Il punto più basso di una storia è quello che precede la risalita e il lieto fine. Il punto più basso di Joachim Löw è la notte del Capodanno del 2003: per la prima volta nella sua vita, la passa da disoccupato. Era stato uno dei più promettenti allenatori della storia tedesca, ma in men che non si dica si era trovato nel dimenticato e, a 43 anni, non era del tutto sbagliato dire che il meglio, per lui, fosse ormai alle spalle.
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“Possiamo giocare, ma non allenare”
“Ci sono circa 500 giocatori in Premier League, e un terzo di loro sono neri. Eppure non abbiamo qualcuno che ci rappresenti nelle istituzioni, o negli staff tecnici.” Lo ha detto alla BBC Raheem Sterling, attaccante del Manchester City e della nazionale inglese da sempre molto attento alle problematiche razziali nel calcio. Fa un certo effetto, specialmente se implicitamente siamo portati a considerare il calcio come un ambiente meritocratico. Ma il dato è inequivocabile: i massimi campionati europei sono da anni pieni di calciatori neri, eppure pochissimi di questi riescono a trovare lavoro come allenatori ad alti livelli.
5 film sul calcio e le storie dietro di essi
Nei giorni della quarantena e della zona rossa per il coronavirus, tanti siti stanno suggerendo ai lettori alcuni modi per passare il tempo, e vedere film è uno di essi. Anche Pallonate in Faccia ha qualche idea che vorrebbe suggerirvi: film sul calcio, ovvimente, che nascondono storie importanti, in cui sport, politica e temi sociali si incontrano.
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Il calcio e l’Olocausto
“Tante persone, ma un solo grande silenzio.” – Francesco Guccini
“Giochiamo col portiere volante!”
“Nelle mie squadre, il portiere è il primo attaccante.” – Johan Cruijff
Le calciatrici che dissero no a Gaucci
Corre l’inverno del 2003. I giornali sportivi rimbalzano la notizia che può finalmente animare un calciomercato fino a questo momento deludente: il Perugia potrebbe essere la prima squadra maschile a ingaggiare una calciatrice donna.
Gli albori del calcio multiculturale europeo
La multiculturalità non è nata oggi, è solo divenuta palese. Il pensiero che le persone di etnia mista siano un fenomeno degli ultimi dieci anni si fonda su una selezione involontaria della realtà storica o sulla sua scarsa conoscenza. Se dovessimo prendere un centinaio o anche più di persone che si ritengono esperte della storia del calcio e domandassimo loro chi sia stato il primo calciatore nero a vestire la maglia di una nazionale europea, la quasi totalità non saprebbe indicarne non solo il nome, ma neppure l’epoca storica. Continua a leggere “Gli albori del calcio multiculturale europeo”
Il sogno del Saarbrucken, un club senza nazione
Quando fu reso noto il sorteggio della prima edizione della Coppa dei Campioni, il tecnico Hector Puricelli e il presidente Andrea Rizzoli si guardarono perplessi: nessuno di loro aveva mai sentito parlare del Saarbrucken, ma la cosa che più gli stupiva era che questa squadra – che proveniva dall’angolo sud-occidentale della Germania, praticamente al confine con Francia e Lussemburgo – non gareggiava come rappresentante tedesco, ma bensì per una nazione indipendente e sconosciuta chiamata Saarland.
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Il primo samurai
“All’ombra dei fiori, nessuno è straniero.” – Issa
Puntare sui giovani fa la differenza
Prima di affrontare l’Italia negli spareggi per il Mondiale 2018 (e poi anche dopo), la stampa e il pubblico hanno insistito nel definire la Svezia una squadra scarsa. Una squadra scarsa non avrebbe tenuto in scacco la Germania, non avrebbe travolto il Messico, arrivando prima in quel girone, e non si troverebbe ora ai quarti di finale del Mondiale. L’ultima apparizione della Svezia risaliva al 2006, e il risultato di Russia 2018 è il migliore dal 1994 (quando arrivò terza) e il quinto migliore della storia degli Scandinavi.