Appunti sparsi per una storia sociale del calciomercato

Dusan Vlahovic della Juventus

Non c’è estate senza calciomercato. In queste settimane è tutto un fiorire di analisi, indiscrezioni, colpi di scena e opinioni tattiche; eppure paradossalmente il calciomercato in sé è uno dei fenomeni meno studiati e analizzati del calcio contemporaneo. Chi ha provato a fare qualche lavoro più approfondito su questo tema, ha finito sempre per fermarsi sulla superficie: la storia del calciomercato come la storia dei trasferimenti dei giocatori, delle cifre di cartellini e stipendi, dei metodi di contrattazione, dei club e dei campionati dominanti. Mentre invece la parte più interessante e suggestiva è un’altra: il calciomercato come storia di chi i trasferimenti di giocatori li racconta, dei metodi e dei canali che i giornalisti hanno usato e usano per parlarne. Perché acquisti e cessioni esistono da quando esiste il calcio (prima ancora del professionismo), ma solo di recente il calciomercato è diventato davvero un fenomeno culturale pervasivo.

Basta aver sfogliato almeno una volta una vecchia edizione di un quotidiano sportivo per rendersi conto di quanto ridotto fosse lo spazio del calciomercato, per esempio, negli anni Settanta. Limitato solo a precisi momenti della stagione (soprattutto durante la pausa tra due annate), non conosceva specialisti ed era piuttosto un’occupazione occasionale di chi, nel resto del tempo, raccontava le partite. Oggi, il panorama mediatico in cui ci si muove è del tutto differente: il calciomercato occupa la stragrande maggioranza della cronaca calcistica, in Italia e non solo, e ormai da anni deborda abbondantemente al di fuori dello spazio delle finestre estiva e invernale in cui possono essere effettivamente registrati i nuovi acquisti. Il calciomercato ormai detta il ritmo del giornalismo sportivo, ne cannibalizza i contenuti, e attira l’interesse dei lettori molto più che qualsiasi altro argomento. È diventato un comodo rifugio per qualsiasi sito in cerca di visualizzazioni facili e, soprattutto, quotidiane, slegate dalle eventualità occasionali della cronaca.

Un tempo, tifosi e appassionati erano orientati principalmente a un’informazione sportiva che parlava di risultati, di calcio giocato, di formazioni e stato di forma delle squadre. Oggi il sito più visitato del settore a livello mondiale è probabilmente il tedesco Transfermarkt, un aggregatore di dati e statistiche nato originariamente come database dedicato ai trasferimenti, come ancora confessa il suo nome. Ma in Francia Footmercato è secondo solo a L’Équipe per diffusione tra il pubblico, mentre altrove dominano siti apparentemente minori ma con numeri migliori di testate molto più blasonate: Fichajes.com, Caught Offside, TuttoMercatoWeb, Calciomercato.com, eccetera. In Italia, uno dei programmi televisivi più popolari in ambito sportivo si chiama letteralmente Calciomercato – L’originale, in onda su Sky Sport.

Il nostro paese sembra essere al centro di questa galassia. Qui sono nati alcuni dei più longevi siti di news di mercato ancora attivi, come i due citati poco sopra: TMW risale al 2000, ed è diventato una testata registrata cinque anni dopo; Calciomercato.com è nato addirittura nel 1996, e rivendica di essere stato “il primo sito web italiano dedicato al calcio”. In Italia, i maggiori esperti di trasferimenti lavorano in programmi tv specializzati e hanno addirittura dei siti personali che sono in realtà delle testate con ampie redazioni, ma i cui nomi rimandano direttamente ai fondatori, assurti ormai a veri e propri brand (pensiamo a GianlucaDiMarzio.com e AlfredoPedulla.com). Ma a sottolineare ancora di più come il calciomercato sia diventato dominante nella nostra informazione, basti pensare che il giornalista sportivo più conosciuto e influente al mondo è proprio un esperto di trasferimenti (pure lui italiano): Fabrizio Romano. Ha oltre 25 milioni di follower su X e più di 39 milioni su Instagram: su quest’ultima piattafaorma è seguito da più gente rispetto al Milan, all’Atlético Madrid, al Borussia Dortmund e all’Arsenal.

Fabrizio Romano con il Globe Soccer Award
Fabrizio Romano con il Globe Soccer Award vinto sia nel 2022 che nel 2023 come miglior giornalista sportivo al mondo. Negli stessi anni è stato inserito nella lista di Forbes degli under-30 più influenti in Europa.

Nessuno quanto Romano racconta come il calciomercato sia diventato un fenomeno senza precedenti nel mondo dell’informazione. Se un tempo i giornalisti sportivi di riferimento erano apprezzati per le loro capacità di scrittura e di riflessione, lui si segnala per una prosa essenziale e asciutta, perfettamente in linea con lo stile di comunicazione dei social media. Riporta fatti, non esprime opinioni, è sempre sul pezzo e ha le informazioni prima di tutti gli altri. Ha saputo coniare uno slogan di enorme successo (Here we go!), che ormai viene citato anche nella comunicazione degli stessi club professionistici, a testimonianza di come sia diventato pop. Nel 2022 Rory Smith lo ha definito sul New York Times “il Profeta del Calciomercato”. Non è nemmeno legato a una specifica testata, ma collabora con molte diverse, e guadagna soprattutto attraverso il suo canale YouTube e gli sponsor personali: il suo è un modello di business del tutto inusuale, per un giornalista. E, per un Fabrizio Romano che fa il capofila, ci sono numerosi altri emuli, non ai suoi livelli ma comunque di enorme successo: Nicolò Schira, Matteo Moretto, Florian Plettenberg, David Ornstein, e così via.

Una prima domanda per iniziare a esplorare questo argomento potrebbe essere: quando è stato che il calciomercato ha iniziato a “mangiarsi” il giornalismo sportivo? Sicuramente i social media ne sono stati un grande detonatore, superando la necessità di intermediari mediatici tra l’esperto e il pubblico, e soprattutto consentendo di cavalcare la stretta contemporaneità e il flusso continuo e infinito di informazioni. In un ambito estremamente legato alla regolarità degli eventi (le partite che si giocano solo in determinati momenti), il calciomercato rappresenta un grande ombrello che non conosce orari né barriere. Ma senza dubbio questo cambiamento era già iniziato in precedenza, con l’arrivo di internet e quindi con la nascita di nuovi spazi d’informazione non più vincolati alla regolare cadenza della carta stampata o dei telegiornali. Eppure, forse ancora prima di essi la rivoluzione era già in atto, alimentata in maniera pionieristica dalle tv private locali, che soprattutto negli anni Ottanta avevano iniziato a sfidare in Italia il monopolio della Rai.

Quest’ultimo aspetto si lega allora a una seconda domanda: come mai proprio l’Italia sembra essere stata l’epicentro di questo fenomeno? La concomitanza tra l’alterazione degli equilibri informativi in tv, dettata dalle emittenti locali, e la riapertura delle frontiere della Serie A è stata probabilmente decisiva. Negli anni Ottanta, il campionato italiano ha iniziato ad attirare giocatori da tutto il mondo, grazie all’ampia disponibilità economica dei nostri club. Questo ha alimentato una sorta di frenesia nei tifosi, un’ansia di conoscere quale sarebbe stato il prossimo colpo della loro squadra. Silvio Berlusconi è stato la figura centrale di questo processo, in quanto proprietario di un noto club di calcio e, allo stesso tempo, di emittenti televisive, il cui ruolo è diventato presto quello di cassa di risonanza delle ambizioni e dei colpi del Milan. Quando poi Berlusconi è entrato in politica, il mercato della sua squadra è diventato uno strumento di consenso, e l’informazione legata al calciomercato una forma di propaganda politica.

E in effetti il calciomercato è essenzialmente propaganda, se non sempre politica (come nel caso di Berlusconi) di sicuro sportiva. Propaganda per il club che tratta il giocatore, che così stuzzica le ambizioni dei suoi tifosi, anche quando l’affare poi non si concretizza. Proprio per questo è un settore in cui la fake news è talmente sdoganata che ormai non esiste neppure più una differenza netta tra vero e falso. Grazie a un lessico specifico molto ambiguo, tutto può essere vero: un “interessamento” della Juventus per un giocatore potrebbe voler semplicemente dire che il nome di quest’ultimo è stato ipotizzato in una discussione tra alcuni dirigenti bianconeri. Ma il semplice fatto di accostare la tale società al tale calciatore innesca suggestioni e ipotesi che non solo riempiono le pagine su carta e online, ma vengono anche ossessivamente ricercate e lette dal pubblico.

Gianluca Di Marzio
Gianluca Di Marzio, figlio dell’allenatore Gianni Di Marzio e oggi giornalista di Sky Sport, è stato il primo vero e proprio guru del calciomercato in Italia.

Il boom del calciomercato ha quindi finito per stravolgere completamente il modo di fare giornalismo sportivo, soprattutto online ma anche sugli altri media. Innanzitutto ha generato una schiera di esperti e di insider, la cui attività lavorativa sembra essere innanzitutto di autopromozione, più che di informazione vera e propria. E queste figure risentono molto anche del contesto sportivo nazionale da cui provengono: un giornalista come Ekrem Konur – estremamente prolifico, ma le cui indiscrezioni raramente si concretizzano – deve parte del suo successo anche alla recente ascesa dei club turchi nel mercato di giocatori. Oggi, scrivere di trasferimenti è percepito come il modo migliore, per un giovane giornalista sportivo indipendente, per mettersi in mostra, conquistare follower sui social e quindi visibilità, che gli possa poi permettere di ottenere collaborazioni lavorative anche abbastanza importanti.

Parallelamente, la bulimia di notizie di mercato ha costretto gli esperti a specializzarsi sempre di più, in particolare sui dettagli economici. Proprio Fabrizio Romano spiegava nel 2023 a Il Post: “Nessuno mi ferma più per chiedermi chi prende la sua squadra, quello possono saperlo da soli, ma molti mi chiedono come funzionano esattamente le clausole del contratto di un giocatore”. In un calcio estremamente finanziarizzato, i tifosi sono sempre più interessati a conoscere durate dei contratti, valore degli stipendi, formule di acquisto, clausole di ricompra o di rescissione, percentuali di guadagno sulle future cessioni, e altri dettagli. Non stupisce, quindi, il successo di un sito come Calcio e Finanza, che pubblica notizie economiche sul mondo dello sport, ma è soprattutto uno dei portali più affidabili quando si parla di monte ingaggi delle squadre.

Tutto ciò è il sintomo di un modo di approcciarsi al calcio sempre più marcato dagli aspetti manageriali e sempre meno da quelli tecnici e tattici, ma che sembra anche incentivare un sentimento di eterna insoddisfazione da parte del tifoso, e quindi di frustrazione. Un mercato sempre aperto significa sempre nuove possibilità di modificare la rosa, concetrandosi sui punti deboli attuali e sulle possibili situazioni esterne. È anche un sistema che alimenta paure, però, e non più soltanto sogni: soprattutto sui siti più dozzinali, la ricerca di titoli clickbait che giocano con il timore di perdere un giocatore importante o di vedere fallire una trattativa in entrata è la normalità. Eppure, nonostante tutto ciò – nonostante la larghissima e ben nota diffusione di fake news, i titoli truffaldini e stuzzicanti, il vortice infinito e ossessivo di notizie – gli appassionati non sembrano poter fare a meno del calciomercato e del modo in cui viene raccontato oggi. Come mai?

Quest’ultimo aspetto è quello da cui uno studio approfondito del fenomeno non può prescindere. Una suggestione possibile: il calciomercato è sostanzialmente il true crime del calcio. Entrambi sono due fenomeni dalla popolarità sempre crescente, e che sembrano portare con sé un interesse quasi morboso per certe dinamiche, che il pubblico vuole conoscere sempre più nei dettagli. Sia nel calciomercato che nel true crime si fa ampio affidamento sulle rivelazioni di esperti e di insider; c’è una scena del crimine da analizzare (metaforica, nel calciomercato: è lo spazio ideale in cui si svolge la trattativa, che sostituisce appunto il crimine), ci sono indizi da scoprire e interpretare, ipotesi da valutare. L’acquisto di un determinato giocatore da parte di una squadra si compone di una galassia di dettagli, annunci, smentite e altro ancora, che fanno parte di un processo d’indagine vero e proprio, di cui il tifoso è uno spettatore parzialmente attivo e il giornalista è come il podcaster o il content creator di turno. Abbiamo l’identikit del tipo di giocatore che serve a una squadra (risultato dai ruoli scoperti e dalle idee tattiche dell’allenatore, che sono i nostri indizi iniziali), abbiamo le possibili piste da seguire (i giocatori sotto osservazione), e un mistero da risolvere: quale giocatore verrà acquistato? Rispetto al true crime, però, il calciomercato sembra avere un indubbio vantaggio, che lo rende più elettrizzante: non è una ricostruzione a posteriori, ma un’indagine in corso d’opera, che seguiamo in diretta.

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1 commento su “Appunti sparsi per una storia sociale del calciomercato”

  1. Articolo veramente fondamentale. Grazie.

    Ciò detto, se posso ti lascio due suggestioni: più che al true crime, io ho pensato al gossip, come metro di paragone per questa “bulimia” di calciomercato. Gli scambi di giocatori, in fin dei conti, sono un po’ come le “indiscrezioni” sulla nuova fiamma di questa o quella figura pubblica; il calcio giocato, ormai, è “lo sfondo”, ed anche a livello finanziario, almeno i giocatori più importanti ricavano più dalla loro fama, che dal modo in cui calciano il pallone. Esattamente come “tronisti” e “veline” (cielo, quanto sono vecchio 🙂 ) vendono più il fatto di essere noti, che le loro capacità.

    La seconda suggestione è che lo sviluppo del calciomercato attuale ha seguito un po’ la storia del Rinascimento: pionieristicamente nato in Italia, un paese che poi è stato cannibalizzato dai suoi sviluppi all’estero (in Inghilterra, ad esempio). L’attuale crisi del movimento italiano come riflesso calcistico delle guerre d’Italia di fine Quattrocento/inizio Cinquecento.

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