La data più importante della storia del calcio in Islanda sarebbe dovuta essere il 27 giugno 2016: al suo primo Europeo, la selezione guidata da Heimir Hallgrimsson ribaltava contro ogni pronostico l’Inghilterra, e dopo aver superato il girone faceva lo stesso addirittura negli ottavi di finale, eliminando una delle favorite. Invece, la data storica ha finito per essere in realtà quella del 28 agosto 2021, e per motivi tutt’altro che lieti: è il giorno delle dimissioni dell’intera giunta direttiva della federazione KSI, travolta da uno scandalo come l’isola non ne aveva mai visti. I vertici della Federcalcio erano accusati di aver cercato di insabbiare le gravissime accuse di violenza sessuale contro diversi giocatori della Nazionale, che alla fine erano state rivelate dai media nazionali. Da quel giorno in avanti, il rapporto tra i tifosi islandesi e il calcio locale è cambiato per sempre. E non solo quello.
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Evald Mikson, il portiere che divenne un criminale di guerra
Quando David Oddsson si recò per la prima volta in visita in Israele, in qualità di Primo Ministro islandese, non si aspettava che qualcuno gli avrebbe chiesto di agire contro un criminale di guerra nazista che viveva tranquillo e beato nel suo paese. Era il 1992, e quelle erano storie che parevano appartenere a un altro mondo, lontanissimo. Se in Islanda nessuno ne parlava più, però, la stessa cosa non poteva dirsi in Israele: Efraim Zuroff, direttore del Centro Wiesenthal di Gerusalemme, consegnò al politico scandinavo un documento che conteneva tutte le accuse che da decenni l’organizzazione aveva raccolto contro Edvald Hinriksson, il cui vero nome era Evald Mikson. Da giovane era stato un calciatore in Estonia, e durante la guerra un collaborazionista dei nazisti.
Continua a leggere “Evald Mikson, il portiere che divenne un criminale di guerra”Gudmundsson, l’islandese del Milan che voleva essere Presidente
Nel 1975, il mondo si ritrovò quasi inconsapevolmente sull’orlo di una grave crisi politica originata in un remoto angolo del Nord Europa: l’Islanda contestava al Regno Unito lo sfruttamento di zone di pesca nel Mare del Nord che riteneva spettassero a lei. La faccenda poteva sembrare cosa di poco conto, se non fosse che il governo islandese minacciava di chiudere la base militare di Keflavík, ritenuta dalla NATO un risorsa fondamentale in caso di una guerra contro l’Unione Sovietica. Tra i membri della maggioranza parlamentare che sostenevano la radicale azione islandese c’era anche il 51enne Albert Guðmundsson, deputato eletto per i liberali del Partito dell’Indipendenza (il Sjálfstæðisflokkurinn) e una delle persone più famose del paese: era stato infatti il più grande calciatore della storia islandese.
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