Il calcio italiano a Piazza Fontana

“Dov’è scritto che un calciatore non debba avere idee?” – Paolo Sollier

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George Robledo: vita in musica del cileno che conquistò l’Inghilterra

“Qualunque cosa ti porti attraverso la tua vita / Va tutto bene, va tutto bene / Che sbagli o che fai giusto / Va tutto bene, va tutto bene.” – John Lennon

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Quando Hong Kong espugnò Pechino

Cina e Hong Kong si sono sempre guardate piuttosto in cagnesco: da quando la rivoluzione maoista riuscì finalmente a dare forma al diffuso sentimento nazionalista cinese, la Repubblica Popolare aveva iniziato a reclamare i territori colonizzati dagli europei, e l’ex-porto britannico era una delle zone strategicamente più importanti. Nel dicembre del 1984, un accordo stabilì il passaggio della sovranità su Hong Kong dalla Gran Bretagna alla Cina a partire dal 1997, pur mantenendo in vigore uno statuto speciale che rendeva la regione parzialmente autonoma. Sei mesi dopo, le due nazioni si trovavano ad affrontarsi su un campo da calcio, in una partita la cui importanza andava ben oltre i novanta minuti di gioco.

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I ragazzi perduti dei Mondiali Under-17

La recente esplosione del calcio giovanile in tv è connaturata al fatto che vorremmo tutti essere dei talent scout, battere i campi meno noti dell’universo del pallone e scovare baby-fenomeni da segnalare, se non alle squadre di Serie A, almeno ad amici e colleghi. Negli ultimi mesi, abbiamo sentito parlare molto del Mondiale Under-20, e più di recente di quello Under-17, ma la verità è che, più che trampolino di lancio per i campioni del domani, questi tornei sono spesso un’occasione per mettere in mostra precoci meteore.

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I cavalieri di La Coruña

Il gol di Fran mise il punto a una clamorosa sentenza che da qualche minuto pareva essere stata scritta nel destino: Deportivo 4 – Milan 0. I Rossoneri erano i detentori della Champion League, vinta l’anno prima nella storica finale tutta italiana di Manchester, e venivano dati per favoriti anche quell’anno, specialmente dopo aver regolato il Deportivo 4-1 nel match di San Siro. Ma alla Coruña il calcio aveva previsto un’epilogo ben diverso.

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Il primo sciopero del calcio

Charlie Roberts era capofila. Uscì dagli uffici della società con un quadro sottobraccio, seguito da tutti i suoi compagni, ognuno con qualcosa in mano, con l’intenzione di andarli a vendere al negozio all’angolo della strada, appena fuori dalla sede, come forma di autofinanziamento. Iniziava così il primo sciopero del calcio. Continua a leggere “Il primo sciopero del calcio”

C’era un greco a Tashkent

Dicembre 1975, lo stadio Kaftanzoglio di Salonicco, nella Macedonia greca, era pieno come non mai. Non tanto per festeggiare lo spettacolo di un calcio finalmente libero, dopo la caduta del regime dei colonnelli, ma soprattutto per celebrare il ritorno a casa di Vasilis Hatzipanagis.

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Bora a Udine

A Trieste, la gente ha una certa conoscenza della bora, il forte vento che arriva dai Balcani e spazza la città, il porto, il mare. Appena un poco più a nord, a Udine, la bora non arriva. Ci arrivò, invece, nell’autunno del 1987, Bora, che allora era poco più che un bizzarro personaggio delle panchine di calcio.

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Alla maniera del Nantes

L’11 agosto 1960, Roger Hunt e Kevin Lewis fissavano sul 2-0 il risultato di un’amichevole tra due squadre all’epoca di secondo piano del calcio europeo, il Liverpool e il Nantes. I Reds non vincevano un titolo dal 1947, e da diversi anni stazionavano in Second Division; solo un anno prima, però, in panchina si era seduto lo scozzese ex-Huddersfield Bill Shankly, che avrebbe completamente rivoluzionato il club, riportandolo nella massima serie inglese e, di lì a poco, consacrandolo come uno dei migliori al mondo. Ma a noi non interessa lui, bensì l’uomo che sedeva sull’altra panchina, José Arribas.

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