I ragazzi perduti dei Mondiali Under-17

La recente esplosione del calcio giovanile in tv è connaturata al fatto che vorremmo tutti essere dei talent scout, battere i campi meno noti dell’universo del pallone e scovare baby-fenomeni da segnalare, se non alle squadre di Serie A, almeno ad amici e colleghi. Negli ultimi mesi, abbiamo sentito parlare molto del Mondiale Under-20, e più di recente di quello Under-17, ma la verità è che, più che trampolino di lancio per i campioni del domani, questi tornei sono spesso un’occasione per mettere in mostra precoci meteore.

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C’era un greco a Tashkent

Dicembre 1975, lo stadio Kaftanzoglio di Salonicco, nella Macedonia greca, era pieno come non mai. Non tanto per festeggiare lo spettacolo di un calcio finalmente libero, dopo la caduta del regime dei colonnelli, ma soprattutto per celebrare il ritorno a casa di Vasilis Hatzipanagis.

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Bora a Udine

A Trieste, la gente ha una certa conoscenza della bora, il forte vento che arriva dai Balcani e spazza la città, il porto, il mare. Appena un poco più a nord, a Udine, la bora non arriva. Ci arrivò, invece, nell’autunno del 1987, Bora, che allora era poco più che un bizzarro personaggio delle panchine di calcio.

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Rashidi Yekini e la sua maledizione

Ricorda quel passaggio filtrante di Amokachi, d’istinto, senza guardare, a tagliare il campo in verticale. Il perfetto inserimento di George, che converge in area e di piatto gli serve un assist che mette fuori causa i due difensori bulgari. Ricorda che Rashidi Yekini è stato il più grande di tutti. Rashidi Yekini è. È… Le idee nella testa si fanno confuse, e si dissolvono nel caldo opprimente del maggio di Ibadan, nell’aria che sa di agrumi e tabacco.

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Tshimen Bwanga, il primo ruggito dell’Africa nera

Noi, l’Africa, il calcio

Io, del TP Mazembe, ho sentito parlare per la prima volta nel 2010. Sono propenso a credere che un buon 90% di voi abbia vissuto la stessa esperienza. Da un lato c’era l’Inter del Triplete, e dall’altro questa squadra congolese che poteva giusto essere felice di essere il primo team africano a raggiungere la finale del Mondiale per Club. La storia la sapete: andiamo avanti.

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La rivoluzione dei garofani e del pallone

Grândola è una cittadina del Sud, l’antica città dei Mori, la Terra della Fraternità. Così cantava Zeca Afonso, rifacendosi alla storica cooperativa operaia della città, nata negli anni Cinquanta e duramente repressa dal regime fascista di Salazar. Per quella canzone, Afonso passò diversi guai con la PIDE. Nel 1974, tre anni dopo la pubblicazione – e l’immediata messa al bando – del brano, esso tornava a suonare inaspettatamente alla mezzanotte del 25 aprile sulle onde di Rádio Renascença, come un segnale in codice per tutti gli antifascisti: iniziava la Rivoluzione dei Garofani, e il regime portoghese aveva le ore contate.

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Cos’è successo all’uomo del domani?

Nel 2014, era opinione abbastanza diffusa che Gareth Bale – un ragazzo di venticinque anni nato a Cardiff, affermatosi come terzino sinistro al Southampton e trasformatosi in ala sinistra al Tottenham – fosse un dei giocatori più determinanti del mondo. Di più: che fosse il prototipo del giocatore del domani, unendo in un mix perfetto straordinarie capacità atletiche a una tecnica che pochi al mondo potevano non invidiargli. Oggi, il suo curriculum segna più infortuni che trofei vinti (e Bale, di trofei, ne ha vinti parecchi). Pochi giorni fa era sul punto di trasferirsi in Cina e adesso pare non lo voglia più nessuno.

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