Il sogno del Saarbrucken, un club senza nazione

Quando fu reso noto il sorteggio della prima edizione della Coppa dei Campioni, il tecnico Hector Puricelli e il presidente Andrea Rizzoli si guardarono perplessi: nessuno di loro aveva mai sentito parlare del Saarbrucken, ma la cosa che più gli stupiva era che questa squadra – che proveniva dall’angolo sud-occidentale della Germania, praticamente al confine con Francia e Lussemburgo – non gareggiava come rappresentante tedesco, ma bensì per una nazione indipendente e sconosciuta chiamata Saarland.

Occorre fare un passo indietro. Nel 1920 il Trattato di Versailles poneva fine alla Prima Guerra Mondiale e smembrava la Germania, creando uno stato cuscinetto nel bacino della Saar e affidandolo al protettorato francese. La popolazione, però, non si sentì mai parte della Francia e, dopo quindici anni, si espresse per il ricongiungimento alla Germania con il 91% dei consensi. Ci fu un’altra guerra, al termine della quale la Francia ripristinò il protettorato e iniziò a spingere per la creazione di uno stato autonomo, creando anche un campionato di calcio locale, la Ehrenliga Saarland, che però durò appena tre stagioni. Nel 1952, la Saarland partecipava alle Olimpiadi di Helsinki, senza però conseguire alcuna medaglia, e l’anno seguente prese parte alle qualificazioni per i Mondiali svizzeri, eliminando la Norvegia e costringendo allo spareggio i vicini della Germania Ovest, futuri campioni del mondo. Sempre nel 1953, un primo referendum aveva respinto il progetto di autodeterminazione della regione, e una seconda consultazione nel 1954 aveva stabilito che la popolazione preferiva la riunificazione alla Germania occidentale. L’accordo ufficiale sarebbe stato approvato in Lussemburgo nell’ottobre del 1956, e reso effettivo dal 1° gennaio dell’anno seguente.

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Werner Otto stoppa la palla, nel match perso dalla Saarland 3-0 a Stoccarda contro la Germania Ovest, valevole per la qualificazione ai Mondiali del 1954.

Nel frattempo, il Saarbrucken aveva giocato un po’ di qua e un po’ di là: subito dopo la guerra aveva preso parte in via non ufficiale alla seconda divisione francese, l’aveva vinta ma senza ottenere la promozione, dato che i match erano considerati amichevoli; il club chiese allora l’affiliazione alla federazione francese, che le venne rifiutata a causa dell’opposizione delle altre società, e per due anni si ritrovò a giocare solo amichevoli, fino a che non si iscrisse alla nuova Ehrenlig,a e la vinse nel 1951. Allo scoppio della lega locale, però, il Saarbrucken aveva deciso di affiliarsi alla federazione tedesca dell’Ovest, che la inserì nella Oberliga sud-occidentale, dove però rimase una squadra di basso profilo. Il campionato del 1954-55 fu vinto dal Rot-Weiss Essen – la squadra dell’attaccante Helmut Rahn, eroe del Mondiale vinto l’estate precedente – che si guadagnò l’invito alla prima edizione della Coppa dei Campioni, venendo però eliminato al primo turno dagli scozzesi del Hibernian.

Sta di fatto che la Coppa dei Campioni era comunque nata su impulso francese, e che formalmente la Saarland era ancora, nel 1955, una nazione indipendente: il comitato organizzatore del primo torneo europeo dei club decise di invitare il Saarbrucken come rappresentante della Saarland, in quanto ultimo vincitore, quattro anni prima, del campionato locale di calcio.

Il caso li aveva messi di fronte a un colosso come il Milan di Puricelli, il neppure quarantenne tecnico italo-uruguayano subentrato, nel finale della stagione precedente, all’ungherese Bela Guttmann, a campionato già vinto. Era il Milan dell’eccentrico portiere Lorenzo Buffon, del giovane difensore Cesare Maldini, e soprattutto del trio delle meraviglie Liedholm-Nordhal-Schiaffino: Nils Liedholm, detto il Barone, era uno dei centrocampisti più forti al mondo, nel 1948 aveva condotto la Svezia a vincere l’oro olimpico, e con i rossoneri aveva già vinto due scudetti e una Coppa Latina; il connazionale Gunnar Nordahl, di ruolo centravanti, era stato il suo fedele compagno di battaglie sia in nazionale che con il club, e pochi giocatori al mondo avevano segnato tanti gol quanto lui; Juan Alberto Schiaffino era semplicemente un genio del calcio, campione del mondo con l’Uruguay nel 1950 e dominatore assoluto del calcio sudamericano con il suo Peñarol tra gli anni Quaranta e Cinquanta.

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La formazione del Saarbrucken alla metà degli anni Cinquanta, con Hans Tauchert in panchina. Solo Gerhard Siedl fece carriera, giocando con Bayern Monaco, Basilea e AZ Alkmaar.

Il Saarbrucken, invece, era una sfilata di (poco) illustri sconosciuti. Anche per gli appassionati di calcio tedesco dell’epoca, pochissimi nomi suonavano famigliari, come quello di Herbert Binkert, che subito dopo la guerra aveva giocato un paio di stagioni allo Stoccarda e con sei reti era (e sarebbe rimasto per sempre) il maggior marcatore della Saarland, al pari del compagno di squadra Herbert Martin. Waldemar Philippi, di ruolo difensore, era stato l’unico giocatore del Saarbrucken a scendere in campo in tutti e diciotto i match ufficiali della nazionale provvisoria. C’è poco altro da dire, per la verità.

Se non che, contro ogni aspettativa, dopo appena cinque minuti San Siro venne ammutolito da un gol di Pit Krieger. Fu un fulmine a ciel sereno che minacciava tempesta ma non manteneva le promesse: il Milan si riprese, ed entro la fine del primo tempo mise a segno tre reti con Frignani, Schiaffino e Dal Monte, chiudendo la partita. O almeno così tutti credevano: appena prima del fischio del 45′, Philippi accorciava le distanze. Nella seconda metà, i tedeschi della Saarland diedero vita a un’impresa senza precedenti, andando a segno nel giro di due minuti, prima con Karl Schirra e poi con Martin, fissando il risultato sul 4-3. Fu, quello, il primo incontro ufficiale tra italiani e tedeschi, e già preannunciava le battaglie che avrebbero segnato l’epoca successiva. Sarebbe una storia bellissima, se non ci fosse stata la larga vittoria del Milan per 4-1 al ritorno.

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La cronaca del match d’andata contro il Milan, riportata sulla stampa italiana.

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Fonti

CHAPLIN Mark, POTTER Steffen, The ramarkable story of Saarbrucken, UEFA

HESSE Uli, Saarland — the forgotten national team within Germany, ESPN

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