Il saluto di Mark Bosnich

Ci sono occasioni che non ci si può lasciar sfuggire. Diventare un giocatore del Manchester United, fresco vincitore della Champions League, è una di queste, e il prestigio di questa chiamata è accresciuto dal fatto che i Red Devils ti vogliono per ereditare la storica maglia di Peter Schmeichel. Il danese, a 36 anni, ha deciso di trasferirsi in Portogallo allo Sporting Lisbona, e il suo trono è rimasto vacante. Mark Bosnich, 27 anni, è l’uomo scelto per prenderne il posto: un evento storico non solo per lui ma anche per tutto il misconosciuto calcio australiano. Viene da sette stagioni di buon livello all’Aston Villa, dopo che proprio lo United lo aveva portato in Inghilterra, ma il suo acquisto suscita alcuni malumori nella tifoseria. Su Bosnich, infatti, grava il sospetto di simpatie naziste.

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Un torneo di calcio in piena guerra del Vietnam

“È una situazione totalmente sicura, non c’è nulla da temere. Inoltre, è una grande opportunità per tutti noi.” Probabilmente la scusa fu questa, detta in poche parole. Non è la prima volta che i calciatori australiani – non certo i più famosi al mondo – partivano per una tournée all’estero, ma sicuramente questa era la più assurda che la Federazione avesse organizzato. Il Friendly Nations Tournament sarebbe durato dal 4 al 14 novembre 1967, mettendo a confronto i Socceroos con altre sette selezioni, nella “splendida” location di Saigon. Sì, proprio Saigon.

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Gli immigrati che portarono l’Australia ai Mondiali

Un tempo, l’Australia era nota come il Nuovissimo Mondo: un’isola sconfinata posta ai più remoti confini del pianeta, e ancora sostanzialmente disabitata; dopo essere stata per anni la colonia penale della Gran Bretagna, si evolse nella terra di rifugio di molti poveri e diseredati della Vecchia Europa, in cerca di una nuova America. Furono loro a condurre i Socceroos al primo Mondiale della storia dell’Oceania. Continua a leggere “Gli immigrati che portarono l’Australia ai Mondiali”