Mancano tre minuti ai calci di rigore quando Ahn Jung-hwan segna il gol più importante della sua carriera: un cross dal centrosinistra, e lui – misconosciuto attaccante di 1 metro e 77 – stacca benissimo, prendendo il tempo addirittura a Paolo Maldini – che gli darebbe 9 cm piedi a terra – e insacca il gol del 2-1. Per le regole del 2002, è golden goal: la Corea del Sud elimina l’Italia agli ottavi di finale dei Mondiali. E dire che la partita, per Ahn, era iniziata malissimo, sbagliando un rigore dopo pochi minuti che avrebbe potuto portare avanti i suoi. Invece aveva poi segnato Vieri, e gli Azzurri avevano più di una volta sfiorato il raddoppio, prima di venire riacciuffati quasi nel recupero da un tiro di Seol Ki-hyeon, liberato da un goffo intervento di Panucci. Poi ancora vari errori dell’Italia ai supplementari, tensioni con l’arbitro Byron Moreno – che espelle inspiegabilmente Totti, il quale invece sostiene d’aver subito un fallo da rigore – e alla fine l’insperata occasione del riscatto. Un gol che cambierà la sua vita, ma non in meglio.
È un assurdo gioco del destino, che abbia segnato proprio lui: uno dei soli due calciatori della rosa coreana a militare in Europa (l’altro è Seol, dell’Anderlecht, l’autore del pareggio), e l’unico a giocare in Italia. Di certo, sebbene sia il coreano più conosciuto dai suoi avversari, non è quello più amato dai suoi connazionali, e tantomeno dal suo allenatore Guus Hiddink: l’idolo dei tifosi è il capitano Hong Myung-bo, un difensore veterano, mentre il ct olandese stravede per la 21enne ala destra Park Ji-sung, che gioca in Giappone. Ahn non è stato neppure nell’undici titolare dei primi due match del girone, subentrando sempre nel secondo tempo. La rete segnata agli Stati Uniti ha però fatto crescere le sue quotazioni, e così Hiddink lo ha schierato titolare nell’ultima gara della fase a gruppi contro il Portogallo, e poi di nuovo contro l’Italia. Ha 26 anni, è una seconda punta agile e con una buona tecnica, e da due anni gioca nel Perugia, il club più multietnico della Serie A.
Sebbene in Italia nessuno lo sappia, alle spalle ha una storia personale durissima. È cresciuto orfano di padre, affidato a una nonna e costretto a vivere in povertà: ha scelto di giocare a calcio proprio perché aveva saputo che la squadra locale dava da mangiare pane e latte ai suoi giocatori. Lo hanno accettato in squadra perché era molto veloce, e divenne una delle punte più talentuose tra gli adolescenti della Corea del Sud, ottenendo una borsa di studio per la Ajou University di Suwon: il calcio era veramente riuscito a permettergli di riscattarsi da una condizione sociale molto modesta. È in quel momento che le strade di Ahn e dell’Italia s’incontrano per la prima volta, quando nell’agosto del 1997 vola a Palermo con la selezione coreana per disputare le Universiadi: per la formazione asiatica si tratta di un exploit incredibile, chiuso con una medaglia d’argento, dopo la sconfitta in finale contro l’Italia (in cui giocava, per dire, Massimo Oddo).
L’ascesa di Ahn nel calcio coreano è rapidissima. Tornato a casa dopo l’esperienza siciliana, trascina la sua squadra a vincere il campionato universitario, e a 22 anni firma un contratto da professionista con il Busan Daewoo Royals. Un anno dopo, nel 1999, viene eletto miglior giocatore del campionato sudcoreano, e attira l’interesse del Perugia. Il club umbro si è fatto un certo nome, in Italia, per il suo scouting in territorio asiatico: nel 1998 ha portato in Serie A il centrocampista giapponese Hidetoshi Nakata, che è subito divenuto una star, venendo venduto alla Roma per 30 miliardi di lire. Adesso il presidente del Perugia Luciano Gaucci vuole un altro colpo del genere, e ha messo nel mirino due “nuovi Nakata”: uno è il cinese Ma Mingyu, che ha 28 anni, e l’altro è appunto Ahn. Il primo passa completamente inosservato dalla città umbra, ma il coreano, invece, fa una buona impressione sul suo allenatore Serse Cosmi, che lo schiera titolare già nella prima giornata di campionato. “Dimostrerò di essere meglio di Nakata” dichiara alla sua presentazione, e alla fine in primavera arrivano anche i suoi primi gol: il 22 aprile 2001 segna nel recupero la rete del 2-2 contro l’Atalanta quinta in classifica; una settimana dopo va ancora in gol, nella vittoriosa trasferta di Bari; il 13 maggio addirittura realizza una storica doppietta nel 3-3 di Udine.

È ovvio che, oltre alle sue qualità, Ahn è rimasto a Perugia per volontà di Gaucci. Il patron del club umbro sa che nell’estate del 2002 la Corea del Sud ospiterà i Mondiali assieme al Giappone, e conta di ottenere grandi introiti col merchandising della maglia del suo attaccante coreano. Se il Mondiale andrà bene, potrebbe anche di rivenderlo per una bella cifra. Infatti, dopo l’addio del cileno Héctor Tapia si decide di dare ad Ahn la maglia numero 10, sebbene l’arrivo di Nicolás Córdova gli tolga un po’ di spazio da titolare. Nella stagione precedente ai Mondiali, l’attaccante asiatico si conferma però un giocatore frequentemente utilizzato nelle rotazioni di Cosmi, anche se alla fine realizza una sola rete, il 27 gennaio nella vittoria per 3-1 in casa sul Verona. “Tecnicamente – spiega Cosmi alla stampa – ha doti senza dubbio eccezionali. Penso che abbia i numeri per fare una buona carriera”. Poi arriva la Coppa del Mondo, e lo storico gol all’Italia, che spedisce la Corea del Sud ai quarti di finale per la prima volta nella storia. Mentre Ahn e compagni festeggiano, nella Penisola infuria la polemica: contro l’arbitro Byron Moreno, accusato di aver spudoratamente favorito la squadra di casa, e contro Ahn Jung-hwan, il traditore.
“Quel signore non deve più accostarsi alla nostra squadra” dichiara da Perugia Luciano Gaucci alla Gazzetta dello Sport, annunciando di aver dato ordine ai suoi dirigenti di non riscattare il giocatore. Ahn, infatti, è arrivato in Umbria in prestito biennale, una sorta di prova per capire se meritasse un ingaggio definitivo. “Sono indignato! – prosegue Gaucci – Lui si è messo a fare il fenomeno soltanto quando si è trattato di giocare contro l’ Italia. Io sono nazionalista e questo comportamento lo considero non soltanto una comprensibile ferita al mio orgoglio di italiano, ma anche un’offesa ad un Paese che due anni fa gli aveva spalancato le porte!”. Le parole di Gaucci sono durissime: accusa Ahn di essere sempre stato un “modesto comprimario”, un “oggetto misterioso” che non ha saputo sfruttare le opportunità offertegli dal club (nonostante la sua prima stagione in Italia sia stata decisamente buona). Gaucci ne fa una questione di principio, dice che non gli interessa prendersi i meriti di aver scoperto Ahn e nemmeno di venderlo per farci dei soldi. “Non intendo più pagare lo stipendio a uno che è stato la rovina del calcio italiano” conclude.
Così, il caso Ahn è servito: l’attaccante diventa il capro espiatorio dei problemi di una Nazionale italiana che ha lasciato spesso a desiderare nelle precedenti partite della gestione Trapattoni, nonostante la grande mole di talento a disposizione del ct. Intervistato dal Corriere della Sera, Cosmi rivendica la paternità della decisione di cacciare il coreano da Perugia: “Ahn oggi ha fatto il suo dovere e non ha colpe per quello che è successo. Ma va dato un segnale a favore del calcio italiano: preferisco far giocare Gatti”. Lo stesso Gaucci conferma la sua decisione parlando in tv, con toni ancora più diffamatori: “Quando è venuto da noi era una pecorella, non aveva i soldi per comprarsi un panino. È diventato ricco senza fornire prestazioni eccezionali. E poi al Mondiale si è messo a sparlare del calcio italiano”. È improbabile che Ahn, che quando arrivò a Perugia era già professionista da un paio d’anni, non avesse i soldi per comprarsi da mangiare: quello del presidente del Perugia è un insulto gratuito e immeritato, reso ancora più grave dal fatto che Ahn, da bambino, la fame l’ha sofferta per davvero.
Il suo è il volto del nemico, in un paese in cui, dalle elezioni dell’anno precedente, il partito di destra nazionalista Alleanza Nazionale – in cui militano diversi nostagici del Fascismo, come il deputato Ignazio La Russa – è il quarto più votato del paese e il secondo più influente nel governo Berlusconi. È lo stesso Gaucci a giustificare la sua decisione per il fatto di essere un “nazionalista”: detto così, alla leggera. Lo straniero traditore dev’essere cacciato, in barba ai soldi. E intanto la Corea del Sud fa l’impresa: elimina anche la Spagna, e alla fine chiude i Mondiali al quarto posto. Nel frattempo, il nazionalista Gaucci ha lasciato passare la tempesta e – sorpresa! – ha riscattato il cartellino di Ahn, ma adesso è l’attaccante a non voler tornare al Perugia: “Ringrazio l’Italia, a cui sono affezionato, per come mi ha accolto. Ma le parole di Gaucci mi hanno fatto troppo male: mi ha offeso dicendo, tra le altre cose, che prima di venire da loro non avevo i soldi per comprare il pane”. Alessandro Gaucci, figlio del presidente e amministratore delegato del club, dice che è tutta una macchinazione dei procuratori del giocatore: “Probabile che siano arrivate offerte e stiano facendo di tutto per approfittarne”. Ma chi sembra aver fiutato l’occasione di fare un buon affare pare proprio essere il Perugia, a giudicare dal brusco cambio dei toni: “Ahn è un bravo ragazzo e non penso che abbia potuto dire certe cose” commenta, paternalisticamente, Luciano Gaucci.

Alla fine, la faccenda si può risolvere in solo modo: Ahn accetta di tornare al Perugia, ma solo a condizione di essere immediatamente ceduto. Ha dei contatti con alcuni club della Premier League, ma non si trova l’accordo definitivo, e così a settembre torna in Asia, per giocare con i giapponesi dello Shimizu S-Pulse. L’Italia non lo ha dimenticato, purtroppo: a marzo, sul Corriere della Sera esce un articolo sugli sviluppi della sua carriera pieno di dettagli denigratori. Si parla del fatto che non è riuscito a trovare una squadra in Europa ed è dovuto tornare deluso in Asia, in un club di bassa classifica (eppure, lo Shimizu ha chiuso l’annata 2001, dopo l’arrivo di Ahn, quarto nella J-League); si indugia sul fatto che i soldi che guadagna servono “per esaudire i costosi desideri della bella moglie e per cominciare a dare una mano alla suocera, finita in carcere per debiti a ottobre e sempre ignorata dall’altezzosa consorte”. L’articolo prosegue con altre considerazioni poco lusinghiere e alquanto fantasiose, concludendo che Ahn adesso “sembra essere guidato in tutto e per tutto dai criteri marketing del pallone”. Questo solo perché in Giappone e in Corea è diventato un apprezzato testimonial pubblicitario, perché è bello e ha sposato l’ex-Miss Corea Lee Hye-won (la “bella” e “altezzosa” consorte). Un ragazzo che – ricordiamolo ancora – da bambino faceva letteralmente la fame.
Alla fine, la carriera di Ahn si rivela tutt’altro che insoddisfacente: la sua seconda stagione allo Shimizu lo vede segnare addirittura 19 reti complessive, e nel 2004 approda allo Yokohama F. Marinos, con cui vince il campionato. Nell’estate del 2005 torna in Europa: gioca mezza stagione col Metz, in Francia, e il resto in Bundesliga col Duisburg. Resta in Germania per i Mondiali, dove segna subito un gol decisivo alla prima partita, permettendo alla Corea del Sud di battere il Togo, anche se poi la selezione asiatica non riuscirà a passare il turno. A quel punto segue i suoi compagni di squadra nel ritorno in patria, e firma col Suwon Samsung Bluewings. Dopo una nuova esperienza nel suo primo club, a Busan nel 2008, prende la via della Cina, firmando con il Dalian Shide, dove disputa tre stagioni prima di ritirarsi, e riesce anche a giocare il suo terzo Mondiale, nel 2010.
Intanto, nel 2005 il Perugia è fallito: Gaucci e i suoi figli, Riccardo e Alessandro, hanno devastato il club, usandolo come una macchina per fare soldi che poi venivano aspirati dalle casse societarie e utilizzati per tenere in piedi le altre attività di famiglia pesantemente indebitate. La vicenda Ahn, alla luce di tutto questo, assume una luce ben diversa: xenofobia e demagogia, usati da Gaucci per farsi bello con i tifosi italiani e cavalcando l’indignazione popolare, mentre in realtà cercava solamente di fare soldi cedendo un calciatore sconosciuto divenuto improvvisamente una star. Quando il club umbro fallisce, Luciano Gaucci scappa a Santo Domingo per sfuggire all’arresto, e da lì patteggia tre anni per bancarotta fraudolenta e reati fiscali, ma grazie all’indulto non fa un minuto di galera. La stampa italiana se lo era coccolato a lungo, questo personaggio, andando dietro alla sua battaglia contro il calciatore traditore. Nel 2015, Ahn Jung-hwan ha rivelato al magazine francese So Foot che quando giocava in Serie A aveva subito insulti razzisti, e che dopo quanto accaduto per il suo gol agli Azzurri non era più riuscito a tornare in Italia: “È stato troppo brutale. Non ho ricevuto sostegno da nessuno”.
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Fonti
–BIANCHI Fabio, E’ Ahn che respinge il Perugia «Il popolo coreano non vuole», La Gazzetta dello Sport
–Cosmi e Gaucci: «Non riscatteremo Ahn», Il Corriere della Sera
–KIM Hyeon-hoe, Ahn Jung-hwan, una storia triste nascosta dietro lo splendore, Sports-G [in coreano]
–HOFMAN Émilien, Ahn Jung-hwan : « Je ne suis pas revenu en Italie, c’était trop violent », So Foot
–RICCI Gianfranco, Gaucci caccia Ahn da Perugia, La Gazzetta dello Sport
–TOMASELLI Paolo, Dal Mondiale all’anonimato Il tramonto della stella Ahn, Il Corriere della Sera
Ignoravo completamente la sparata di Gaucci, di cui sono venuto a conoscenza giusto qualche settimana fa grazie ad un video di “Lo chiamavano calcio” (conosci?): un personaggio che ha dimostrato perfettamente chi era nel momento in cui sono venute a galla le sue magagne societarie.
Riguardo Ahn, avrebbe meritato di più: ma d’altronde i tifosi italiani ricordano come un “oggetto esotico” perfino Nakata, solo perché aveva gli occhi a mandorla, quando senza di lui la Roma non sarebbe mai riuscita a vincere l’ultimo suo storico scudetto. Però, anche se non aveva colpe personalmente, c’è da dire che il mondiale del 2002 fu effettivamente scandaloso: ma, come sempre, gli italiani sono molto bravi a trovare colpevoli, e pochissimo ad individuare responsabili…
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