Le donne del Torino

Gli anni Settanta sono l’epoca degli striscioni. Gli stadi italiani si riempiono rapidamente di questi strani e insoliti manufatti, marcati da nomi di battaglia che rivendicano la nascita di un nuovo modo di tifare. Ma ce n’è uno, a Torino, che è diverso da tutti gli altri, posto proprio accanto a quello degli Ultras Granata: S.L.A.S. Donne Ultras. Le donne, allo stadio, non sono mai mancate, neppure in curva, ma sono di solito una presenza marginale, spesso accompagnano un fidanzato ultras e, pur partecipando al tifo, restano figure di secondo piano. Nella Curva Maratona, invece, un piccolo gruppo di ragazze è diventato gradualmente influente tra gli ultras maschi, fino a conquistarsi un proprio spazio e il diritto di esporre uno striscione. Negli anni della seconda ondata femminista, anche gli spalti degli stadi sono diventati terreno di lotta politica ed emancipazione.

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Il Torino e Mani Pulite

Dalla B a una finale europea, non c’è dubbio che il percorso del Torino sia stato assolutamente incredibile. Solo tre anni prima, il club granata retrocedeva a sorpresa nel campionato cadetto, e adesso era lì, a giocarsi la finale di Coppa UEFA dopo essersi messo in bacheca, l’anno precedente, la Coppa Mitropa. Il merito era da attribuirsi a due nomi in particolare: il nuovo presidente, Gian Mauro Borsano, che aveva rilevato un club disastrato e lo aveva ricostruito in un batter d’occhio, ed Emiliano Mondonico, l’allenatore che negli anni precedenti aveva riportato in A l’Atalanta, conducendola fino a una semifinale di Coppa delle Coppe. Ma si era fatto il 1992, e fuori dai campi di calcio stava per arrivare un terremoto destinato a cambiare tutto.

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