Il 17 maggio 1990, il giorno dopo la fine della stagione, viene sganciata la bomba che dà inizio alla guerra: Roberto Baggio, il 23enne fenomeno della Fiorentina, si trasferisce alla Juventus per 25 miliardi di lire. È un acquisto di cui si parla da mesi, ma che ha generato polemiche e proteste piuttosto accese da parte dei sostenitori viola: mai prima d’ora un’operazione di calciamercato in Italia aveva incendiato così gli animi. E, quando Baggio è ufficialmente un giocatore bianconero, Firenze esplode. In un mondo denso di iperboli guerresche come quello del calcio, questa volta le parole sono tremendamente appropriate: alle 18.30 cinquecento persone si riuniscono in piazza Savonarola, dove ha sede la Fiorentina, e iniziano a scagliare monetine e ghiaia contro l’edificio. La polizia, colta di sorpresa, è in forte inferiorità numerica: i soli quindici agenti presenti sul posto si riparano dietro le vetture e rispondono lanciando dei lacrimogeni per disperdere la folla, poi iniziano a sfoltire i tifosi a suon di manganellate. L’altra parte ripiega, raggiunge un vicino cantiere, mette mano ai sanpietrini e contrattacca. La polizia chiama i rinforzi. È il caos.
Nel 1985, Roberto Baggio è approdato a Firenze per 2,7 miliardi di lire, una cifra non da poco per un ragazzo di 18 anni che giocava in Serie C1. Di lui si dicono cose egregie: è un numero 10 autentico, dal talento cristallino e dalla fantasia sconfinata. Un giocatore come quelli che, in Italia, si vedono davvero di rado. La Fiorentina è stata brava a sconvarlo, a crederci, e ad attenderlo, perché per arrivare a giocare con regolarità Baggio impiega qualche anno, a causa di alcuni seri infortuni. Ma quando finalmente è a posto, nel 1987, appare chiaro a tutti che i viola hanno a disposizione il più grande calciatore italiano dei prossimi anni. Flavio Pontello, un costruttore edile legato alla Democrazia Cristiana e tra gli uomini più ricchi di Firenze, ha deciso di investire molto per riportare la società toscana ai vertici del calcio italiano: in questi anni ha acquistato giocatori come Claudio Gentile, Lele Oriali, Glenn Hysén, Ramón Díaz, Dunga, e perfino lo stimato tecnico svedese Sven-Göran Eriksson. Ma la verità è che la Fiorentina ha fatto molto rumore per nulla: non è riuscita ad andare mai oltre il settimo posto finale in Serie A, e nell’annata 1989-90 ha addirittura rischiato la retrocessione.
Il progetto di Pontello per il club viola sta franando, e così nei primi mesi del 1990 la dirigenza della Fiorentina ha iniziato a trattare con la Juventus la cessione di Baggio. Questa decisione si inserisce, però, in quadro strategico ben più ampio. Pontello ha deciso di vendere anche il club, che possiede da dieci anni, ma per renderlo più appetibile ha dovuto ricapitalizzare la società. Di conseguenza, gli investimenti sul mercato sono stati sensibilmente diminuiti, attirando l’interesse dei club più ricchi sul principale giocatore viola. La Juventus di Gianni Agnelli è stata la pretendente più credibile, e questo non ha fatto piacere ai tifosi fiorentini, una volta che la notizia è stata resa pubblica: tra viola e bianconeri c’è infatti un’acerrima rivalità. Le polemiche dei tifosi toscani contro Pontello – sia per forzare la vendita del club, sia per opporsi a quella del numero 10 – si sono dunque sommate, in un clima di crescente tensione, nel quale il giocatore, dal canto suo, non ha fatto che ribadire di voler restare a Firenze. Tutto, però, stava venendo deciso ben al di sopra della sua testa, nei dialoghi frequenti tra Pontello, Agnelli e Antonio Caliendo, il potente procuratore di Baggio.
Nel finale di stagione, prima dell’estate dei Mondiali italiani ai quali il fantasista veneto è atteso come una delle stelle principali, si arriva addirittura a uno Juventus-Fiorentina in finale di Coppa UEFA, da decidersi con una doppia sfida. L’andata a Torino termina con un discusso 3-1 in favore dei bianconeri, segnato da un gol dubbio e da feroci polemiche: tre agenti di polizia restano feriti negli scontri sugli spalti con i tifosi della Fiorentina, e nel post-partita i giocatori viola Celeste Pin e Renato Buso accusano la Juve in maniera non troppo velata di aver rubato la partita. A peggiorare le cose c’è il fatto che il ritorno non si giocherà a Firenze, dato che il Comunale è stato squalificato per un turno a causa dell’invasione di campo di un tifoso durante la semifinale. La gara decisiva per salvare la stagione della Fiorentina si deve giocare dunque sul campo neutro di Avellino, in una città in cui i bianconeri godono di maggiori simpatie rispetto ai viola. Il 16 maggio finisce 0-0, e la Juventus conquista la coppa. A fine partita, Baggio ribadisce che vuole rinnovare il contratto e restare a Firenze, ma la mattina successiva il club toscano e quello torinese siglano l’accordo per il suo trasferimento. Caliendo ancora nega che l’operazione sia conclusa, mentre Pontello addirittura annuncia di aver offerto un nuovo contratto al giocatore, ma poi viene data l’ufficialità.

Gli ingredienti per la guerra civile ci sono tutti. E, come ogni guerra che si rispetti, alle sue spalle ci sono ragioni prima di tutto economiche e politiche. Prima della Juventus, è stato il Milan di Silvio Berlusconi a farsi avanti per acquistare Baggio, ma Agnelli ha infine convinto l’imprenditore milanese a fare un passo indietro, garantendogli un patto di non belligeranza che comprende anche la complessa acquisizione della casa editrice Mondadori, che vede Berlusconi opposto a Carlo De Benedetti. Su un altro lato della trattativa, il patron bianconero è avvantaggiato anche nei confronti di Pontello dai legami commerciali tra le rispettive aziende: il proprietario della Fiorentina ha infatti una partnership con la Cogefar, una società controllata dalla FIAT, per i lavori di ampliamento dell’aeroporto di Manila, nelle Filippine. C’è poi la questione del rinnovamento della Juventus, che vuole porsi come guida del nuovo calcio italiano inaugurato dai Mondiali: a capo del club è arrivato Luca Cordero di Montezemolo (reduce proprio dall’organizzazione di Italia ’90), in panchina il promettente tecnico Gigi Maifredi, e dalla prossima stagione si giocherà anche in un nuovo stadio, il Delle Alpi.
Per Baggio, la Juventus spende la cifra più alta mai pagata per un calciatore a livello mondiale; al trequartista vanno poi 2 miliardi di lire all’anno, e al suo procuratore Caliendo una commissione del 10%. Siamo negli anni che precedono la sentenza Bosman, per cui il potere decisionale di un giocatore è estremamente limitato: il trasferimento viene definito tra le due società, con i bianconeri che poi discutono con l’agente i dettagli del contratto; a Baggio non resta che prendere atto di una situazione già stabilita da altri, dando un’accettazione che è però una pura formalità. Alla conferenza stampa con il nuovo club, gli verrà messa al collo una sciarpa della Juventus, che lui però si toglierà subito, gettandola via. Ma, prima di tutto questo, ci sono i fatti di piazza Savonarola. I tifosi viola fuori dalla sede del club ascoltano la diretta di una radio locale della conferenza che, lassù ai piani alti, sta tenendo Pontello assieme agli altri dirigenti. Viene confermata la cessione di Baggio, ormai un segreto di Pulcinella, ma soprattutto arriva un’altra bordata alla tifoseria: la famiglia Pontello ha deciso di non vendere più la Fiorentina.
I fatti che seguono, diventeranno noti come la rivolta per Baggio, ma più probabilmente si è trattato di una somma di fattori. I disinvestimenti dei Pontello delle ultime stagioni, la cocente delusione per la sconfitta nella finale di Coppa UEFA, i sotterfugi e le false smentite della società attorno all’affaire Baggio, la sensazione di essere stati ingannati e traditi, e infine, a far traboccare il vaso, la scoperta che i traditori sarebbero rimasti alla guida del club. I Pontello hanno gestito malissimo la situazione, sottovalutando la rabbia dei tifosi fiorentini, anche quando, nei giorni precedenti, il proprietario è stato minacciato per strada a Firenze. Dopo i primi scontri a piazza Savonarola, la polizia invia rinforzi anche davanti alla casa dei Pontello, in piazzale Donatello. Intorno alle 22.00, gli scontri riprendono, ma questa volta in strada non ci sono solamente gli ultras: il caso Baggio ha fatto da catalizzatore di una rabbia sociale che, negli ultimi mesi, Firenze ha iniziato a conoscere molto bene. A fine febbraio, si sono verificate diverse aggressioni contro gli immigrati africani: in una città con una forte anima di sinistra, dal 1985 governata da un’alleanza tra socialisti e comunisti, molti cittadini hanno celebrato gli aggressori come eroi. Per riportare l’ordine, nei giorni successivi Firenze era stata militarizzata, ma il grande dispiegamento di poliziotti era servito soprattutto per arrestare e sgomberare molti ambulanti stranieri, per lo più senegalesi, che così il 12 marzo avevano protestato in massa, con il supporto degli studenti e delle associazioni di sinistra.
In tutto questo contesto, il ruolo degli ultras della Fiorentina non è secondario. In prima fila, ovviamente, nelle proteste contro Pontello e la cessione di Baggio, alcuni di loro vengono anche identificati tra gli aggressori dei migranti del febbraio precedente. Dire che tutta questa storia riguardi solamente il trasferimento di un calciatore appare sempre più una grave minimizzazione. Nel frattempo, la sera di giovedì 17 ci sono duecento persone a protestare sotto la casa dei Pontello, promettendo – sulle note di Guantanamera – di tornare tutte le sere. La polizia li disperde con le cattive, ma il giorno successivo ritornano, più numerosi e più agguerriti. Per le strade della città compaiono scritte come “Uccidere i Pontello non è reato”. Il questore ha imposto una sorta di coprifuoco, con la chiusura di tutti i locali pubblici alle 22.30. Una molotov viene lanciata contro un cantiere della ditta dei Pontello, scatenando un incendio. La polizia carica di nuovo, e questa volta è una vera e propria battaglia. I contestatori si disperdono, poi si raggruppano e lanciano un nuovo assalto in un altro punto della città. Vengono vandalizzati i cartelli stradali, dati alle fiamme i cassonetti. La protesta arriva fin sotto lo stadio Comunale, appena rinnovato per i Mondiali. E, il giorno dopo, l’obiettivo dei rivoltosi si sposta anche fuori città: Coverciano, dove ha sede il ritiro della Nazionale.

Il Centro tecnico federale viene circondato da un cordone di agenti, Roberto Baggio – che deve presentarsi alla convocazione del ct Azeglio Vicini – viene scortato all’interno nascosto in una volante della polizia. C’è chi teme addirittura possa verificarsi un attentato di qualche tipo. Il clima è surreale: mentre gli Azzurri iniziano la loro preparazione per il Mondiale casalingo, che dovrebbe essere il simbolo di un’Italia moderna ed efficiente, fuori dai cancelli le forze dell’ordine sono impegnate a respingere un assedio da parte di tifosi e cittadini inferociti. Dopo due giorni di guerriglia, si contano centinaia di fermi, 26 arresti, e decine di feriti tra manifestanti e poliziotti. Tra gli arrestati c’è anche il diciannovenne David Barbieri, figlio dell’assessore al decentramento e alla sicurezza sociale Ezio Barbieri, uno degli esponenti comunisti più apprezzati di Firenze, che di conseguenza sceglie di rassegnare le dimissioni.
Per provare a placare gli animi, la FIGC decide di tenere l’allenamento di domenica della Nazionale a porte aperte: l’impianto di Coverciano si riempie di 3.000 persone, costantemente sorvegliate dalla polizia, con tanto di elicottero che sorvola la zona. Gli scontri violenti sono ormai alle spalle, ma la rabbia di Firenze no: dagli spalti piovono insulti e oggetti, in particolare contro i giocatori della Juventus, ma anche contro Baggio, passato incolpevolmente da eroe popolare a traditore. “Vado al Mondiale da fiorentino, non da juventino” chiarirà nei giorni successivi, ribadendo ancora una volta di essere stato costretto a lasciare la Fiorentina. Lascerà, infine, anche Pontello: un mese dopo la rivolta, la proprietà del club viola passerà nelle mani del produttore cinematografico Mario Cecchi Gori, da mesi interessato al club ma che in precedenza aveva detto di volere acquistare la Fiorentina solo con Baggio in squadra.
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Fonti
–AUDISIO Emanuela, Guerriglia in nome di un campione, La Repubblica
–Gli scontri a Firenze per la cessione di Roberto Baggio alla Juventus, Il Post
–SALTARI Dario, Baggio alla Juventus, Firenze brucia, L’Ultimo Uomo