Il calcio riuscirà a smettere di farsi umiliare da Trump?

Un video che circola online: Cristiano Ronaldo e Donald Trump posano per una foto insieme, poi dal nulla arriva un pallone da calcio, e i due iniziano a giocare e correre per lo Studio Ovale. Chiaramente si tratta di un’opera della IA, ma il fatto che sia stato condiviso dallo stesso Trump sul social media Truth (che vorrebbe dire “verità”, parola che la destra occidentale ha più ormai svuotato di ogni minimo significato) lo rende in qualche modo ufficiale: un falso sì, ma d’autore. Ma cosa è più grottesco? Questo video o il fatto che Ronaldo, alla Casa Bianca a incontrare Trump, ci sia andato sul serio? Una star globale che fino a pochi giorni fa non si era mai preoccupata di schierarsi in maniera netta su temi politici ha improvvisamente deciso di prestarsi, anima e corpo, alla propaganda di un governante fascista. Ronaldo alla stregua di Zuckerberg e Bezos. Per anni si è detto che figure di questo calibro, in particolare i grandi idoli pop come cantanti e atleti, farebbero meglio a evitare di collocarsi politicamente, per non alienarsi parte del proprio pubblico, e invece oggi qualcosa è evidentemente cambiato.

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L’alleanza tra Infantino e Trump crea più imbarazzi che vantaggi alla FIFA

La FIFA oggi è tutto fuorché un attore indipendente e super partes nello scenario geopolitico globale. In queste prime settimane del 2025, Gianni Infantino si è completaente sdraiato sulle posizioni del nuovo Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, confermando la sua preoccupante evoluzione da dirigente sportivo progressista a grottesco populista. Avvicinatosi a Trump in occasione dell’assegnazione dei Mondiali del 2026 ai tre paesi del Nord America, il capo della FIFA ha finito per diventare uno dei più fedeli partner del leader di estrema destra americano, consolidando questa partnership negli ultimi mesi. Abbiamo visto Infantino trasmettere un video-messaggio di Trump prima dell’assegnazione ufficiale dei Mondiali del 2030 e del 2034; poi il presidente della FIFA ha fatto aprire il sorteggio del Mondiale per Club del 2025 a Ivanka Trump e a suo figlio Theodore; infine abbiamo ritrovato Infantino invitato, in via del tutto eccezionale, alla cerimonia d’inaugurazione della nuova amministrazione USA. Ma questa deriva politica non viene senza un prezzo da pagare.

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Il Mondiale femminile 2019 in 24 nomi

Tra il 7 giugno e il 7 luglio 2019 si terrà in Francia l’ottavo Mondiale di calcio femminile, al termine di una stagione in cui questo sport si è finalmente conquistato grande spazio nei media, in Italia e all’estero. Il torneo si disputerà per la prima volta in Francia e per la terza in Europa (in precedenza si era giocato in Svezia nel 1995 e in Germania nel 2011, con le vittorie di Norvegia e Giappone), e attualmente il titolo è detenuto dagli Stati Uniti, che sono anche la nazionale che ha vinto più volte il trofeo iridato: nel 1991 in Cina, nel 1999 in casa, e nel 2015 in Canada – oltre a detenere anche sia il record assoluto di medaglie olimpiche vinte sia quello delle medaglie d’oro.

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Lei forse non ti merita, Leo

“Ripeto ciò che ho sempre detto: voglio il meglio per l’Argentina, in ogni modo. Non ho mai cercato di creare problemi a qualcuno.” – Leo Messi

1-1 con l’esordiente Islanda. 0-3 con la Croazia. A una partita dalla fine dei gironi, l’avventura dell’Argentina ai Mondiali di Russia pare essere già finita, e il colpevole additato da tutti non può che essere lui, Leo Messi. Nel Mondiale finora dominato dai gol di Cristiano Ronaldo, l’inconsistenza del suo grande rivale è la notizia più clamorosa.

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La Fifa e l’immancabile fascinazione per le dittature

“Le prodezze sportive accrescono il prestigio della nazione e abituano gli uomini alla lotta in campo aperto.” – Benito Mussolini

Nikolay Mitrokhin ha definito la Russia una “dittatura elettorale”, in cui la quantità di democrazia “sta diminuendo di anno in anno”. Vladimir Putin governa ininterrottamente da 15 anni, gli oppositori politici vengono, di volta in volta, silenziati, screditati o addirittura fatti arrestare, e i giornalisti scomodi allo Zar vengono ritrovati morti in circostanze misteriose. E mentre la Russia è ormai tornata a essere una potenza mondiale, e la sua influenza – più o meno legittima – sulle democrazie occidentali è più forte che mai, il mondo del calcio segue la Coppa del Mondo organizzata nel paese di Putin, seguito ideale delle Olimpiadi invernali di Sochi 2014.

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