I Lancieri dell’Asia

La squadra che aveva fatto innamorare l’Europa non c’èra praticamente più. Smantellata, dopo circa un lustro di successi in patria e in Europa. Era iniziato tutto nel 1973, quando Cruijff aveva raggiunto Michels a Barcellona e l’allenatore Kovács era passato a guidare la nazionale francese. Poi anche Neeskens era andato in Catalogna, Haan era passato all’Anderlecht, Blankenburg all’Amburgo e Rep al Valencia. Nonostante l’arrivo del bomber Ruud Geels dal Club Brugge, nel 1974 l’Ajax aveva chiuso senza trofei per la prima volta dopo cinque anni, e anche la stagione seguente non avrebbe detto nulla di diverso. Il ciclo del totaalvoetbal era finito, e i Lancieri dovevano andare a caccia di nuovi talenti su cui costruire il proprio futuro. Nessuno si poteva aspettare che la squadra che aveva rivoluzionato il calcio mondiale sarebbe ripartita da due ragazzi che affondavano le proprie radici nell’Estremo Oriente.

Nel 1976, il club di Amsterdam aveva deciso di affidarsi a Tomislav Ivić, l’uomo che aveva imposto l’Hajduk Spalato ai vertici del campionato jugoslavo. In campo, si respirava aria di rifondazione: partiti anche il portiere Stuy e il centrocampista Gerry Mühren, delle vecchie glorie erano rimasti solo Hulshoff, Suurbier e Krol. Il nuovo Ajax doveva essere edificato attorno a Geels e all’astro nascente danese Søren Lerby, ma per il resto, a integrare la rosa, Ivić avrebbe dovuto fare affidamento sul settore giovanile. Ed erano soprattutto due i ragazzi che avevano attirato l’attenzione del tecnico jugoslavo: il primo si chiamava Tschen La Ling, era un’ala destra longilinea che un anno prima era stato prelevato dall’ADO Den Haag; il secondo giocava ala sinistra, era di statura ben più ridotta, e di nome faceva Simon Tahamata. Avevano entrambi 20 anni, e nel calcio europeo dell’epoca rappresentavano senza dubbio una rarità, essendo tutti e due di origine asiatica. A quei tempi né Cha Bum-kun né Yasuhiko Okudera erano ancora approdati in Germania, ed eccezion fatta per l’anglo-cinese Frank Soo negli anni Quaranta, nessuno in Europa aveva mai visto calciatori originari dell’Estremo Oriente giocare fianco a fianco dei bianchi europei.

Da questo punto di vista, l’Olanda rappresentava una piccola eccezione, per quanto quasi sconosciuta. Già nel 1938, ai Mondiali di Francia, si era presentata una selezione delle Indie Orientali Olandesi che mescolava colonizzatori europei, indigeni indonesiani e immigrati cinesi, ma era rimasta un caso isolato e di cui pochi avevano ancora memoria. A prima vista, Tschen La Ling non aveva nulla di esotico eccetto il nome: aveva ereditato i tratti somatici dalla madre olandese, e non dal padre, a sua volta figlio un immigrato cinese arrivato in Europa nel 1920. Fisico imponente ma controllo di palla sopraffino, Ling era un giocatore insolito, talentuoso quanto incostante, in cui però Ivić scorgeva un potenziale campione in grado di rilevare degnamente il posto che era a lungo stato di Johnny Rep. Tahamata, per certi versi, era il suo esatto opposto. Giocava sull’altra fascia, era più basso di oltre 20 centimetri, e aveva un volto indiscutibilmente asiatico, nonostante la pelle piuttosto scura.

I suoi genitori provenivano dalle Molucche, un arcipelago un tempo parte dell’impero coloniale olandese, ma reso indipendente nel 1950. La storia della neonata Repubblica delle Molucche era durata poco: la vicina Indonesia aveva deciso di invadere il paese, e in pochi mesi lo aveva assoggettato, causando un’ondata di profughi diretti verso l’Europa. Simon Tahamata era così nato, nel 1956, in un campo profughi nei pressi di Vught, dal quale avrebbe spiccato il volo, facendo da apripista alle future generazioni dei figli della diaspora delle Molucche che avrebbero trovato fortuna nel calcio olandese: Giovanni van Bronkhorst, John Heitinga, Denny Landzaat. Gli osservatori dell’Ajax lo avevano scovato nel 1971 e lo avevano portato in squadra, permettendogli di trovare nel calcio uno strumento di integrazione e riscatto sociale in un momento non semplice per la sua comunità. Mentre Tahamata si faceva strada come atleta, i suoi connazionali e coetanei si organizzavano in cellule terroristiche, iniziando a compiere attentati in tutta l’Olanda contro il governo, accusato per la sua vicinanza al dittatore indonesiano Suharto ma anche per l’emarginazione dei rifugiati molucchesi.

Tschen La Ling, noto anche come Tscheu La Ling, o Lín Qiú Lì in cinese, lo stesso nome del nonno, che negli anni Venti arrivò in Olanda e aprì un ristorante all’Aia.

Ling e Tahamata si ritrovarono a essere le due nuove stelle emergenti dell’Ajax, affiancando l’implacabile Geels nell’attacco dei Lancieri, e riconquistando il titolo nazionale già nel 1977. Anche nella stagione seguente furono decisivi, e sebbene la loro squadra chiuse solo seconda in campionato riuscì a raggiungere i quarti di finale di Coppa dei Campioni, cedendo solo ai rigori contro la Juventus. Nel 1978, quando Ivić se ne era infine tornato a Spalato e Geels aveva passato il confine per accasarsi all’Anderlecht, l’Ajax restò nei loro loro piedi. Il nuovo allenatore, Cor Brom, si era portato dietro dallo Sparta Rotterdam la punta inglese Ray Clarke, ma furono in realtà le due ali asiatiche a brillare, vivendo la loro migliore stagione fino a quel momento. In particolare Ling, che da ispiratore del gioco offensivo assunse un ruolo ancora più determinante in fase realizzativa, mettendo assieme 16 gol e 10 assist in tutta la stagione. L’Ajax centrò così il suo primo double – campionato e coppa nazionale – dal 1972.

Dietro questi successi, però, i due lancieri godevano di uno status non del tutto consolidato nel club di Amsterdam. A Ling si contestava soprattutto la discontinuità di rendimento, specialmente nelle partite importanti, sebbene fosse un problema su cui era possibile soprassedere. Tamahata era più moderato nel comportamenti e più continuo, anche se meno talentuoso: nell’estate del 1978, Ernst Happel lo aveva addirittura inserito nella lista dei pre-convocati per i Mondiali in Argentina, ma alla fine lo aveva tagliato dalla selezione definitiva. Verso di lui, il problema è più espressamente politico: l’escalation della violenza dei gruppi nazionalisti molucchesi metteva in cattiva luce anche gli esponenti più pacifici della comunità. Nel 1977, con una clamorosa azione i terroristi avevano dirottato un treno nei pressi del villaggio di De Punt, mentre un altro gruppo aveva preso in ostaggio 105 bambini in una scuola di Bovensmilde, proprio nei giorni in cui si tenevano le elezioni parlamentari. Parlando alla stampa, Tahamata si era espresso contro il sequestro di Bovensmilde, ma in generale si era mostrato piuttosto comprensivo con le ragioni dei nazionalisti molucchesi.

La sua presenza all’Ajax, e in generale in Olanda, era divenuta abbastanza scomoda. La stagione 1979/1980 fu però quella della consacrazione, con 9 gol e 11 assist agli ordini di Leo Beenhakker, tecnico promosso dalle giovanili dell’Ajax e che era considerato una sorta di novello Michels. Il nuovo allenatore aveva saputo valorizzare al massimo le qualità offensive della squadra, sia del nuovo centravanti Wim Kieft sia gli inserimenti dei centrocampisti Lerby e Schoenaker. E poi, ovviamente, di Tschen La Ling, che migliorò ulteriormente il suo bottino stagionale con 16 gol e 18 assist. Trascinato dai suoi due esotici esterni d’attacco, l’Ajax rivinse lo scudetto e raggiunse la semifinale di Coppa dei Campioni, arrendendosi solo al grande Nottingham Forest di Brian Clough. Sembrava che il calcio totale fosse finalmente tornato a mietere vittime a livello internazionale.

Il sogno ebbe però vita breve. L’exploit di quella stagione convinse la dirigenza che era giunto il momento di liberarsi dell’ingombrante Tahamata. L’occasione arrivò grazie a Ernst Happel, grande estimatore dell’ala mancina moluccana e in quel momento impegnato, sulla panchina dello Standard Liegi, a cercare di riportare i Rouches a un titolo nazionale che mancava dal 1971. La coppia di ali asiatiche dell’Ajax si separò dunque nell’estate del 1980, mentre Beenhakker rimpolpava la rosa dei Lancieri con altri suoi pupilli delle giovanili (Rijkaard, Silooy, Vanenburg) da far crescere attorno all’estero di Ling e Lerby. Ma anche per l’esterno di origini cinesi il vento stava per cambiare: nonostante il suo solito apporto significativo, tra gol e assist, l’Ajax tornò a chiudere una stagione senza alcun trofeo, e la panchina di Beenhakker saltò ancora prima della fine. La dirigenza decise di chiamare allora il tedesco Kurt Linder dallo Young Boys come nuovo allenatore, nell’estate del 1981, ma soprattutto di riportare a casa, dopo otto anni d’assenza, Johan Cruijff. Il ritorno del Profeta 34enne, che ormai giocava da mezzala, scompaginò i piani tattici dell’Ajax: Vanenburg, che in quel momento era la principale promessa dei Lancieri, venne dunque avanzato a giocare come ala destra, entrando in competizione diretta con Ling.

Simon Tahamata celebra un gol con la maglia dell’Ajax. Nel 1979 ricevette due punti dalla giuria del Pallone d’Oro, arrivando 21°, alla pari di Causio e René van de Kerkhof, e davanti a Panenka. Fu il primo giocatore di origine asiatica a comparire nella classifica del Pallone d’Oro.

Nel 1982, i dirigenti dell’Ajax decisero che era preferibile puntare sull’emergente Vanenburg piuttosto che sull’indolente genio di Tschen La Ling. Il sino-olandese nativo dell’Aia lasciò allora l’Eredivisie per trasferirsi al Panathīnaïkos, ma di fatto i suoi anni di gloria finirono lì: la sua esperienza in Grecia fu contrassegnata da un rendimento altalenante, che gli fece perdere il posto in nazionale. Mentre la sua carriera declinava prima del tempo, Vanenburg diventava la nuova stella dell’Ajax, Kieft volava in Italia per giocare nel Pisa ed emergeva al suo posto Marco Van Basten. A Tahamata era andata decisamente meglio: a Liegi era diventato un idolo, riportando lo Standard a vincere il titolo nel 1982 e nel 1983, e facendo parte della squadra allenata da Raymond Goethals e in cui giocavano anche Michel Preud’homme, Eric Gerets, Arie Haan e Horst Hrubesch. Nel 1984, il molucchese tornò in Olanda al Feyenoord, componendo un’ottimo trio offensivo con il veterano Johnny Rep e il giovane Ruud Gullit. L’exploit di quest’ultimo lo portò a trasferirsi l’anno seguente al PSV Eindhoven, così la dirigenza del Feyenoord decise di ricomporre la coppia asiatica dell’Ajax, acquistando Ling dopo una deludente esperienza al Marsiglia.

Ma i tempi d’oro erano ormai alle spalle, almeno per l’ala destra di origine cinese: Tschen La Ling, che ufficialmente si poteva giocare il posto con un declinante Rep, non riuscì mai a convincere, e a fine stagione tornò nel suo primo club, l’ADO Den Haag. Qui, dopo un’altra stagione anonima, decise di ritirarsi a soli 30 anni. Simon Tahamata giocò un’altra stagione eccellente, pur senza vincere trofei, dopodiché fece ritorno in Belgio, dove continuò a fornire ottime prestazioni, prima al Beerschot e poi al Germinal Ekeren, per poi ritirarsi nel 1996. Erano stati una coppia di ali atipiche, sia per caratteristiche tecniche che per le loro origini, ma ebbero la sfortuna di giocare negli anni di crisi dell’Ajax e del calcio olandese, tra le fine del ciclo di Cruijff e Michels e l’inizio di quello di Gullit e Van Basten. A loro modo, hanno comunque scritto un pezzo di storia del calcio.

Fonti

1977: Dutch children held hostage, BBC

Mister Ping Ping, Mt/Sprout

Simon Tahamata: slalom tussen Ambon en Oranje, Andere Tijden Sport, NPO Start

Tahamata: “Non vivevo nel peggior campo, ma avrei potuto essere uno dei dirottatori”, Il Nobile Calcio

3 pensieri riguardo “I Lancieri dell’Asia”

  1. 2 errori di data:
    “…nell’estate del 2018, Ernst Happel…”, sarebbe giusto 1978.
    “…per poi ritirarsi nel 1996.” probabilmente 1986.

    per il resto le mando i miei più sentiti complimenti sia x il blog che x il podcast. é sempre un piacere leggere e sentire di lei.

    un saluto,
    david p.

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  2. Buongiorno,
    volevo avvisarla di 2 errori di data:
    “nell’estate del 2018, Ernst Happel…”, sarebbe il 1978.
    “…per poi ritirarsi nel 1996.”, penso si riferisca al 1986.

    La saluto cordialmente, ringraziandola per il bellissimo blog e podcast, che mette a disposizione di noi lettori e ascoltatori.

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