Suona un campanello d’allarme: i nazisti stanno conquistando il Regno Unito. Alle elezioni amministrative di Londra del 1977, hanno raccolto 119.000 voti nei vari comuni, il 5% del voto totale, quando solo quattro anni prima non raggiungevano nemmeno lontanamente l’1%. Negli ultimi tempi, il loro movimento, il National Front, è in costante ascesa: solo l’anno precedente, ha ottenuto circa il 21% dei voti a Sandwell e a Wolverhampton, il 18,5% a Leicester, il 17% a Watford. I militanti nazisti sono numerosi e più visibili che mai nelle strade, ma ancora peggio le loro idee si stanno spargendo rapidamente anche al di fuori del partito. Nell’agosto del 1976, sul palco di Birmingham, la rockstar Eric Clapton ha invitato il pubblico a votare per il conservatore Enoch Powell, ex-Ministro della Difesa, per impedire che la Gran Bretagna diventi “una colonia di neri”. Ma se la musica fa scalpore, la lenta ascesa del National Front deve moltissimo agli stadi di calcio.
La svolta è arrivata con l’elezione a presidente del partito, nel 1972, di John Tyndall, un cultore dei Mein Kampf che sposa in pieno la linea estremista del movimento. Il National Front sostiene che l’Olocausto sia un’invezione ordita dai comunisti e dalla massoneria ebraica per mantenere il controllo sul mondo, e che esista un piano di sostituzione etnica della razza bianca in tutta Europa. Tyndall capitalizza al massimo le nuove ondate migratorie verso il Regno Unito e le decisioni del governo di accogliere molti rifiugiati, come gli indiani espulsi dall’Uganda nel 1972. La sua azione politica è indirizzata soprattutto ad attenuare i riferimenti più espliciti al Nazismo, costruendo una nuova narrativa attorno al movimento: un gruppo di patrioti preoccupati per le sorti della nazione e dei suoi valori tradizionali. Ma intanto, il NF inizia a infiltrarsi nelle curve: dal decennio precedente sta emergendo una nuova sottocultura nel mondo del tifo britannico, spesso con atteggiamenti violenti, che diventa l’ambiente ideale per l’estrema destra per reclutare militanti pronti a partecipare anche a scontri con la polizia o con i gruppi antifascisti. La crescente presenza di giocatori neri nella First Division (Clyde Best, Ade Cooker, Viv Anderson) diventa la perfetta trasposizione in campo di una “sostituzione etnica” dei giocatori britannici, e i militanti di destra hanno gioco facile nell’indirizzare odi e rivalità sportive in una direzione razzista. I casi di cori e insulti discriminatori nel campionato inglese crescono a vista d’occhio.
La politica tradizionale britannica viene colta in contropiede dalla rapida ascesa dell’estrema destra. I conservatori sono i primi a cedere alla retorica razzista del National Front: se le posizioni di Enoch Powell sono considerate fin troppo estremiste per il partito, molto meglio va con quelle di Margaret Thatcher, che nel 1975 ascende a capo dei Tories e inizia a fare discorsi contro l’immigrazione incontrollata nel paese. Nel frattempo, il fallimento dell’esecutivo laburista di Harold Wilson, il governo col programma più di sinistra nella storia del paese, apre il campo a nuove e più ambigue idee, come quelle del deputato Bob Mellish, che nel maggio 1976 tiene un discorso in parlamento in cui si oppone al piano di accoglienza dei rifugiati indiani espulsi dal Malawi. Mentre i grandi partiti slittano tutti a destra, l’opposizione reale resta nelle mani di formazioni di secondo piano della politica nazionale, come il Socialist Workers Party, i sindacati (su tutti, l’Indian Workers’ Association) e le figure più di sinistra dei laburisti. Nell’aprile del 1977, il SWP organizza a Wood Green – un quartiere di Haringey, vicino Londra – una grande protesta contro l’estrema destra, ottenendo il decisivo supporto dei giovani laburisti locali, una cui figura di spicco è un militante di 27 anni di nome Jeremy Corbyn. Circa 3.000 persone prendono parre all’iniziativa, dando vita a una violenta battaglia contro i militanti del National Front.
Wood Green è però solo l’antipasto di quello che quattro mesi dopo avviene a Lewisham, a sud-est di Londra, quando 4.000 antifascisti fermano la marcia nazista in un quartiere in cui abita un grande numero di immigrati afro-caraibici. L’azione dei gruppi di sinistra è studiata con una cura meticolosa, e dimostra un alto grado di organizzazione: è in questo momento che nasce l’idea di trasformare quest’alleanza occasionale in una vera e propria associazione, l’Anti-Nazi League. L’idea di base è quella di rispondere alla crescita dell’estrema destra attraverso un’azione politica nella cultura popolare: sulla spinta delle frasi di Clapton a Birmingham, l’anno prima è partita la campagna Rock Against Racism, che mira a organizzare per il 1978 degli eventi musicali antifascisti, con la partecipazione dei Clash, dei Buzzcocks, degli Steel Pulse e di altre band molto note. Comunicare attraverso la musica e la cultura pop è fondamentale, visto che nel frattempo i diffusissimi tabloid del paese dipingono i militanti di sinistra come violenti e pericolosi, e addirittura importanti politici del Labour Party (tra cui anche uno storico esponente della sinistra del partito come Michael Foot) li accusano di praticare “fascismo rosso”, cercando di impedire le manifestazioni del National Front. In risposta al clima mediatico ostile alla sinistra, i militanti dell’Anti-Nazi League riescono però a trovare il supporto di molte figure note del paese: tra i firmatari del documento fondativo del movimento ci sono il drammaturgo Arnold Wesker, lo scrittore Keith Waterhouse, l’attore Warren Mitchell, e anche l’allenatore Brian Clough.

Clough è un uomo di poco più di 40 anni, ed è il tecnico più famoso di tutto il calcio inglese. Ex-bomber del Middlesbrough con due presenze in Nazionale, tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta è divenuto celebre alla guida del Derby County, portato alla conquista di uno storico scudetto nel 1972 con un gioco molto offensivo. Litigioso, schietto, rivoluzionario, Clough allena oggi il Nottingham Forest, con cui ha appena ottenuto la promozione in First Division. Ma è soprattutto un noto militante socialista, cresciuto assieme ad altri otto fratelli e sorelle in una famiglia operaia dello Yorkshire settentrionale. È una persona che, nonostante abbia raggiunto fama e denaro, continua a donare grosse somme ai sindacati inglesi. I calciatori sono sempre stati ritenuti dei privilegiati avulsi dalla società e dalla politica, per cui il fatto che uno dei più noti allenatori del paese ora sia addirittura tra i fondatori dell’Anti-Nazi League non può non fare scalpore. “Clough combatte il Front” titola a piena pagina il Daily Mirror, il giorno seguente. E il tecnico del Forest non è solo, perché in questa battaglia lo seguono altre importanti figure del mondo del pallone. Come Terry Venables, 34enne allenatore del Crystal Palace in Second Division e leggenda da giocatore di Chelsea, Tottenham e QPR, cresciuto in una famiglia di lavoratori della periferia londinese. E come Jack Charlton, 42enne tecnico dello Sheffield Wednesday in Third Division, ma difensore di grande fama con il Leeds e, soprattutto, con l’Inghilterra, con cui ha vinto il Mondiale del 1966.
“In ogni città, in ogni fabbrica, scuola, complesso residenziale e dovunque provino a organizzarsi, i fascisti devono essere fermati” dichiara Charlton, che è cresciuto in una famiglia di minatori di Ashington, nel Northumberland. L’azione antifascista nel calcio è vista da subito come una delle più importanti, dato il proliferare delle idee di destra tra i tifosi. Il fenomeno è particolarmente evidente quando in campo c’è il West Bromwich Albion, le cui stelle sono tre giocatori neri – Laurie Cunningham, Brendon Batson e Cyrille Regis. I militanti del National Front allo stadio li accolgono con insulti razzisti e sputi, ma Cunningham, che ha una fidanzata bianca, riceve anche lettere che lo minacciano di morte e in almeno un caso una persona gli tira una molotov contro la porta di casa. Bryan Robson, che è un loro compagno di squadra, una volta riceve una lettera in cui un tifoso gli chiede polemicamente come possa un inglese accettare di giocare accanto a dei neri. Altre ne arrivano all’allenatore Ron Atkison, in cui i tifosi gli chiedono di non schierare i tre giocatori di colore. In generale, la maggior parte degli abusi arrivano dalle tifoserie del Chelsea, del Millwall e del West Ham, in cui sono presenti gruppi come gli Headhunters o i Bushwackers, pesantemente infiltrati da militanti del National Front.
La risposta dell’Anti-Nazi League è di controbilanciare questo fenomeno attraverso la sensibilizzazione dei tifosi e la creazione di gruppi di fan apertamente antifascisti: dalle strade, la battaglia si deve spostare dentro gli stadi. Vengono realizzati volantini da distribuire sugli spalti o all’ingresso degli impianti, e rapidamente alcuni tifosi iniziano ad aderire all’ANL: “Poche settimane fa abbiamo giocato contro il West Brom, – scrive il gruppo Leeds Supporters Against Nazis – qualche idiota sugli spalti di Elland Road ha cercato di convincere tutti a urlare slogan razzisti del National Front ogni volta che Regis e Cunningham toccavano la palla, solo perché sono neri. Il National Front considera Elland Road un terreno di caccia per nuove reclute. Non fatevi fregare! Tutto ciò che vogliono per i tifosi di calcio è che facciano il lavoro sporco al posto loro”. Simili volantini iniziano a circolare sugli spalti di altri stadi, come ad esempio a White Hart Lane, la casa del Tottenham, un club tradizionalmente associato alla comunità ebraica londinese. “Oggi i ratti nazisti cercheranno di lanciare cori razzisti contro Viv Anderson. – scrivono gli Spurs Against Nazis, prima di un match contro il Nottingham Forest – Vogliamo che White Hart Lane diventi una zona vietata per i nazisti. Se udite qualcuno commettere abusi, non state semplicemente lì a ignorarlo: zittitelo!”.
Uno dei manifesti più espliciti è quello degli Sky Blues Against the Nazis, il gruppo formatosi nella tifoseria del Coventry City. “I nuovi nazisti del calcio, hanno adottato la nauseante pratica di schernire i giocatori di colore per cercare di escluderli dal gioco” riporta il volantino, illustrando le azioni di contrasto all’estrema destra fatte dai tifosi antifascisti di Coventry. “Alla partita contro l’Ipswich Town siamo stati accusati da alcuni tifosi di infilare la politica nel calcio. Un piccolo gruppo di sostenitori nazisti del NF lo ha già fatto, insultando i giocatori di colore. Vogliamo goderci il calcio chiunque giochi. Ciò significa senza le politiche razziste e la violenza del NF a rovinare l’atmosfera a Highfield Road. Non solo in questo paese ma nel resto del mondo la politica già esiste nel calcio. In Cile, lo stadio di Santiago è stato trasformato nel 1973 in un brutale campo di concentramento per 40.000 prigionieri politici”. Non ci si limita solo al volantinaggio, al tifo e alle fanzine: gli Spurs Against Nazis organizzano anche, nel novembre del 1978, un torneo di calcio a 5, a cui collabora pure l’attore comico Bill Oddie, protagonista dello show della BBC The Goodies. Per la prima volta il discorso sul razzismo entra nel mondo del football britannico, e trova tutt’altro che ostilità.

Per la prima volta, il National Front è costretto ad agire sulla difensiva, e la sua narrazione inizia a sgretolarsi. Nel maggio del 1979 il Regno Unito torna al voto, e l’estrema destra subisce un pesante ridimensionamento: il NF si è presentato con il maggior numero di candidati della sua storia (303), convinto di riuscire a eleggerne diversi in parlamento, ma nonostante la cifra record di quasi 192.000 voti ricevuti, il partito si ferma a un deludente 0,6%. E si spacca a metà, tra la fazione di John Tyndall e quella di Martin Webster, che è poi il vero fautore della strategia di infiltrazione nel calcio. A ottobre, Tyndall pretende l’espulsione di Webster dal partito, dopo un presunto scandalo omosessuale che ha coinvolto il rivale, ma la sua proposta viene respinta, e così all’inizio del 1980 si dimette e crea un movimento tutto suo. Nel giro di poco, il National Front sparirà dalla scena politica britannica.
Il collasso dell’estrema destra porterà in breve anche alla fine dell’esperienza dell’Anti-Nazi League, che si scioglierà ufficialmente nel 1981. La minaccia della destra razzista rimarrà tuttavia presente nella società britannica, assorbita però dalla politica tradizionale, che fin da subito aveva cercato di cannibalizzare il National Front. Le elezioni del 1979 hanno visto il trionfo dei conservatori di Margaret Thatcher, che ha costruito il suo consenso anche su una campagna contraria all’immigrazione nel Regno Unito. In più, gli episodi di razzismo resteranno frequenti negli stadi britannici per tutti gli anni Ottanta, anche se faranno molto meno discutere rispetto agli scontri violenti tra i tifosi, sui quali proprio il governo deciderà poi di intervenire. Solo dagli anni Novanta i club, maggiormente responsabilizzati sulla gestione degli stadi e dei tifosi, inizieranno a opporsi al problema del razzismo, con il supporto della Football Association.
Fonti
–“Dazzler socks racists”, 1978/9, Warwick
–HOLBOROW Paul, The Anti Nazi League and its lessons for today, International Socialism Journal
–REES Paul, ‘We got off the coach and the National Front was there … People spat at us’, The Guardian
–RENTON Dave, The Anti-Nazi League 1977-81, When We Touched the Sky
Grazie, molto interessante!
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