Héctor Scarone contro l’Argentina

“Venne all’Inter a 33 anni ed era ancora il migliore al mondo. Faceva cose che noi altri potevamo solo immaginare. Non oso neppure pensare cosa dovesse essere 10 anni prima, quando era al meglio della forma fisica e tecnica.” – Giuseppe Meazza

Sul documento d’identità appositamente falsificato che Carlos Gardel presentò alle autorità francesi allo scoppio della Prima Guerra Mondiale era scritta una bugia che avrebbe finito per scatenare una polemica infinita: nato a Tucuarembò, Uruguay. Benché fosse nato in Francia, infatti, Gardel era considerato patrimonio nazionale argentino, e di cederlo agli odiati vicini uruguaiani non se ne parlava proprio. L’altro Gardel nacque a Montevideo, non figlio di francesi ma di italiani emigrati dalla Liguria, e di nome faceva Héctor Pedro Scarone. Volle il destino che el Gardel del futbol divenisse la forza uguale e contraria rispetto a ciò che il Gardel quello vero fu per l’Argentina.

Lo fu il 14 ottobre 1917, quando di anni ne aveva appena diciannove e la maglia celeste era una novità per lui, abituato a vestire quella tricolores del Nacionale de Montevideo. Era stato un diligente compagno d’attacco per il fratello maggiore Carlos e per Ángel Romano, regalando loro sette degli otto gol inflitti dagli Orientales a Cile e Brasile nel Campeonato Sudamericano di quell’anno. L’ultimo gol, quello più importante, se lo era tenuto per il match finale e decisivo per l’assegnazione del titolo continentale: Uruguay – Argentina 1-0. Fu la prima di quelle quattro coppe che alzò, da lì al 1926. Di nuovo, un sua rete fu determinante per battere i rivali nel Sudamericano di due anni dopo, anche se poi il titolo andò al Brasile.

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Héctor Scarone, a destra, accanto ai compagni di squadra Juan Piriz e Álvaro Gestido, ad Amsterdam nel 1928.

Un’altra rete cadde, puntuale come un castigo divino, il 13 giugno 1928, quando ormai era universalmente considerato il più forte giocatore di tutto il Sudamerica, e forse addirittura del mondo. Solo due anni prima, il suo talento aveva pietrificato le difese spagnole: accanto a Pep Samitier, era stato il trascinatore del Barcellona nella vittoria della Copa del Rey; poi il Barça gli aveva proposto un ricco contratto professionistico, a patto che rinunciasse alle Olimpiadi olandesi del 1928, e Scarone diede loro il benservito. A quelle Olimpiadi, vinse la sua seconda medaglia d’oro: in finale, Uruguay – Argentina 2-1; la sua, era stata la terza e ultima rete del match.

Il 30 luglio 1930, Scarone decise di lasciare un po’ di gloria ai compagni. A 32 anni e dopo una vita da divo oltre che da calciatore, con un bottino fatto di due ori olimpici, quattro titoli continentali, sette campionati uruguayani e tre Coppe del Rio de la Plata, era anche in cerca di nuovi stimoli, anche se ancora non ne aveva parlato a nessuno. Dopo dodici minuti dal via, dribblò l’indribblabile Luisito Monti, ma non tirò; appoggiò a destra per Dorado, che sbloccò il risultato. Questa volta era una finale mondiale; anzi, la finale mondiale: la prima che sia mai stata disputata. Forse era per quello che gli argentini, questa volta, proprio non volevano arrendersi: l’Albiceleste reagì e andò sul 2-1, poi parlarono i piedi di Héctor Scarone, a partire da un altro assist, stavolta per Cea. Uruguay – Argentina 4-2.

Uruguay_s Lorenzo Fernadez, Pedro Cea and Hector Scarone after the final whistle, July 30, 1930, World Cup, Uruguay 4-Argentina 2 Primer campeonato mundial de football 1930 (102) - Co
Scarone abbracciato da Lorenzo Fernandez e Pedro Cea, dopo la vittoria nella finale dei Mondiali del 1930.

Un anno dopo, iniziò la sua lunga passerella finale, un’ultima serie di giocate sublimi prima dell’addio al calcio giocato. Lo fece in Italia, onorando i tifosi dell’Ambrosiana Inter e del Palermo, lontano da quella rivalità sudamericana a cui aveva dedicato tutta la sua carriera. Carlos Gardel aveva avuto l’ardire di fingersi uruguayano, una volta: qualcuno doveva fargliene pentire.

 

 

Fonti

AA VV, Era un mago, genio, goleador, divo: La trayectoria de Héctor Scarone, Ovación Digital

BRAMBILLA Roberto, Héctor Scarone, il “Mago” nerazzurro venuto dall’Uruguay, Inter.it

LAGO Alex Couto, Fueron Leyenda: Héctor Scarone, The Tactical Room

VIGARANI Marco, I miti del calcio: Hector Scarone, Pallone Gonfiato

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