L’israeliano che ha plasmato il calcio moderno in Europa

Pini Zahavi

Il trasferimento di Rio Ferdinand dal Leeds United al Manchester United, nel luglio 2002, è uno di quelli che scuote il calciomercato europeo. Ferdinand ha 24 anni ed è considerato uno dei migliori difensori al mondo e arriva alla corte di Alex Ferguson per sostituire il veterano Denis Irwin, che ha lasciato i Red Devils dopo dodici anni di militanza. Lo United paga 30 milioni di sterline per il centrale del Leeds, facendone il giocatore britannico più costoso della storia e anche il difensore più caro di sempre. Alla cifra, i Red Devils aggiungono però anche 1,13 milioni di sterline di commissione, che vanno a un uomo che sta iniziando a farsi notare nel mondo del football: è un 47enne israeliano di nome Pini Zahavi. I tifosi inglesi lo conoscono pochissimo, ma è una delle figure più influenti del calcio europeo e una sorta di deus ex machina del mondo dei trasferimenti.

A posteriori, Zahavi verrà considerato da molti come il primo vero superagente di calciatori, anticipando figure come Jorge Mendes (che sarebbe emerso un anno dopo, portando Cristiano Ronaldo al Manchester United) e Mino Raiola (la cui fortuna internazionale decollerà nel 2004, con l’approdo di Zlatan Ibrahimović alla Juventus). Zahavi è nato nel 1955 a Ness Ziona, un villaggio in Israele a sud di Tel Aviv, in una famiglia benestante che gli ha permesso di studiare e, soprattutto, di appassionarsi al calcio. Non essendo granché bravo con i piedi, ha finito per dirigersi verso il giornalismo sportivo, arrivando a scrivere su Yedioth Ahronoth, il principale giornale israeliano dell’epoca, e specializzandosi in particolare sul calcio inglese. Nella seconda metà degli anni Settanta, con l’isolamento internazionale del calcio israeliano seguito all’espulsione dall’AFC, Zahavi iniziò a viaggiare spesso nel Regno Unito per seguire delle partite della First Division, e iniziò così, ancora giovanissimo, a sviluppare la propria rete di contatti.

All’epoca, fuori da una ristretta cerchia di dirigenti sportivi, nessuno in Inghilterra sapeva chi fosse. Eppure era stato lui a propiziare la piccola “invasione israeliana” del campionato locale iniziata nel 1979: mentre era a Heathrow in attesa di un aereo, notò Peter Robinson, allora segretario del Liverpool, e lo approcciò, suggerendogli di acquistare un giovane difensore del Maccabi Tel Aviv, Avi Cohen. Robinson discusse della cosa col resto del club e si decise di inviare un osservatore in Israele per visionare il giocatore: Cohen fece colpo, e Zahavi venne ricontattato per mediare tra Cohen e i Reds, vedendosi poi riconosciuta una piccola commissione sul trasferimento. Un anno dopo, concluse un altro affare di questo tipo, convincendo il centrocampista del Manchester City Barry Silkman a trasferirsi al Maccabi Tel Aviv. Nel 1990, dopo un decennio lontano dai riflettori inglesi, Zahavi concluse un altro affare, portando al Liverpool l’attaccante israeliano Ronny Rosenthal, grazie anche all’amicizia personale stabilita nel frattempo con l’allenatore dei Reds Kenny Dalglish. Tramite un altro amico, l’ex tecnico del Liverpool passato al Southampton Graeme Souness, siglò il trasferimento in prestito ai Saints, nel 1996, di Eyal Berkovic, e pochi mesi dopo a titolo definitivo al West Ham.

Le amicizie sono sempre state fondamentali, per Zahavi: attorno ai contatti realizzati come giornalista sportivo ha costruito una rete che gli è servita per sviluppare il suo lavoro da mediatore e agente di trasferimenti. Se le connessioni nel mondo del calcio, però, sono col tempo divenute abbastanza note, quelle politiche sono rimaste molto più nell’ombra. In Israele era legato soprattutto al partito di destra Likud, in particolare tramite Reuven Rivlin, avvocato che aveva lavorato per il Beitar Gerusalemme: era insieme a lui che, negli anni Settanta, viaggiava nel Regno Unito per guardare le partite di calcio. Rivlin lo avrebbe poi introdotto all’allora giovane parlamentare Ehud Olmert, futuro sindaco di Gerusalemme tra il 1993 e il 2003 e poi Primo Ministro tra il 2006 e il 2009 (Rivlin, invece, negli anni Duemila sarebbe diventato Ministro delle Comunicazioni, poi Speaker della Knesset, e infine Presidente dal 2014 al 2021). Negli anni Ottanta, mentre lavorava come giornalista per Hadashot, conobbe Eli Azur, a quei tempi un collega ma in seguito importante imprenditore nel ramo delle comunicazioni: Azur fondò poi un giornale israeliano in lingua russa, rivolto appunto alla comunità di ebrei russi. Tramite lui, nel 2001, Zahavi venne invitato a Mosca, dove gli fu presentato un giovane imprenditore e politico locale di nome Roman Abramovich.

Rio Ferdinand Sir Alex Ferguson Manchester United
Rio Ferdinand accanto ad Alex Ferguson, nel giorno della sua presentazione al Manchester United.

Gli anni Duemila, che consacrano l’ascesa della nuova Premier League, sono il momento in cui Pini Zahavi compie il salto di qualità come procuratore sportivo. Decisivo è, soprattutto, l’incontro con Alex Ferguson e Sven-Göran Eriksson, che nel 2001 permettono al procuratore israeliano di intessere il suo primo grande giro di mercato: Jaap Stam dal Manchester United alla Lazio, e Juan Sebastián Verón dalla Lazio al Manchester United. Un anno dopo, l’affare Ferdinand (che sempre Zahavi aveva portato dal West Ham al Leeds nel 2000) suggella il suo ruolo di re del calciomercato europeo. E, nell’estate del 2003, avviene un’operazione che lo renderà davvero ricco: media l’acquisizione del Chelsea da parte di Abramovich, occupandosi successivamente di alcune operazioni di mercato dei Blues. E qui, mentre diventa una sorta di star del calciomercato inglese, incomincia anche a farsi una fama sinistra: quella di un personaggio che agisce al limite delle regole, favorito dai suoi contatti e motivato unicamente dai soldi.

Nel luglio 2003, Zahavi organizza un incontro tra Eriksson e Abramovich, per discutere del possibile ingaggio dello svedese sulla panchina del Chelsea, sebbene sia sotto contratto con la Football Association per guidare la Nazionale inglese. Nel gennaio 2005, fa incontrare il direttore generale dei Blues Peter Kenyon e il loro nuovo allenatore José Mourinho con Jonathan Barnett, l’agente di Ashley Cole, terzino sinistro dell’Inghilterra e dell’Arsenal. Quando questa storia viene divulgata sui giornali, scoppia uno scandalo: le regole inglesi vietano a un giocatore o ai suoi rappresentanti di discutere con un club mentre è sotto contratto con un altro. Kenyon, Barnett, Mourinho e il Chelsea ricevono dunque delle sanzioni da parte della Premier League, ma non Zahavi, che essendo registrato come agente in Israele non rientra nella giurisdizione del calcio inglese.

Negli stessi anni, inizia anche a collaborare strettamente con Milan Mandarić, un imprenditore serbo che dal 1998 è proprietario del Portsmouth. È grazie a Zahavi che i Pompeys mettono le mani sul centravanti nigeriano Yakubu Ayegbeni, che è in tutto e per tutto una “creatura” dell’agente israeliano: nel 1999, Zahavi ne raccomanda l’acquisto a Ya’akov Shahar, amico d’infanzia e proprietario del Maccabi Haifa, dopo che Yakubu gli è stato segnalato da Barry Silkman, nel frattempo divenuto suo collaboratore. L’attaccante passa al Portsmouth e, dopo due buone stagioni, viene ceduto al Middlesbrough per 7,5 milioni di sterline: Zahavi riceve una commissione per ognuna di queste operazioni. Poi, nel gennaio 2006, media la cessione del Portsmouth da parte di Mandarić all’imprenditore franco-russo-israeliano Alexandre Gaydamak, pochi mesi dopo aver aiutato il padre di quest’ultimo, Arkadi Gaydamak, ad acquistare il Beitar Gerusalemme. Il primo acquisto del nuovo Portsmouth è un altro nome della cerchia di Zahavi: un allenatore israeliano di nome Avram Grant, che viene assunto come direttore tecnico e che, un anno dopo, verrà suggerito ad Abramovich per sostituire Mourinho sulla panchina del Chelsea.

La gestione Gaydamak al Portsmouth si rivelerà, però, catastrofica: nel giro di quattro anni, il club si ritroverà sommerso dai debiti, a causa anche delle corpose commissioni da pagare a Zahavi per i trasferimenti dei giocatori, e precipiterà nelle serie minori. Ma il “capolavoro” del superagente israeliano è un altro, e si chiama Media Sports Investment: è una società fondata a Londra nel 2004 da un altro suo conoscente, il procuratore iraniano Kia Joorabchian, e finanziata da fondi provenienti dalla Russia. Di sicuro, alle spalle di MSI ci sono l’oligarca e politico Boris Berezovsky e Badri Patarkatsishvili, un imprenditore e politico georgiano, già presidente della Dinamo Tbilisi, ma si vocifera che nel progetto investa trasversalmente anche Abramovich, da tempo legato a Berezovsky. Zahavi non ha quote nella società e collabora unicamente come broker, ma sembra molto probabile che sia stato lui a mettere in relazione questi personaggi. In più, è sicuramente sua la grande idea di business di MSI: acquistare i cartellini dei giocatori e “prestarli” a club ambiziosi ma con poche possibilità economiche, facendosi pagare una sorta di noleggio.

Pini Zahavi Nasser Al Khelaifi PSG

È un sistema destinato a diventare noto come “third-party ownership”, che Zahavi rivendica di aver scoperto in Sudamerica negli anni Novanta (quando, tra le altre cose, gestì il trasferimento del cileno Marcelo Salas dal River Plate alla Lazio del suo amico Eriksson) e di avere poi importato in Europa. Proprio il Sudamerica è il luogo in cui MSI inizia a operare, assicurandosi giocatori come Carlos Tevez, Carlos Alberto e Javier Macherano. Nel 2005, questi giocatori vengono piazzati al Corinthians, che si legherà a doppio filo alla società di Joorabchian, finendo per esserne praticamente distrutto quando, un anno dopo, MSI deciderà di spostare Tevez e Mascherano al West Ham, sempre tramite mediazione di Zahavi.

Nel novembre 2006, l’agente israeliano è ormai diventato una delle figure più controverse e discusse del calcio inglese, e anche per migliorare la sua immagine accetta di rilasciare la sua prima storica intervista a Jamie Jackson del Guardian. Nonostante ciò, il ritratto che ne esce di lui, sebbene più approfondito rispetto al passato, non fa che alimentare i dubbi sul suo modo di operare. MSI viene chiusa nel 2008, ma la carriera di Zahavi prosegue come al solito, dedicandosi sempre più al ruolo di agente di giocatori e meno a quello di broker tra le parti. Con la sua società, Gol International, arriva ad amministrare le carriere di alcuni dei più noti calciatori al mondo: Robert Lewandowski, Yannick Carrasco e Neymar, che nel 2017 porta al PSG dal Barcellona per la cifra record di 222 milioni di euro (ricevendo una commissione di quasi 11 milioni).

Dopo oltre 40 anni di attività, la fama negativa che lo circonda non è mai stata dissipata. Oggi è ritenuto sostanzialmente persona non grata al Bayern Monaco, da quando nel 2020 ha chiesto una commissione da 10 milioni di euro per il rinnovo del contratto di David Alaba. Per questa storia, Uli Hoeness, uno dei massimi dirigenti del club tedesco, ha definito Zahavi un “avido piranha” (sfruttando un’evidente similitudine tra piranha e il nome completo del procuratore, Pinhas). Nel dibattito calcistico in Germania si dice ormai che, se un giocatore del Bayern in attesa di rinnovo decide di rivolgersi a Zahavi, è perché ha deciso di lasciare il club: è quello che ha fatto nel maggio 2025 Leroy Sané, arrivando subito dopo alla rottura col club e trasferendosi al Galatasaray.

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Fonti

GOUAILLARD Frédéric, FOLGOAS Ronan, De Neymar à Aurier… Pini Zahavi, l’agent très secret qui facilite la vie du PSG, Le Parisien

JACKSON Jamie, Profile: Pini Zahavi, football’s first and only super-agent, The Guardian

LOCK Simon, DAVIES Rob, ‘I worked for Abramovich?’: footballers were owned by oligarch via offshore deals, The Bureau of Investigative Journalism

TAMSUT Felix, Pini Zahavi: A journalist turned superagent, DW

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