Luis Monti: tanto, per un calciatore

“Era un uomo strano, si allenava in modo particolare. Al giovedì giocava la partitella con noi. Gli altri giorni, dalle cinque alle sei del mattino, tutto solo andava in Corso Marsiglia, ci fosse sole o ci fosse neve, finché fu in Italia si allenò sempre dalle cinque alle sei del mattino.” – Luigi Bertolini

Luglio 1953, siamo a Rosario, in Argentina. La polizia ha appena arrestato un uomo, piccolo e tarchiato, sulla cinquantina: l’accusa è quella di essere un noto truffatore che da anni frega soldi a piccoli imprenditori locali per poi sparire nel nulla. Il nome del truffatore non è importante, anche perché l’arrestato dice di non averci niente a che fare. Anzi, dice che il suo nome è Luis Felipe Monti. – Monti? Quel Monti? – domanda un uomo in divisa, strabuzzando gli occhi – Luis Felipe Doble Ancho Monti? – gli fa eco un collega, anch’egli incredulo.

Sì, perché anche se siamo a Rosario, e non a Buenos Aires, specialmente nel barrio di Boedo -dove ha sede il club del San Lorenzo de Almagro, di cui ben sei membri della famiglia Monti hanno vestito la casacca rossoblu- tutti sanno chi sia Luis Felipe Monti, l’eroe calcistico dei due mondi. Quattro campionati argentini negli anni Venti e una medaglia d’argento olimpica, autore del primo gol argentino ai Mondiali di calcio (su calcio di punizione: roba che non ci si dimentica facilmente), e poi quella storiaccia della finale del 1930. – È quel bastardo che ci ha fatto perdere la Coppa? – bisbiglia qualcuno. Se lo ricordano tutti, in campo contro l’Uruguay come se in campo non ci fosse mai sceso, ma provateci voi a giocare in quelle condizioni, dopo aver ricevuto minacce di morte. Comunque era storia passata, da più di vent’anni, era dimenticato l’odio, era dimenticato il rifiuto di tutti, San Lorenzo compreso, che gli rescisse il contratto dandogli così modo di cominciare una nuova vita in Italia. Juventus: altri quattro campionati nel decennio successivo, e poi quel Mondiale che gli era sfuggito, vinto da protagonista ma con la maglia sbagliata, quella italiana.

Luis_Monti_1934

– Ok, e che prove ci sono che sei davvero chi dici di essere? – chiede il commissario, a questo punto. Allora l’uomo agguanta il lembo dei propri calzoni e se lo rimbocca fin sopra al ginocchio, mostrando una vistosa cicatrice. – Questa me la sono fatta durante la battaglia di Highbury. Ne avrete di sicuro sentito parlare. – spiega. Eccome se ne avevano sentito parlare, anche i più giovani in quello stanzino: Londra, 14 novembre 1934, i campioni del mondo dell’Italia contro i Maestri inglesi; un 3-2 per i padroni di casa dopo 90 minuti di battaglia in un campo freddo e umido. Ne parlarono tutti. Parlarono anche del fatto che, non fosse stato per l’infortunio proprio di Monti dopo pochi minuti -quando ancora non esistevano le sostituzioni- per quell’intervento da animale di Ted Drake dell’Arsenal, forse le cose sarebbero anche andate diversamente.

Ma allora è tutto vero: è davvero Luis Monti! – Señor Monti, è vera quella storia che Anselmo dell’Uruguay non volle giocare la finale perché aveva paura dei suoi tackle? – iniziò a chiedere un agente; – E quella che lei e Angelo Schiavio vi odiavate a tal punto che ogni vostro incontro rischiava di degenerare in una rissa? -; – E con Sindelar? Si rifiutò veramente di giocarci contro per quanto le stava antipatico? – gli fecero subito eco altri poliziotti. – Tutto vero, ragazzi – glissò, tra l’imbarazzato e il fiero, il vecchio. In fondo, Luis Monti era stato IL centromediano, e c’erano pagine e pagine scritte dai giornalisti sportivi italiani a incensarne le doti.

Il commissario però è un tipo scettico per natura, ha qualche amico tra i giornali sportivi, e fa un paio di telefonate, giusto per farsi dare qualche consiglio. – I giornalisti si divertiranno a raccontare questa storia, lo sa Señor Monti? – gli disse porgendogli la mano in segno di amicizia, mentre tendeva la sua rete sotto al cinquantenne. – Direi di sì – fece questi, accettando saluto e scuse per l’inconveniente, con un cordiale sorriso dipinto sul volto. Ma il commissario non mollò la presa: – Come? Non le dispiace di dover parlare con la stampa di questa spiacevole storia? – L’uomo alzò le spalle, dimostrando di non farsi problemi di alcun tipo. Il vero Luis Monti sarebbe andato su tutte le furie al solo sentirli nominare, i giornalisti: ecco cosa avevano riferito al commissario. Un vecchio retaggio di quell’infausto Mondiale del 1930, dopo il quale la stampa argentina lo crocifisse come responsabile della sconfitta, e poi del suo arrivo in Italia un anno dopo, quando lo denigrarono perché completamente fuori forma, per poi idolatrarlo come se niente fosse già alla sua prima eccellente partita di campionato.

monti-juventus

La polizia arrestò il vecchio truffatore, il vero Luis Monti testimoniò al processo, giusto per fare presenza e far fare bella figura all’accusa. Possiamo solo immaginare quanto dovesse essere infastidito di tornare alla ribalta della cronaca per un fatto del genere a quindici anni dal ritiro dal calcio giocato, e dopo aver tentato senza fortuna una carriera di allenatore che lo aveva da poco riportato in patria. Erano quattro anni ormai che si era ritirato anche da quella e aveva ancora certi segreti che si sarebbe portato con sé, tipo quella storia secondo cui forse era stato Mussolini a far organizzare le minacce prima della finale del ’30 per innescare una serie di avvenimenti che lo avrebbero portato a fuggire in Italia, essere naturalizzato e andare a formare una nazionale fortissima per vincere i Mondiali casalinghi del 1934 a cui tanto teneva il regime fascista. In fondo, era il centromediano per eccellenza, l’eroe dei due mondi, l’unico giocatore che abbia mai disputato due finali mondiali con due squadre diverse; fu minacciato di morte se avesse vinto la prima, e di nuovo se avesse perso la seconda, “Era tanto, per un calciatore” commentò una volta.

 

Fonti

AA VV, The unique tale of Luis Monti, FIFA.com

BABUSCI Romolo, De Maria, Pantò, Pisa e Monti: 4 personaggi in cerca di fortuna, Il Corriere della Sera

BEDESCHI Stefano, Luisito Monti, Il Pallone Racconta

-CHIESA Carlo Felice, Il secolo azzurro, Minerva Edizioni

DOMINGUEZ Guillermo, La historia de Luis Monti, el futbolista argentino che viviò bajo la coacciòn de Mussolini, Libertad Digital

FIORINI Filippo, Eroi dei Mondiali: le due vite di Luis Monti, PangeaNews

RODRIGUEZ Matias, Luis Monti, el Leòn Azul, El Grafico

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5 pensieri riguardo “Luis Monti: tanto, per un calciatore”

  1. Gentilissimo,
    stò conducendo una ricerca su Luis Felipe Monti e vorrei se possibile sapere quali trofei indiviaduali ha vinto…
    Distinti saluti
    Ivano

    "Mi piace"

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