerche; Transfermarkt conteggia in tutto 355 giorni d’infortunio dall’agosto 2013 a oggi, e 74 partite perse coi Blancos. Che, per quanto numerose, non rendono l’idea di un calciatore che è spesso stato sostituito o costretto a partire dalla panchina, come un umano qualsiasi.
Il fallimento può assumere anche i toni della tragedia greca, per chi ama il patetismo: gli anni di Bale a Madrid coincidono con il periodo migliore della storia del Real degli ultimi tempi, con quattro Champions League vinte in cinque anni, di cui tre consecutive sotto la guida di Zinedine Zidane. Eppure, nessuno le ricorderà come i trofei di Gareth Bale, nonostante le abbia giocate tutte e quattro, abbia segnato in tre di esse, e sia stato decisivo in due.

È una parabola triste a tratti inspiegabile, quella di Bale. Al netto degli infortuni, delle panchine e delle prestazioni sottotono, i suoi numeri con il Real Madrid restano più che buoni: ad esclusione della stagione 2016-2017, è sempre stato complessivamente sopra le 30 presenze all’anno e in doppia cifra nelle reti. Nel 2017-2018, ha fatto registrare la miglior media realizzativa da quando è in Spagna, con 39 partite disputate e 21 gol segnati.
“Se va via domani, meglio per lui e per tutti” ha sentenziato Zidane dopo il suo ritorno al Real. Una sentenza che pesa come un macigno e fa passare in secondo piano ogni considerazione positiva. È certo indubbio che i continui infortuni abbiano gravato sulla condizione atletica e sullo sviluppo fisico e tecnico dell’esterno gallese, ma il suo declino passa da molteplici fattori.
Lavorare accanto a Ronaldo non dev’essere stato facile, non lo dev’essere per nessuno. La presenza scenica dell’asso portoghese è come un tornado che risucchia ciò che gli sta accanto: negli anni, ha triturato Kakà, Higuain (due volte) e Dybala; è dura, tenergli il passo. A questo aggiungiamo che pochi giocatori riescono a reggere il peso del proprio cartellino – confrontare con le delusioni di Pogba allo United, Coutinho al Barcellona, o ancora di più Neymar al PSG – e avremo un quadro ulteriormente completo di una situazione che sembrava destinata ad arrivare a questo specifico momento.
Nella storia a fumetti del 1986 a cui questo articolo ha rubato il titolo, Alan Moore racconta di un Superman che inscena la propria morte per poter finalmente ottenere tutto ciò che i suoi poteri non hanno mai potuto dargli: una vita tranquilla, da persona normale. Forse è questo che, dopo anni di successi e una carriera da predestinato iniziata quando non era ancora maggiorenne, Gareth Bale vuole: starsene per conto suo a giocare a golf, una passione che è diventata ormai il pomo della discordia – l’ennesimo? – con il Real, che lo accusa di venire meno alle sue responsabilità di calciatore.
Fonti
–FAINI Alberto, I dolori del giovane Gareth, Sportellate
–MORRA Alessio, Perché il Real Madrid ha scaricato Bale: 25 infortuni, muscoli di cristallo, Fanpage