Una platea di soldati, un gallese in piedi a parlare. Non era un ufficiale, ma spiegava comunque piani d’attacco, pur se più adatti a tempi di pace che di guerra: Jimmy Murphy aveva dovuto smettere col pallone allo scoppio del conflitto, quando si era da poco trasferito dal West Bromwich Albion allo Swindon Town e di anni ne aveva appena ventotto. Durante quella lezione di football tenuta ai soldati britannici, aveva deciso che insegnare gli piaceva, e che a guerra finita avrebbe potuto farne un lavoro. Ad assistere alla lezione, per caso, c’era anche un collega calciatore, uno scozzese che, come Murphy, era stato costretto dalla guerra al ritiro anticipato, quando vestiva la maglia del Liverpool, e adesso stava studiando per diventare allenatore: il suo nome era Matt Busby. Continua a leggere “I ragazzi venuti da Manchester”
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Gli albori del calcio multiculturale europeo
La multiculturalità non è nata oggi, è solo divenuta palese. Il pensiero che le persone di etnia mista siano un fenomeno degli ultimi dieci anni si fonda su una selezione involontaria della realtà storica o sulla sua scarsa conoscenza. Se dovessimo prendere un centinaio o anche più di persone che si ritengono esperte della storia del calcio e domandassimo loro chi sia stato il primo calciatore nero a vestire la maglia di una nazionale europea, la quasi totalità non saprebbe indicarne non solo il nome, ma neppure l’epoca storica. Continua a leggere “Gli albori del calcio multiculturale europeo”
I campioni del mondo del Wolverhampton
Sono loro i veri campioni del mondo dei club. Così, nel 1954, il Daily Mail definiva sprezzante i ragazzi di Stan Cullis, freschi reduci da una fortunata serie di incontri amichevoli contro vari club provenienti da tutto il globo. Per primo, il Wolverhampton aveva sconfitto i tedeschi del Borussia Dortmund, la squadra che poteva vantare tra i pali l’eccellente Heinz Kwiatkowski, che campione del mondo lo era per davvero, anche se per nazionali, avendo fatto da vice a Toni Turek nella conquista della Coppa Rimet pochi mesi prima. Era poi stato il turno del Valencia, e degli argentini del Racing Club de Avellaneda, la cui punta era un allora diciotenne Antonio Valentin Angelillo; quindi, il Real Madrid e Alfredo Di Stefano e Francisco Gento era stato annichilito per 3-0. Anche lo Spartak Mosca di Igor Netto e Nikita Simonjan si era arresa agli inglesi, infine. Continua a leggere “I campioni del mondo del Wolverhampton”
Stanley Matthews, un nero dalla faccia bianca
“Diede ai neri la speranza che ci fossero delle brave persone bianche.” – Desmond Tutu
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Gordon Banks voleva zittire il mondo
Jairzinho riceve un superbo filtrante, finta e scatto, e il marcatore resta lì dietro, scartato come un birillo. Palla in mezzo, che attraversa volando tutta l’area di rigore e si schianta contro la dura zucca di Pelè. Il pallone si trasforma in un razzo-missile, scagliato verso un angolino remoto dello specchio della porta; prima di varcare la linea bianca e abbracciare la rete, rimbalza violentemente sull’erba verde e calda di un pomeriggio di sole messicano, e alla potenza aggiunge l’imprevedibilità. Tutto il mondo urla gol; un uomo solo dice no. E, da solo, zittisce il mondo intero. Continua a leggere “Gordon Banks voleva zittire il mondo”
Puntare sui giovani fa la differenza
Prima di affrontare l’Italia negli spareggi per il Mondiale 2018 (e poi anche dopo), la stampa e il pubblico hanno insistito nel definire la Svezia una squadra scarsa. Una squadra scarsa non avrebbe tenuto in scacco la Germania, non avrebbe travolto il Messico, arrivando prima in quel girone, e non si troverebbe ora ai quarti di finale del Mondiale. L’ultima apparizione della Svezia risaliva al 2006, e il risultato di Russia 2018 è il migliore dal 1994 (quando arrivò terza) e il quinto migliore della storia degli Scandinavi.