Quella di quest’anno è senza dubbio un’edizione storica della Coppa d’Africa, la prima a giocarsi in estate, dal 21 giugno al 19 luglio, invece che tra gennaio e febbraio. Si disputa per la quinta volta in Egitto, dove la squadra di casa ha sempre vinto, con l’eccezione del 1974 (quando vinse lo Zaire, che in estate sarebbe divenuta la prima nazionale dell’Africa nera a partecipare ai Mondiali). Nel 2019, inoltre, la Coppa d’Africa potrebbe rivestire un ruolo molto importante nella corsa al Pallone d’Oro grazie all’ottima stagione dei giocatori africani del Liverpool.
Riyad Mahrez (Algeria)
Il talento offensivo dell’Algeria è sicuramente uno dei più ammirevoli di tutto il continente (Slimani, Brahimi, Ounas, Feghouli), ma tra tutti questi spicca senza dubbio l’ala destra del Manchester City. Il club di Guardiola, la scorsa estate, ha speso 68 milioni di euro per portarlo via dal Leicester City, dove Mahrez si era rivelato al mondo sotto la guida di Claudio Ranieri, arrivando alla clamorosa conquista della Premier League nel 2016 e al titolo di calciatore dell’anno del campionato inglese: è stato il primo africano e secondo non europeo (dopo Luis Suarez) a vincere il premio. Mahrez è un attaccante esterno veloce ed estremamente tecnico, che ha la sua pecca principale nella continuità e nella propensione al gioco solista, ma quando è in giornata ha pochi eguali al mondo.
Bastos (Angola)
L’Angola è una nazionale di poca esperienza internazionale e poche individualità, come ad esempio l’attaccante del Braga Wilson Eduardo (ex delle giovanili del Portogallo, nonché fratello dell’interista João Mario). Più degno di nota, a questo punto, è Bartolomeu Jacinto Quissanga, noto principalmente come Bastos, centrale difensivo in forza alla Lazio: grazie alle sue doti fisiche, Bastos ha saputo imporsi come uno degli elementi più affidabili nella retroguardia di Simone Inzaghi, in particolare per la sua visione di gioco, e in Egitto le sue capacità saranno sicuramente determinanti per la nazionale angolana.
Stéphane Sessègnon (Benin)
Pochi giocatori incarnano la propria nazionale quanto Sessègnon, che del Benin è capitano e detiene, a 35 anni, il record di gol e presenze. Trequartista tipico del calcio africano, emerse nella seconda metà degli anni Duemila prima con il Le Mans e poi con il Paris Saint-Germain, arrivando al trasferimento in Premier League nel 2011 con la maglia del Sunderland. Genio e sregolatezza, estro e discontinuità, Sessègnon non ha mai reso fin al limite delle proprie capacità, ma ha saputo ritagliarsi un proprio ruolo nel calcio europeo (nonostante l’età, fa ancora la sua figura nei turchi del Gençlerbirligi), anche se oggi il suo nome è noto soprattutto per via del suo cuginetto, il diciottenne Ryan Sessègnon, stella del Fulham e della nazionale giovanile inglese.
Saido Berahino (Burundi)
Quando aveva solo quattro anni, Berahino perse il padre, assassinato nella guerra civile in Burundi; pochi anni dopo riuscì a lasciare il paese con la famiglia, divenendo rifugiato politico in Gran Bretagna. È stato grazie al calcio che ha imparato a integrarsi a Birmingham, e nel 2013 ha esordito con la maglia del West Bromwich Albion, del quale in breve tempo è divenuto il leader del reparto offensivo. È un centravanti atipico, non particolarmente alto ma molto agile, che fa del movimento e della capacità di creare spazi per sé stesso e i compagni la sua principale abilità. Oggi gioca allo Stoke City e, dopo aver fatto tutta la trafila delle giovanili inglesi, nel 2018 ha optato per il proprio paese natio, conducendolo alla prima storica qualificazione alla Coppa d’Africa.
André Onana (Camerun)
Fin dai tempi di Thomas N’Kono, il Camerun è patria di grandi portieri, e André Onana è solo l’ultimo in ordine di apparizione: formatosi alla scuola calcio di Samuel Eto’o, è appodato giovanissimo al Barcellona e, da lì, al settore giovanile dell’Ajax, da cui ha presto fatto il salto tra i pali della prima squadra. Onana, nonostante abbia solo 23 anni, è un portiere sicuro e dallo stile di gioco moderno, capace di guidare la difesa ma anche di giocare coi piedi, servendo lunghi passaggi verso gli attaccanti e ribaltando il fronte dell’azione. In questa ottima stagione con l’Ajax, giunto fino alla semifinale di Champions League, si è segnalato quasi come un fidensore aggiunto, portando la linea di pressione fin quasi all’altezza del centrocampo. Vista l’incertezza là davanti, dovuta principalmente agli infortuni di Aboubakar e alla discontinuità di Choupo-Moting, le qualità di Onana saranno centrali nel progetto del ct Clarence Seedorf.
Nicolas Pepé (Costa d’Avorio)
In questo momento, l’ala del Lille è uno degli attaccanti africani più forti e determinanti in Europa: i suoi gol hanno condotto la formazione francese al secondo posto in Ligue 1, alle spalle della corazzata PSG e davanti a club ben più quotati come Lione, Marsiglia e Monaco. Con 22 reti in campionato, Pepé è stato il secondo miglior marcatore dell’ultima Ligue 1 dietro a Mbappé. In una squadra completa sotto molti punti di vista (Aurier, Bailly, Gradel, Kessie, Kodjia, Méité), il suo talento può diventare la ciliegina sulla torta per condurre gli Elefanti a bissare il titolo del 2015.
Mohamed Salah (Egitto)
Sulle sponde del Nilo non si è mai visto nessuno con il talento di Salah: un’ala destra, velocissima e con un controllo di palla sensazionale, a cui affianca una rara intelligenza tattica e una innata capacità di essere determinante, o con i gol o con gli assist. Ex di Fiorentina e Roma, oggi è la stella del Liverpool di Jurgen Klopp fresco campione d’Europa e, sebbene in questa stagione abbia giocato in maniera leggermente “più umana” rispetto alla precedente, resta un terminale offensivo di livello mondiale. L’anno scorso in Russia, reduce da un brutto infortunio subito in finale di Champions League, non è riuscito a lasciare il segno ai Mondiali, per cui avrà sicuramente voglia di rifarsi.
Thomas Partey (Ghana)
Partey e Rodri sono i due giocatori che più di tutti, nell’ultima stagione, hanno cambiato il gioco dell’Atletico Madrid di Diego Simeone, arrivato secondo nella Liga alle spalle del Barcellona. Il ghanese è un mediano di spinta completo e molto versatile, degno erede di Michael Essien sia per doti tecniche e atletiche, sia per quelle caratteriali, che a soli 25 anni ne fanno il giocatore di riferimento della sua nazionale. Tuttavia, la sua mentalità calcistica è tipicamente europea, essendo cresciuto all’Atletico Madrid fin dall’adolescenza. In Coppa d’Africa potrà confermare la sua raggiunta maturità come calciatore, per puntare poi, dall’anno prossimo, a essere ancora più leader nell’Atletico orfano di leader come Godin e Griezmann.
Naby Keita (Guinea)
Keita è il miglior esempio del successo del progetto calcistico della Red Bull di questi anni: scoperto in seconda divisione francese dal Salisburgo, è poi esploso nei “cugini” del RB Lipsia, consacrandosi al Liverpool di Jurgen Klopp come uno dei centrocampisti più completi nel calcio europeo. Sia in Inghilterra che nella Guinea, il suo ruolo è quello della mezzala totale, che unisce la tecnica all’atletismo, ma eccelle sprattutto nella lettura tattica delle partite. Se quest’anno il Liverpool è migliorato molto sotto il profilo difensivo, senza perdere nulla in attacco, parte del merito è anche di Keita.
Pelé (Guinea-Bissau)
Soprannome senza dubbio altisonante, quello di Judilson Mamadu Tuncará Gomes, mediano ventisettenne nato e cresciuto in Portogallo, ma che dal 2017 ha scelto di optare per il paese di origine dei suoi genitori. In gioventù, Pelé è stato una piccola promessa, fin dai suoi esordi nel Belenenses, arrivando anche nel settore giovanile del Milan. Non ha però mai trovato una maglia da titolare, girando vari prestiti senza particolare successo, per poi tornare in Portogallo; attualmente è di proprietà del Monaco, ma ha finito la stagione in prestito al Nottingham Forest, senza però mai vedere il campo. Nonostante questo, nessun altro nella Guinea-Bissau può vantare la sua esperienza, e il fatto di giocare in settore nevralgico del campo potrà sicuramente essere d’aiuto a una squadra che altrimenti rischia di passare inosservata nella competizione.
Victor Wanyama (Kenya)
Oltre a essere capitano degli Harambee Stars, Wanyama è probabilmente il miglior calciatore keniota di sempre. Fratello minore dell’ex di Parma e Inter McDonald Mariga, con cui condivide la linea mediana in nazionale, si è imposto all’attenzione generale grazie alle sue prestazioni al Celtic, divenendo il primo giocatore del Kenya a segnare un gol in Champions League. Il suo fisico possente e la sua altezza ne fanno un centrocampista difensivo completo, come visto al Southampton e, negli ultimi anni, al Tottenham, dove con gli allenamenti di Mauricio Pochettino è migliorato molto anche nel controllo di palla. Quest’anno è diventato il primo keniota a disputare una finale di Champions League.
Jérémy Morel (Madagascar)
L’isola posta nell’Oceano Indiano non ha mai avuto una grande tradizione nel calcio, eppure è stata una delle prime squadre a qualificarsi per questa Coppa d’Africa. I suoi giocatori sono quasi tutti impegnati nelle serie minori francesi o in altri campionati di secondo piano europei, come Belgio e Svizzera, con la sola eccezione del 35enne capitano Jérémy Morel: nato terzino sinistro, Morel si è pian piano evoluto in un rispettabile centrale di difesa, dal 2015 sotto contratto con il Lione, di cui è stato uno dei punti fermi in questi anni di risurrezione del club francese. Quest’anno, complice anche l’età, ha giocato molte meno partite rispetto alle stagioni precedenti, ma resta il calciatore più esperto e talentuoso di quella che è, a tutti gli effetti, la Cenerentola del torneo.
Moussa Marega (Mali)
Il centravanti maliano è stato una delle rivelazioni del sorprendente Porto degli ultimi tempi, giunto fino ai quarti di finale di Champions League. Dopo essere passato quasi inosservato nelle serie minori francesi, questo robusto centravanti – erede ideale, a Oporto, del camerunense Aboubakar – ha trovato la propria dimensione alla corte di Sergio Conceição, rivelandosi un prolifico bomber e un attaccante in grado di fare reparto da solo. In una squadra giovane ma con vari nomi interessanti (Cheik Keita, Lassana Coulibaly, Amadou Haidara e Diadie Samassékou), Marega può essere il leader in grado di portare la concretezza necessaria per raggiungere ottimi risultati.
Hakim Ziyech (Marocco)
Sono molti i giocatori di spicco, con comprovata esperienza europea, su cui Hervé Renard può fare affidamento per la Coppa d’Africa, dall’esperto difensore ex-Bayern Monaco e Juventus Mehdi Benatia a talenti mai del tutto esplosi come Sofiane Boufal e Younès Belhanda. Ma non si può discutere il fatto che la stella della squadra sia Hakim Ziyech, il trequartista cresciuto in Olanda e consacratosi quest’anno con la maglia dell’Ajax semifinalista di Champions League non solo come efficace assistman ma anche come realizzatore. Il salto di qualità di Ziyech, ora nel momento migliore della sua carriera, può coincidere con il salto di qualità di tutto il Marocco, che finora è stata una squadra con grandi potenzialità inespresse.
Hacen (Mauritania)
Un’altra sorpresa delle qualificazioni, la Mauritania si affida quasi completamente all’estro di un ragazzo di soli 21 anni ma con alle spalle oltre trenta presenze in nazionale, Moctar Sidi El Hacen. Per lui, questa Coppa d’Africa potrebbe essere l’occasione per dare una svolta alla propria carriera: cresciuto nelle giovanili del Levante, Hacen non è mai riuscito a conquistarsi un posto in prima squadra, e da questa stagione milita nella terza serie spagnola con la squadra B del Valladolid; tuttavia, la Mauritania non dispone di grande talento né esperienza, e un giocatore come lui, in questo contesto, potrebbe avere tutte le carte in regola per emergere.
Ryan Nyambe (Namibia)
Nyambe è nato in Namibia ma cresciuto in Gran Bretagna, dove ha sempre giocato nelle fila del Blackburn (attualmente in Championship, la seconda serie inglese). È un terzino destro molto fisico e dotato atleticamente, tanto che più di una volta è stato impiegato pure come esterno di centrocampo, e a ventidue anni non ancora compiuti ha ricevuto la sua prima convocazione nella nazionale del suo paese d’origine, di cui rappresenta uno dei pochi giocatori con esperienza europea.
Alex Iwobi (Nigeria)
Sulla carta, la Nigeria di Gernot Rohr si presenta in Egitto come la formazione più completa del torneo: i giocatori d’esperienza internazionale abbondano, da Ahmed Musa a Victor Moses e John Obi Mikel, e ci sono diversi giovani che si sono già messi in mostra nei principali campionati europei (Aina, Ndidi, Etebo, Success, Chukwueze, Iheanacho). A coordinare in campo tutto questo ben di Dio c’è Alex Iwobi, un centrocampista molto duttile, ma con caratteristiche principalmente offensive, che da qualche anno si è ritagliato un ruolo di primo piano nell’Arsenal e che, quest’anno, con le verticalizzazioni e il possesso palla voluti da Unay Emery, sta giocando al suo meglio, come dimostra la finale raggiunta in Europa League.
Chancel Mbemba (RD del Congo)
Il difensore del Porto è la miglior immagine della Repubblica Democratica del Congo, una squada che, passata la generazione d’oro (di cui rimangono i veterani Mpeko, Mputu e soprattutto Mbokani), ha proposto alcuni giovani promettenti che, finora, non sono riusciti a confermare quanto ci si aspettava. Mbemba è divenuto una colonna dell’Anderlecht a soli 19 anni, guadagnandosi un’occasione in Premier League con il Newcastle; ma in Inghilterra non è mai riuscito a convincere, e la scorsa estate è passato al Porto, dove però ha trascorso una stagione da comprimario. E come lui ci sono Tisserand, Imbula, Assombalonga e Bakambu: che sia questa l’occasione per riprendere il mano il destino?
Sadio Mané (Senegal)
Il Senegal è un’altra nazionale su cui tenere gli occhi puntati, per la quantità di giocatori interessanti che propone, alcuni anche di altissimo livello, come Kalidou Koulibaly del Napoli, oggi uno dei più forti difensori al mondo. Ma la stella dei Leoni di Teranga non può che essere lo straordinario attaccante del Liverpool, che quest’anno ha visto migliorare ulteriormente il proprio rendimento, dopo diverse stagioni già eccezionali: 20 reti in Premier League, suo massimo in carriera, e 4 in Champions League; secondo posto in campionato dopo un lungo testa a testa con il Manchester City, e vincitore della principale competizione europea per club. Inoltre, conquistare la Coppa d’Africa potrebbe essere l’occasione per candidarsi come principale pretendente al Pallone d’Oro, che nella storia è andato una sola volta a un calciatore africano (si trattava di George Weah, nel 1995).
Thulani Serero (Sudafrica)
Thulani Serero è il miglior prodotto della generazione sudafricana post-Mondiali casalinghi del 2010: centrocampista duttile, nato a Soweto – il sobborgo nero di Johannesburg e culla di alcuni dei migliori calciatori del paese – e cresciuto nell’Ajax di Cape Town, nel 2011 è approdato in Europa vestendo la maglia della casa madre olandese, con cui ha vinto tre Eredivisie. I suoi inizi all’Ajax sono stati ottimi, al punto da essere entrato nelle grazie del Milan, ma poi le sue prestazioni hanno incominciato a calare, in concomitanza con l’ascesa dei giovani talenti che hanno portato il club tra i migliori d’Europa in questa stagione. Così, dal 2017 veste la maglia del Vitesse, arrivato quinto nell’ultimo campionato.
Mbwana Samatta (Tanzania)
Il punto di svolta della carriera di Samatta è stato indubbiamente l’approdo al Mazembe nel 2011: con il club congolese, all’epoca vice-campione del mondo e tra i più noti d’Africa, l’attaccante tanzaniano è diventato protagonista a livello internazionale, soprattutto in occasione della Champions League africana del 2015, vinta grazie ai suoi gol. Pochi mesi dopo, Samatta si è trasferito al Genk, di cui è diventato il principale finalizzatore, con prestazione sempre crescenti, che nell’ultima stagione lo hanno portato a dominate la classifica dei marcatori e a condurre la sua squadra fino a un titolo che mancava da otto anni.
Wahbi Khazri (Tunisia)
Dopo tre stagioni non proprio esaltanti in Inghilterra, il fantasista nato in Corsica da genitori tunisini ha fatto ritorno in prestito nella Ligue 1, il campionato dove ha sempre reso al meglio: i suoi nove gol in stagione hanno consentito al Saint-Étienne di fare uno scatto dalla settima posizione dell’anno precedente alla quarta attuale. In attesa di capire se si fermerà stabilmente in Francia o tenterà di nuovo l’avventura Oltremanica, Khazri è atteso a una buona Coppa d’Africa, sia per le sue abilità come costruttore di gioco sia per quelle come finalizzatore, uomo più indicato per animare l’attacco della Tunisia.
Farouk Miya (Uganda)
Fra tutte le squadre di questa Coppa d’Africa, l’Uganda è forse quella più povera di talento, specchio di una nazione poverissima. Farouk Miya rappresenta uno dei pochi casi di calciatore ugandese che milita in un campionato europeo, anche se nella modesta lega croata, dove il suo Gorica ha raggiunto il quinto posto nella scorsa stagione. Mediano, cresciuto nei Vipers di Wakiso Town – il principale club ugandese – nel 2016 ha avuto la grossa chance di andare a giocare coi belgi dello Standard Liegi, uno dei massimi traguardi raggiunti in carriera da uno sportivo del suo paese. Oggi, a ventuno anni, Miya vanta già 57 presenze e 21 reti in nazionale, decimo per numero di partite disputate nella storia e secondo per numero di gol segnati.
Knowledge Musona (Zimbabwe)
Musona è stato il ragazzo prodigio del calcio zimbabwese: ha esordito giovanissimo nei sudafricani del Kaizer Chiefs, diventando subito una delle promesse del calcio africano e attirando l’interesse di vari club europei, trasferendosi infine all’Hoffenheim. In Germania, però, la sua carriera ha stentato a decollare e, dopo un paio di prestiti, è passato a titolo definitivo ai belgi dell’Oostende, dove ha ritrovato il fiuto del gol. In grado di giocare sia da prima punta che da attaccante esterno, grazie alla sua rapidità, Musona è il bomber della sua nazionale e il giocatore più rappresentativo. Oggi, a ventinove anni e dopo due stagioni in cui, a causa degli infortuni, ha giocato poco (con l’Anderlecht e poi in prestito al Lokeren), assomiglia però al tipico talento africano mai del tutto sbocciato.