Peter Lim presenta: il Gran Circo di Valencia

L’aneddoto che racconta meglio di tutti il Valencia attuale è quello che è avvenuto al Mestalla lo scorso 30 aprile, quando il pubblico di casa ha iniziato a rivolgere un inequivocabile coro contro il proprietario – “Vattene!” – per poi ricevere l’inaspettata risposta dei tifosi ospiti, sostenitori dei rivali cittadini del Levante: “No, resta!”. Il proprietario in questione è ovviamente Peter Lim, uno degli uomini più ricchi al mondo – e il 15° più ricco di Singapore – e senza ombra di dubbio il proprietario più odiato del calcio mondiale.

Un passo indietro, prima, fino al maggio 2014. Il Valencia era ormai da tempo una delle grandi del calcio spagnolo, fin da quando quindici anni prima Claudio Ranieri aveva condotto il club a vincere la Coppa Intertoto, primo trofeo in diciassette anni, aprendo un ciclo che aveva portato i Blanquinegres a mettere in bacheca due Coppe del Re, due campionati, una Coppa UEFA, una Supercoppa europea e a disputare due finali di Champions League. Anni di successi e grandi investimenti che avevano permesso al club di competere con corazzate come Real Madrid e Barcellona, ma alla fine avevano devastato le casse societarie. All’inizio del 2014, i debiti minacciavano di dare il colpo di grazia a una squadra che da tempo non era più quella di un tempo, e che, chiudendo ottava in Liga, restava per la prima volta in quindici anni fuori dall’Europa. Ma a maggio era arrivato Peter Lim, acquistando il club per 420 milioni di euro, e promettendo una pronta resurrezione.

Lim si era fatto strada da una povera famiglia di Singapore fino a diventare uno dei più ricchi investitori al mondo, soprattutto grazie al successo della sua scommessa con Wilmar, una start-up che produceva olio di palma divenuta nel giro di pochi anni un colosso globale. Nei primi anni Duemiladieci, dopo aver venduto le sue quote di Wilmar, era partito per l’Europa con tutta l’intenzione di acquistare un club di calcio, puntando prima il Liverpool e poi il Milan, e infine sbarcando a Valencia. Come mai proprio il calcio, non lo si può sapere con certezza, ma se bisogna dar credito alle voci, dietro la decisione ci sarebbe stato il suggerimento di un amico e socio in affari di Lim, conosciuto qualche anno prima nel Regno Unito: Jorge Mendes.

Qui la faccenda si fa intricata, perché sembra che i rapporti tra i due attorno al pallone fossero già di lunga durata. Pochi mesi prima di prendere il Valencia, a gennaio 2014, il fondo Meriton Capital, di proprietà di Lim, aveva acquistato dal Benfica i diritti dei talenti Rodrigo e André Gomes, entrambi gestiti da Mendes, coprendo così alcuni debiti del club lusitano. I due sarebbero poi stati tra i primi nuovi rinforzi del Valencia l’estate seguente, primi di una lunga lista di giocatori sotto l’ombrello di Gestifute, l’agenzia di Mendes, così come l’allenatore Nuno Espírito Santo, sedutosi sulla panchina spagnola a inizio luglio 2014. Forbes avrebbe poi stimato che, nel solo anno solare 2015, la società del procuratore portoghese aveva guadagnato 95 milioni di euro di commissioni grazie al Valencia. Ma i rapporti tra Lim e Mendes andavano ben oltre il calciomercato: nel 2015, Mendes convinceva il suo cliente numero 1, Cristiano Ronaldo, a passare la gestione dei propri diritti d’immagine alla società hongkonghese Mint Media, anch’essa in mano a Lim, mentre quest’ultimo affidava la comunicazione del Valencia a 7egend, azienda costituita da Ronaldo assieme proprio a Mendes. Nello stesso anno, il singaporiano faceva addirittura da testimone di nozze al procuratore portoghese.

Peter Lim e Jorge Medes supervisionano dall’alto, mezzi in ombra, una partita del Valencia.

All’inizio, il gioco sembrava reggere; anzi, con il Valencia quarto in classifica e di nuovo in Champions League, Lim pareva poter realmente riportare il club agli anni d’oro. La sua amicizia con Mendes garantiva alla squadra un costante rifornimento di alcuni dei migliori giocatori del campionato portoghese, e se questo portava risultati, allora erano contenti tutti. Ma già a gennaio 2016 El País annunciava che i debiti del Valencia erano cresciuti da 262 a 334 milioni di euro: Lim e Mendes stavano usando il club come una grossa lavatrice per soldi, garantendo prestiti attraverso Meriton Capital e così portando in squadra giocatori di cui erano loro ad amministrare le carriere e di cui si godevano i benefici economici pagati dal club stesso. Una situazione drammaticamente simile a quella del Corinthians del 2004, con la differenza che speculatori e proprierari si sovrapponevano.

La spesa in commissioni levitava rapidamente di anno in anno, mentre altri giocatori venivano poi ceduti per arricchire le proprie tasche (tipo Nicolás Otamendi, che nel 2015 diventava il difensore più caro della storia, passando al Manchester City per 45 milioni di euro) o per coprire le perdite del club ed evitare la bancarotta. La luna di miele coi tifosi finì già a fine 2015, quando Espírito Santo venne licenziato a causa dei risultati deludenti della sua seconda stagione in panchina, e sostituito con Gary Neville, allenatore senza la minima esperienza ma che piaceva molto a Peter Lim, di cui era socio in affari nel piccolo club britannico del Salford City FC. Non finì bene, e dopo una grande girandola di allenatori, nell’estate del 2017 la guida tecnica venne affidata a Marcelino, che finalmente fu in grado di rimettere il Valencia in carreggiata, ottenendo due quarti posti in Liga, raggiungendo una semifinale di Europa League e vincendo la Coppa del Re. E alla fine, anche lui venne licenziato.

Marcelino e il direttore sportivo Mateu Alemany avevano fatto squadra contro Mendes, prendendo il controllo del mercato per opporsi ai traffici del procuratore portoghese, al fine di difendere l’integrità sportiva del club. Finché i risultati erano stati dalla loro parte, la proprietà avevano ingoiato il rospo, ma non appena il Valencia iniziò ad avere delle difficolta, a fine 2019, entrambi furono licenziati e le gerarchie interne ristabilite. Successivamente, Marcelino rivelò che il problema principale era stata la vittoria della Coppa del Re: Lim gli aveva fatto capire che la società non era interessata a vincere un torneo “minore” e che tutti gli sforzi andavano concentrati sulla qualificazione alla Champions League. Marcelino vinse la Coppa e ottenne la qualificazione, ma Lim non la prese bene, al punto che quando si incontrarono si congratulò con lui solo per il secondo risultato, senza nemmeno menzionare il primo. La restaurazione di Peter Lim e Jorge Mendes aveva avuto successo, ma aveva anche spezzato definitivamente il legame coi tifosi, che amavano Marcelino e da quel momento iniziarono a contestare con tutte le loro forze la proprietà.

Da qui è iniziata quindi tutta una serie di pittoresche proteste – tipo quella dell’ottobre 2020, quando i tifosi hanno assoldato un gruppo di mariachi per cantare una canzone di protesta sotto gli uffici del club – che non hanno sortito praticamente alcuna reazione, eccetto quella altamente significativa di Kim Lim, la giovane figlia influencer del proprietario, che ha risposto alle critiche su Instagram scrivendo, nel luglio 2020: “Il club è nostro e ci possiamo fare tutto quello che vogliamo, e nessuno può dire nulla”. La materializzazione plastica dell’incubo di ogni tifoso: un proprietario disinteressato ai risultati, che non vuole nemmeno cedere il club e anzi sembra quasi divertirsi a rovinarlo. È chiaro che le parole di Kim Lim sono state un’uscita poco felice da parte di una persona poco avvezza alle dinamiche dello sport, e paraltro solo marginalmente coinvolta nella società, però hanno finito per diventare l’emblema della gestione paterna.

Kim Lim in posa mentre bacia il logo di una maglia del Valencia, recante gli autografi dei giocatori. È incredibile come, all’inizio dell’esperienza della sua famiglia nel club, alcuni siti spagnoli sottolineassero quanto i fan del Valencia erano “pazzi” di lei.

La gestione di Peter Lim, che avrebbe dovuto riportare il Valencia tra le grandi d’Europa, otto anni dopo ci lascia di fronte a un club economicamente devastato, in cui solo due anni fa il presidente Anil Murthy – un altro fidato uomo di Lim, con un lungo passato da diplomatico in Francia – andava dai giocatori a proporre la sottoscrizione di cambiali per il pagamento degli stipendi arretrati. Da un paio di stagioni – dopo aver svuotato la rosa di elementi fondamentali come Ferran Torres, Rodrigo, Kondogbia, Coquelin e addirittura il capitano e idolo dei tifosi Dani Parejo – il Valencia ha semplicemente smesso di acquistare giocatori, e si è rassegnato a galleggiare nella metà classifica. È diventato, in poche parole, l’incarnazione di come non dovrebbe essere gestito un club sportivo, l’esempio a cui tutti guardano per capire come non comportarsi. E forse è questo il più grande pregio della proprietà asiatica, a ben vedere.

La parte meno nota di questa vicenda è che, almeno da ciò che si sa, nessuno sembra averci guadagnato. Perché se il Valencia si è disintegrato sotto il peso della gestione Lim, il proprietario singaporiano non ha certo aumentato il suo giro d’affari: nel 2014, quando arrivò in Spagna, era stimato essere il 763° uomo più ricco al mondo, mentre oggi è il 1292°; il suo patrimonio è rimasto praticamente lo stesso, ma prima della risalita dell’anno scorso era andato continuamente in calando, fino al minimo di 1,8 miliardi di dollari del 2020. La speculazione di Peter Lim, quindi, non pare aver avuto i grandi risultati che lui stesso sperava. L’unico ad aver tratto un qualche vantaggio, grazie alle sue ricchissime commissioni, è Jorge Mendes, che per un po’ ha aggiunto il Valencia alla lista delle sue squadre-fattoria, come il Wolverhampton e il Famalicão. Per un po’, appunto, perché negli ultimi anni abbiamo assistito a una smobilitazione, che ha lasciato in rosa solamente Thierry Correia e Gonçalo Guedes, ormai da tutti considerato in partenza. Il circo, forse, sta finalmente per lasciare Valencia, ma non è affatto detto che le conseguenze di quanto realizzato da Lim e Mendes non possano tormentare il club per ancora molto tempo.

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Fonti

CORDOLCINI Alec, Il fuoco è spento, Rivista Undici

How to ruin a historic club: The sad story of Valencia, Peter Lim & Jorge Mendes, Rabona TV

RUSSO Pippo, Valencia pieno di debiti e a rischio crac, scatta la denuncia contro Jorge Mendes e Peter Lim, Calciomercato.com

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