Sócrates in Italia

Socrates alla Fiorentina

Il suo arrivo in Italia è roboante: la Fiorentina ha accettato di versare 5 miliardi di lire al Corinthians, e di darne più di uno a stagione al giocatore. Sono cifre impressionanti, anche se perfettamente in linea con la folle estate del calciomercato del 1984, in cui l’Inter ha sborsato 8,5 miliardi al Bayern per Rummenigge e il Napoli ha raggiunto i 13 miliardi per strappare Maradona al Barcellona. La Fiorentina è un club ambizioso, e per questo ha deciso di non badare a spese pur di assicurarsi uno dei migliori centrocampisti al mondo e uno dei calciatori più discussi a livello globale, per il suo insolito atteggiamento da intellettuale. Sócrates ha 30 anni, è il leader del Brasile e in patria è molto conosciuto per essere un oppositore politico del regime militare e uno dei fautori del curioso progetto di autogestione del Corinthians – la Democracia Corinthiana – che ha portato in dote al club paulista due titoli statali.

Il suo addio al Brasile ha causato molte polemiche. Alfiere di un calcio controcorrente, Sócrates aveva annunciato che avrebbe rifiutato l’offerta della Fiorentina se fosse passata la riforma costituzionale che doveva riportare le libere elezioni, ma le cose non erano andate come sperato e lui aveva deciso di lasciare il paese. Per alcuni era un traditore interessato solo ai soldi, e in effetti a Firenze lo attende una vita da sogno: oltre al miliardo all’anno, il club viola gli garantiva una villa in collina a Fiesole, due automobili, diciotto biglietti aerei all’anno per tornare a São Paulo, scuola pagata per i suoi quattro figli e addirittura un corso di specializzazione in ortopedia infantile per lui. Sì, perché Sócrates ha pure una laurea di Medicina, e infatti in patria è noto come O Doutor, il Dottore. In realtà, il centrocampista brasiliano non si sente un traditore: è un lavoratore come tutti, e deve guardare al suo guadagno personale, soprattutto in un lavoro che garantisce una carriera così breve. Il suo progetto è di diventare ricco con il calcio per poi, una volta ritirato, dedicarsi a fornire cure ai bambini poveri della sua terra. In aggiunta, c’è la delusione politica per la battaglia persa sul referendum, e il timore che il Brasile sia un paese irriformabile.

Il suo acquisto non fa felici tutti, a Firenze. Il più contrariato è Daniel Bertoni, eccezionale centrocampista argentino reduce da una grande annata: 10 gol in 32 partite, secondo miglior marcatore viola dietro la punta Paolo Monelli. Ma è un centrocampista offensivo, stesso ruolo di Sócrates, e per di più è straniero: le regole della Serie A impongono un limite di due giocatori non italiani per squadra, e con il connazionale Daniel Passarella in difesa i posti sono contati. Bertoni andrà dunque a Napoli, allontanandosi da una Firenze dove si respira aria di scudetto. L’anno prima la Fiorentina è arrivata terza, a con l’aggiunta dell’asso brasiliano a giocatori come Antognoni, Galli, Oriali e Gentile, l’allenatore Giancarlo De Sisti sa di dover puntare al massimo risultato possibile. Dal canto suo, il presidente Ranieri Pontello mette in chiaro che il suo è stato “un acquisto straordinario”, ma comunque per “una cifra non sproposita”: insomma, lui ha fatto un vero colpo, mentre Inter e Napoli si sono svenate per i loro fuoriclasse.

Nel campionato più ricco e mediatico al mondo, in cui i giocatori sono idoli da copertina al pari degli attori del cinema, Sócrates si presenta come un alieno, e non solo per le sue movenze insolite, quelle di un geniale ed elegante regista offensivo alto più di un metro e novanta. Tra le prime domande che riceve dalla stampa italiana ce n’è una su chi apprezzi di più tra Mazzola e Rivera, i due campioni di Inter e Milan negli anni Sessanta: il brasiliano risponde di non conoscerli, “Sono qui per leggere Gramsci in lingua originale e studiare la storia del movimento operaio”. Gli piace provocare, far capire a tutti che lui non è il tipico calciatore che conoscono gli europei. Rivera – in questo momento vicepresidente del Milan e, nel giro di qualche anno, deputato per la Democrazia Cristiana – non la prenderà benissimo, replicando con un diplomatico “Me ne farò una ragione”. Al che Sócrates tornerà sull’argomento con un’altra battuta che, pur fingendosi riparatrice, punta ancora a provocare: “Mazzola e Rivera hanno vinto tanto. Ma là [a Milano, ndr] è facile farlo, là si fanno vittorie, qui [a Firenze, ndr] si fa calcio”.

La prima foto di Sócrates con la maglia della Fiorentina.

Pochi giocatori al mondo hanno la sua fantasia e la sua visione di gioco, che si concretizzano in brillanti colpi di tacco a liberare i compagni in fase offensiva, il suo marchio di fabbrica. Il problema è che tra Brasile ed Europa c’è molto più di un oceano, per quanto riguarda il modo di giocare. Sócrates non è solo un filosofo, ma uno che le sue idee libertarie le mette in pratica anche nel lavoro: quando si allena e gioca, è un professionista irreprensibile, ma fuori dall’orario di impiego vuole essere libero di poter fare ciò che vuole. Fuma, beve birra, va ai concerti e gli piace stare in giro fino a tardi nei locali. In Italia queste cose sono inconcepibili. Innanzitutto, qui ci sono i ritiri: i giocatori vanno lontano da casa e dalle loro famiglie per giorni, completamente sorvegliati dallo staff, vengono trattati come ragazzini. C’è un paternalismo opprimente verso i professionisti del pallone. È esattamente tutto quello contro cui Sócrates aveva lottato in Brasile, e alla Fiorentina lo ritrova, ma moltiplicato per cento.

A luglio, la squadra viola si raduna e parte per Pinzolo, 350 km più a nord di Firenze, 770 metri d’altitudine. De Sisti affida i giocatori alle ben poco amorevoli cure del suo vice Armando Onesti, inflessibile preparatore atletico noto per gli allenamenti massacranti, e qui iniziano i problemi. Sócrates è tutto fuorché un atleta, e nel calcio italiano degli anni Ottanta concetti come pressing, intensità e atletismo sono dogmi intoccabili. Dopo una manciata di giorni, il brasiliano accusa una tendinite e deve fermarsi per recuperare con calma. A chi gli chiede come si stia trovando nella sua prima esperienza europea, non fa segreto di non apprezzare al durezza degli allenamenti, per lui immotivata. Rientra solo a fine agosto, debuttando in Coppa Italia contro la Casertana, in un pareggio per 1-1 che delude tanto quanto la sua prestazione: in campo è lento, avulso dal gioco, poco lucido. È solo questione di tempo, pensano i tifosi viola, ma i motivi per avere qualche dubbio sull’inizio della stagione della Fiorentina non mancano. Pochi giorni prima De Sisti ha avuto un malore ed è stato ricoverato d’urgenza, così la squadra è stata affidata a Onesti, non si sa bene quanto a lungo.

Alle critiche, Sócrates risponde dicendo che lui non è un “uomo di spettacolo”, che i calciatori non sono macchine, spiega che non era abituato a questo tipo di calcio. Ma non si fa mancare frecciate anche più puntuali al calcio italiano, troppo conservativo e tattico, che finisce per ingabbiare un giocatore. Alla Fiorentina, tutti questi discorsi piacciono poco: la stella brasiliana parla troppo e non fa che generare malumori. Lo spogliatoio viola non lo guarda con troppa simpatia, anche se in realtà nessuno o quasi, lì dentro, sembra avere simpatia per chi gli sta accanto. C’è una profonda spaccatura che, senza De Sisti a ricucirla, rischia di diventare insanabile: da un lato la fazione di Pecci, che a causa del grave infortunio di Antognoni è divenuto il nuovo capitano; dall’altra quella fa capo a Passarella, leader carismatico per natura e campione del mondo, che ritiene di avere più diritto di tutti alla fascia. Nonostante questo la squadra parte con una buona vittoria in trasferta contro la Lazio, e poi passa il turno di Coppa UEFA col Fenerbahçe, al cui proposito Sócrates confessa di non provare particolare interesse, se non per il desiderio di superare il turno e affrontare più avanti qualche club dell’Est comunista.

Poi, però, arrivano due scialbi 0-0 contro Milan e Como: lo spogliatoio va in frantumi, e il presidente Pontello prega De Sisti di tornare, anche se i medici non sono d’accordo. Con il suo allenatore di nuovo in panchina, la Fiorentina si sblocca e travolge 5-0 l’Atalanta alla quarta giornata, con un Sócrates in gran forma, che segna anche la sua prima rete italiana. Ma è un fuoco di paglia, perché i viola perdono già la gara successiva in casa della Sampdoria. Tornano a vincere, a fatica, contro l’Avellino, e poi cadono ancora a Verona, quattro giorni dopo uno spento 1-1 casalingo contro l’Anderlecht (seconda rete stagione di Sócrates, per quel che vale). A questo punto, la Fiorentina frana fragorosamente, e non riesce più a vincere: il 7 novembre viene distrutta dal belgi per 6-2 ed eliminata dall’Europa, scivola in basso nella classifica della Serie A, e alla dodicesima giornata la società esonera De Sisti, chiamando al suo posto il veterano Valcareggi. Ma cambia poco, e i viola chiudono il girone di andata senza vincere nessun’altra partita. Il nuovo corso riesce giusto a salvare il salvabile, ma la stagione che era iniziata con i sogni di scudetto termina con la Fiorentina nona in classifica e un fitto lancio di uova e arance da parte della Curva Fiesole, all’ultima partuta casalinga.

Sócrates tra Antognoni e Passarella, all’inizio della stagione. L’italiano non vedrà mai il campo a causa di un serio infortunio, mentre tra l’argentino e il brasiliano il rapporto non sarà mai idilliaco.

Alla fine non ha iniziato a specializzarsi né a compiere altri studi, e neppure ha letto Gramsci in italiano. Venuto in Italia per sperimentare la vita in un ricco paese democratico, Sócrates si è accorto di non essersi mai sentito così poco libero in vita sua. E ha ancora un anno di contratto. A fine stagione si dice fiducioso che la squadra saprà riscattarsi l’anno prossimo. La dirigenza prova a rilanciare i sogni di grandezza assumendo come allenatore Aldo Agroppi del Perugia, e iniziando a trattare giovani promettenti come Nicola Berti e Roberto Baggio, mentre si vocifera di un possibile assalto all’Ajax per il centravanti Marco van Basten (che però sceglierà infine il Milan). Si va avanti così fino ai primi di agosto, quando arriva una notizia che spiazza tutti: la Fiorentina ha acconsentito a cedere Sócrates al Ponte Preta. A livello economico non ci guadagnano né i viola né il centrocampista brasiliano, ma è chiaro che a questo punto l’importante è chiudere in fretta un matrimonio nato male. In più, in Brasile la dittatura è finalmente caduta, si respira un’aria nuova e anche il calcio se ne sta accorgendo: pure Falcão e Zico hanno deciso di tornare in patria, dopo le esperienze in Italia.

“Non ho mai voluto andarmene dall’Italia, ho soltanto avuto la possibilità di farlo” confessa Sócrates al Corriere della Sera, spiegando che, dopo un’annata così brutta, sentiva di fare ritorno nel suo paese. Anche al momento dell’addio, il brasiliano è schietto nelle sue affermazioni: dice di essere arrivato in una squadra già spaccata al suo interno, in cui la gente non si parlava e nemmeno si passava il pallone in campo. “Ho cercato di mediare, di sanare le posizioni. Ho capito subito che non ce l’avrei fatta; cosi mi sono estraniato”. Ma non cerca scuse: “L’unica vittima è stato De Sisti. Ciò che io non ho fatto è stato per incapacità”. Sostiene che non ha rimpianti, perché per lui il calcio è divertimento, e in Italia si è divertito solo in due o tre partite. Rifiuta l’accusa di essere venuto a rubare lo stipendio, e infatti ha rinunciato a molti soldi pur di tornare in Brasile. Ma all’Italia il dubbio che Sócrates sia solo un montato non svanisce. Le piace molto recitare la parte del contestare, gli chiede il giornalista del Corriere. E lui replica serio: “Non è una parte, qui non siamo a teatro, è della mia vita che si sta parlando. In Italia non mi piace come il calcio viene strumentalizzato. E anche come vengono trattati i calciatori. Qui da voi non hanno la possibilità di parlare, se non attraverso il filtro di voi giornalisti”.

Ma il suo addio si rivela più complicato del previsto. Pochi giorni dopo questa intervista, Sócrates non ha ancora lasciato Firenze, e viene fuori che il Ponte Preta non è in grado di pagare il trasferimento alla Fiorentina. Salta tutto, e il giocatore chiede di essere reintegrato in rosa, ma il club non accetta. Il 21 agosto, Sócrates si presenta in tenuta da mare a Viareggio per l’amichevole col Monza, venendo chiamato “Buffone” da una parte della curva viola. Resterà in attesa fino quasi a metà settembre, quando infine la Fiorentina troverà un accordo col Flamengo, permettendogli finalmente di chiudere la sua triste esperienza italiana.

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Note

BOCCHIO Mario, Non tirate su Socrates, Il Nobile Calcio

CERVELLI Massimo, Socrates, l’arrivo del “dottore” in maglia viola, Piananotizie

«Torno in Brasile per divertirmi e fare il deputato», Il Corriere della Sera (via Storie di Calcio)

SMORTO Giuseppe, Ritrovato Socrates, la Fiorentina cerca il ‘sì’ più lontano, La Repubblica

Socrates ormai della Fiorentina, La Repubblica

2 pensieri riguardo “Sócrates in Italia”

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