Dove riposa Bebel García, che combatté per la libertà

San Amaro è il cimitero storico di La Coruña, e sorge in un luogo insolitamente suggestivo per un camposanto, proprio a ridosso della Ría da Coruña, un estuario del Golfo Ártabro bagnato dalle acque dell’Atlantico. Tante figure che hanno scritto pagine importanti della storia della città galiziana sono sepolte lì, in tombe dalle forme raffinate coi nomi in bella vista. Ma tante altre giaciono in quel terreno senza lapidi o altre indicazioni a ricordarle: sarebbero circa 250 i corpi sconosciuti, seppelliti in una delle zone periferiche del cimitero, in quella che è probabilmente la più grande fosse comune dei franchisti in tutta la Galizia. A scoprirla, all’inizio dell’ottobre 2024, è stato uno storico locale di nome Rubem Centeno, che ha aggiunto un ulteriore dettaglio: tra quei cadaveri mischiati e dimenticati c’è anche quello di Bebel García, un giovane calciatore e militante socialista divenuto un eroe della causa antifascista spagnola e del Deportivo La Coruña.

Alla fine di luglio del 1936, García e i suoi fratelli France e Jaurés erano stati arrestati dai golpisti, in seguito alla caduta di La Coruña in mano fascista. Erano stati catturati mentre cercavano di fuggire nelle Asturie, dove la resistenza repubblicana era ancora viva, incarcerati a Guitiriz, vicino Lugo, e successivamente condannati a morte. Jaurés, che aveva solo 17 anni, venne graziato e condannato solamente all’ergastolo, ma i suoi due fratelli maggiori vennero condotti assieme ad altri prigionieri nel parco militare di Punta Herminia – nel nord di La Coruña, in faccia all’oceano – e fucilati il 29 luglio. Di Bebel García rimase solo il mito, i suoi ultimi istanti di vita vennero tramandati come leggenda tra gli antifascisti sopravvissuti alla Guerra Civile: di fronte al plotone di esecuzione, come ultimo desiderio, si sbottona i pantaloni e urina davanti agli uomini che stanno per sparargli. Muore senza un’ombra di paura nell’animo, incarnazione di uno spirito indomabile destinato a insorgere ancora, dovessero passare decenni.

Il fatto che la sua tomba non era mai stata ritrovata ne ha alimentato la carica simbolica. Bebel García come personificazione della Repubblica, giovane e idealista, uccisa dai fascisti ma il cui coraggio non sarebbe stato dimenticato. Bebel García come immagine del sacrificio del calcio, in mezzo a tanti farabutti come Santiago Bernabéu, che scelsero di imbracciare il fucile per sostenere il golpe militare. Il suo nome è iconico per i Riazor Blues, gli ultras del Deportivo fortemente connotati a sinistra a livello politico, e a Monte Alto a lui e ai suoi fratelli nel 2002 è stata dedicata una piccola via, a metà strada tra il cimitero di San Amaro e il parco di Punta Herminia: Rua Hermanos de la Lejía, “strada fratelli della candeggina”, il nome con cui erano noti i figli della famiglia García García, a causa dell’attività del padre. Anche grazie a Eduardo Galeano il suo nome è divenuto immortale, sopravvivendo alla barbarie fascista, per sempre consacrato nelle parole di una poesia che inizia mirabilmente dicendo: “Bebel è mancino nel gioco e nel pensiero”.

Ma oggi Bebel García può finalmente essere anche un corpo, carne e ossa e terra, spoglie ritrovate, rimescolate a quelle dei suoi fratelli e dei suoi compagni di lotta, decomposte e non cristallizzate: uomo, e non mito, con tutta una sua storia. Nacque nel 1914 a Ribadeo, vicino Lugo e al confine con le Asturie: suo padre José era galiziano, la madre Conchita asturiana di Castropol. Militante socialista, José fu costretto ad abbandonare il suo paese natale per sfuggire alla repressione, trasferendosi a La Coruña e aprendo lì una bottega in cui vendeva candeggina. Arrivò il primo figlio, pure lui José, l’unico che venne battezzato: da quel momento in avanti i coniugi García García decisero che del benestare del Padreterno potevano farne anche a meno. Nacquero così France, Bebel, Jaurés, Voltaire, Conchita, Bélgica e Berthelot, una serie di nomi insoliti che tradivano la fede politica dei genitori e l’amore per la tradizione socialista francese in particolare. Bebel prendeva il nome da August Bebel, che nella seconda metà dell’Ottocento aveva fondato il Partito Socialdemocratico tedesco, che si era opposto in parlamento alla guerra contro la Francia del 1870 e per questo era stato processato e imprigionato, e che era stato uno dei primissimi politici tedeschi a condannare l’antisemitismo e a scontrarsi perciò anche con altri esponenti socialisti del suo paese.

Un’altra foto, dopo quella di copertina, di Bebel García nei suoi anni da calciatore.

Tra gli hermanos de la lejía lo sport era di casa. José, detto Pepín, praticava l’atletica, mentre France si era dato alla boxe. Bebel fu il primo ad appassionarsi al calcio, entrando giovanissimo nelle fila del Deportivo La Coruña, di cui era un grande tifoso. L’altezza piuttosto ridotta lo rendeva molto agile, qualità che, assieme alla sua innata rapidità, aveva fatto sì che diventasse una più che valida ala destra, sebbene non un titolare nella squadra allenata da Félix Gila. Debuttò con la formazione maggiore del Depor appena maggiorenne, nel 1932, e nell’arco delle stagioni successive giocò quasi una trentina di partite in maglia biancazzurra, segnando 11 reti. In città, però, era noto soprattutto per la sua militanza politica, che come lo sport era un’altra caratteristica di famiglia.

Suo fratello maggiore Pepín era il segretario della sezione di La Coruña della Juventud Socialista, ed era già stato incarcerato nell’ottobre del 1934 per aver preso parte allo sciopero rivoluzionario contro il governo conservatore di Alejandro Lerroux. Era anni travagliati, in Spagna: la neonata Seconda Repubblica era spaccata tra la destra e la sinistra radicali, e la tentata rivoluzione del 1934 era stata solo l’antipasto delle elezioni del febbraio 1936, che videro trionfare in Frente Popular di Manuel Azaña Díaz. L’ascesa dei movimenti di sinistra aveva ulteriormente radicalizzato la destra, avvicinando sempre di più i conservatori moderati ai monarchici e ai fascisti, creando i presupposti per la Guerra Civile. Anche i più giovani dei fratelli García García erano attivamente impegnati in politica, però: nel 1935, France e Bebel erano stati arrestati per attività sovversiva assieme ad altre quaranta persone sulla spiaggia di Durmideiras, a Monte Alto, vicino a dove vivevano, per aver organizzato una manifestazione in camicia rossa della Juventud Socialista.

Il 20 luglio 1936, le truppe golpiste entrarono in Galizia, e i quattro maggiori dei fratelli García García si unirono ai volontari repubblicani. La disparità di forze fu presto evidente, e in pochi giorni gli insorti conquistarono il controllo della regione. Pepín riuscì a riparare nelle Asturie e ricongiungersi alla resistenza, ma i suoi tre fratelli più giovani non ebbero altrettanta fortuna. Dopo France – il primo a essere fucilato quel 29 luglio – e Bebel, anche Jaurés trovò la morte, quando dei soldati gli spararono dopo che, secondo quanto fu dichiarato in seguito, aveva tentato la fuga. Pepín prese ancora parte ad altre battaglie: nel luglio del 1937 era sicuramente sul fronte di Brunete, 24 km a ovest di Madrid, dove fu ferito a una gamba e dovette farsela amputare. Da invalido, la sua vita non gli risparmiò però altre sofferenze: nei mesi successivi sua figlia morì durante un bombardamento. Il maggiore dei fratelli García García sopravvisse alla guerra: riparò in Francia, e da qui riuscì a imbarcarsi sul bastimento Winnipeg, una nave che portava in salvo in Cile gli esuli spagnoli che era stata organizzata dallo scrittore e allora diplomatico Pablo Neruda. Pepín tornò in Spagna solo quarant’anni dopo, al ritorno della democrazia, e quando morì, nel 1996, venne sepolto a San Amaro, senza sapere che lì da qualche parte c’erano anche i suoi fratelli caduti.

Quasi ottant’anni dopo la sua fucilazione, di Bebel García si è tornati a parlare grazie alle ricerche di Rubem Centeno e della Comisión pola Recuperación da Memoria Histórica da Coruña. Nella fossa comune del cimitero di San Amaro, i franchisti seppellirono centinaia di cadaveri di militanti repubblicani: il registro delle sepolture ritrovato da Centeno riporta alcuni nomi e numeri degli interramenti, e spiccano quelli di Bebel (numero 721) e di suo fratello France (numero 722), mentre non è noto se anche Jaurés sia stato gettato qui. Tra i corpi accanto a cui hanno riposato in tutti questi decenni risultano anche quelli di Francisco Pérez Carballo, governatore di La Coruña, e di Antonio Fernández Pita, sindaco della vicina città di Sada. Ma le ricerche potrebbero portare alla luce altre vittime dimenticate, come Xosé Boedo e José Antonio Boedo, militanti del sindacato anarchico CNT e rispettivamente padre e fratello del futuro popolarissimo cantante Pucho Boedo. Non più leggende, ma carne e ossa e terra, memoria.

Il monumento alle vittime del franchismo di La Coruña.

“Bebel è mancino nel gioco e nel pensiero.

Nello stadio, indossa la maglia del Depor.

All’uscita dallo stadio, indossa la maglia della Juventud Socialista.

Undici giorni dopo l’insurrezione di Franco, quando sta per compiere ventidue anni, affronta il plotone d’esecuzione.

-Un momento- ordina.

E i soldati, galiziani come lui, calciatori come lui, obbediscono.

Così Bebel si sbottona i pantaloni, lentamente, bottone dopo bottone, e in faccia al plotone fa una lunga pisciata.

Dopo, si abbottona i pantaloni:

-Adesso sì.

(Eduardo Galeano, ‘Última voluntad‘, da ‘Espejos, una historia casi universal‘, 2008)

Se questo articolo ti è piaciuto, aiuta Pallonate in Faccia con una piccola donazione economica: scopri qui come sostenere il progetto.

Fonti

PARDO Luís, Localizan el lugar de enterramiento de Bebel García, el jugador del Deportivo fusilado en 1936 que inspiró a Galeano, El Diario

SEGURA Arnau, Bebel García, un gesto imperecedero, Panenka

VENTUREIRA Rubén, Galeano dedica un relato a un deportivista fusilado en 1936, La Voz de Galicia

Lascia un commento