Il dibattito in Francia era particolarmente acceso: da un lato, c’era chi riteneva il passaggio al professionismo economicamente insostenibile per i club, col rischio che avrebbe potuto essere non il rilancio, ma addirittura il capolinea del calcio nazionale. Dall’altro, il fronte favorevole rivendicava la necessità di riconoscere contratti e stipendi regolari ai giocatori, mettendo la Francia in linea con la modernità, con un provvedimento che era già stato preso non solo nel Regno Unito o in Nord America, ma addirittura in Austria, in Ungheria, in Italia, in Spagna e in vari Paesi del Sudamerica. Di questa fazione, tra tanti stimati calciatori bianchi, c’era anche un nero, Raoul Diagne, e – incredibile ma vero – era forse il più influente di tutto il gruppo. Fu in buona parte merito suo, se nel 1932 la Francia accettò il professionismo dei calciatori.
Continua a leggere “Raoul Diagne, il primo campione afro-europeo”Tag: Europa
Il Monza è l’arma elettorale di Berlusconi
Ad agosto, attraversare una stazione ferroviaria significava immancabilmente imbattersi in video dal retrogusto 1994, in cui sventolava il tricolore di Forza Italia e un quasi giovane Silvio Berlusconi ci sorrideva, incantato dalle note dell’inno del suo partito. Un salto indietro nel tempo, che accompagnava quello che è di fatto il grande ritorno alla politica del Cavaliere; non che l’abbia mai abbandonata, ma a causa della legge Severino non gli era stato possibile candidarsi nel 2018, interrompendo così circa vent’anni di presenza ininterrotta in parlamento.
Continua a leggere “Il Monza è l’arma elettorale di Berlusconi”La campagna elettorale si è fatta calciomercato
Poco prima di mezzogiorno dell’11 agosto, l’Ansa metteva online un tweet folgorante, che in un raro impeto di follia cronachistica riusciva a cogliere splendidamente lo zeitgeist e concentrarlo in una manciata di caratteri: “Elezioni 2022, Renzi-Calenda: accordo definito, a breve l’annuncio”. Dieci parole appena, un messaggio telegrafico che, forse senza volerlo, ripeteva gli stilemi di un linguaggio che con la politica non ha (non avrebbe?) niente a che fare, ma che arriva direttamente dal calciomercato. Basta togliere “elezioni” e sostituire i due nomi con quelli di un calciatore e di un club per rendersi conto di come le due notizie siano identiche. D’altronde, con la caduta del governo Draghi a fine luglio e le elezioni piazzate straordinariamente a fine settembre, campagna elettorale e campagna acquisti sono andate per la prima volta a sovrapporsi, generando non poca confusione nei media.
Continua a leggere “La campagna elettorale si è fatta calciomercato”Storia di un esodo: la Danimarca
La storia del calcio in Danimarca comincia con un giovane brillante matematico, un inglese che stava per salpare per il Brasile, e dei francesi che ritornavano oltre-Manica con la coda tra le gambe. Una piccola allegoria, per rompere il ghiaccio: i francesi sono quelli delle due differenti selezioni transalpine che la Nazionale danese aveva rocambolescamente regolato (9-0 e 17-1) nelle prime sfide delle Olimpiadi di Londra 1908, dove avrebbe conquistato una medaglia d’argento. L’inglese era Archie Williams, leggenda del Manchester City che qualche anno prima si era trasferito a Copenaghen e che, siccome le Olimpiadi si tenevano nel suo Paese natale, era stato ingaggiato come allenatore della Danimarca per l’occasione; tre anni dopo, avrebbe accettato la proposta del connazionale Oscar Cox di allenare il club che questi aveva appena fondato a Rio de Janeiro, il Fluminense. Il giovane brillante matematico era il centrocampista Harald Bohr, protagonista di quell’argento olimpico e in futuro scienziato di fama mondiale; suo fratello Niels, di ruolo portiere ma non presente in quella Nazionale, nel 1922 avrebbe vinto il Nobel per la fisica. Eppure, questa storia non parla di nessuno di loro.
Continua a leggere “Storia di un esodo: la Danimarca”Max il populista
“Il calcio è semplice” ripete insistentemente. È diventato il suo mantra, ormai. Mantra è una parola in sanscrito che nel linguaggio comune ha assunto il banale significato di una parola o frase che viene ripetuta in continuazione, ma in realtà si traduce come”strumento del pensiero”, e indica un’espressione sacra, una formula d’invocazione agli dèi: ogni volta che la si pronuncia, si richiama una manifestazione divina e ultraterrena, che altrimenti difficilmente avverrebbe. Pronunciare un mantra è prima di tutto un atto di fede. E non si può descrivere diversamente il senso che questa frase ha assunto ormai per Massimiliano Allegri, nella sua crociata contro il calcio moderno.
Continua a leggere “Max il populista”Nyers, storia di un apolide immaginario
Gli anni dell’immediato dopoguerra furono quelli in cui il calcio italiano risollevava spiritualmente il Paese e preparava il terreno al boom economico degli anni Cinquanta. Una delle scintille che portarono a quell’esplosione fu, in un certo senso, il ricchissimo acquisto fatto dall’Inter nell’estate del 1948, quando il presidente Masseroni strappava allo Stade Français il suo fuoriclasse, Étienne Nyers. Per riscattare la deludente stagione passata, la società nerazzurra puntava forte sul gioco offensivo del tecnico gallese John Astley e su una serie di importanti acquisti, dato che oltre a Nyers erano arrivati Gino Armano dall’Alessandria e Amedeo Amadei dalla Roma: l’obiettivo era quello di interrimpere il dominio del Grande Torino e imporsi come nuova potenza del calcio italiano. Lo scudetto non arrivò, ma i gol di Nyers aprirono una nuova fase della storia dell’Inter, portandola a pieno titolo nel novero delle grandi della Serie A.
Continua a leggere “Nyers, storia di un apolide immaginario”“Niente ebrei nell’Udinese”: il caso Rosenthal
L’interrogazione portava la firma di cinque deputati socialisti – Mauro Del Bue, Francesco De Carli, Roberta Breda, Giorgio Gangi e addirittura il Questore della Camera Francesco Colucci. In essa, si faceva richiesta al Ministro del turismo e dello spettacolo, con competenza sullo sport, Franco Carraro – un socialista che era già stato due volte a capo della FIGC e a lungo presidente del CONI – se fosse al corrente delle minacce rivolte a Ronny Rosenthal. In particolare, se fosse a conoscenza del perché l’Udinese aveva deciso di non ingaggiarlo: se per questioni fisiche, come era stato detto in via ufficiale, o se invece non c’entrasse il “clima di intolleranza e di intimidazione che qualche esagitato ha creato attorno all’origine ebrea del calciatore”. Il caso Rosenthal prometteva di scuotere le pagine del giornali non solo sportivi, in quella fine di luglio del 1989.
Continua a leggere ““Niente ebrei nell’Udinese”: il caso Rosenthal”JuventURSS
L’agosto di Torino non era decisamente come quello di Minsk, ma valeva bene una visita, soprattutto se per motivi di lavoro: la pensava così Sergej Alejnikov, centrocampista di 27 anni che stava concludendo un clamoroso trasferimento dall’Unione Sovietica al calcio europeo, firmando con la Juventus. Il suo primo contratto professionistico in carriera, visto che oltre la cortina di ferro gli atleti erano tutti formalmente dilettanti. Si respirava un’aria frizzante e ironica: la Juventus, la squadra simbolo del capitalismo italiano targata Agnelli, stava finendo nelle mani dei proletari socialisti? L’anno prima, i bianconeri si erano assicurati per 7 miliardi di lire il fuoriclasse della Dinamo Kiev Aleksandr Zavarov, ma l’ambientazione del campione era stata difficile, così Boniperti aveva deciso di affiancargli un connazionale: avevano trattato Oleg Protasov, che lo aveva sostituito a Kiev, e Aleksej Michajličenko, ma alla fine avevano ripiegato sul meno noto (e costoso) Alejnikov.
Continua a leggere “JuventURSS”Il ragazzo di Casablanca
Casablanca si adagiava placidamente sull’oceano, e si lasciava attraversare da una fresca brezza, che le scorreva tra le strade come il sangue nelle arterie. Gli edifici color calce a cui doveva il suo nome s’immergevano in un ribollire di colori e forme figli della Storia, che parlavano arabo, portoghese, spagnolo, italiano, inglese e francese. Soldati senegalesi pattugliavano loro malgrado le strade a caccia di spie e contrabbandieri, nel disperato tentativo di “proteggere la neutralità” del regime di Petain – e cioè supportare la Germania nazista – mentre la maggior parte della popolazione, fatta di operai provenienti da tutto il mondo, sosteneva i ribelli di De Gaulle e attendeva trepidante l’invasione degli Alleati. Lì, in uno scenario che aveva già ispirato un film di Hollywood, si aggirava un giovane e impaziente calciatore, Larbi Ben Barek.
Continua a leggere “Il ragazzo di Casablanca”L’amicizia con Mbappé si è rivolta contro Macron
Nei giorni che precedevano il ballottaggio delle presidenziali in Francia, la stampa locale ha svelato il retroscena dell’amicizia tra il Presidente in carica Emmanuel Macron e Kylian Mbappé, il più famoso calciatore francese in attività. Subito si è iniziato a dire che questa notizia fosse stata fatta volontariamente trapelare dall’ufficio stampa di Macron per attirare un po’ di voti in vista della sfida contro Marine Le Pen, che già aveva sconfitto nel 2017. E se questo era lo scopo, possiamo tranquillamente dire che ha funzionato, dato che Macron si era riconfermato prendendo il 58,5% dei voti (anche se erano molti meno rispetto a cinque anni prima). Poi però dev’essere successo qualcosa, perché appena due mesi dopo, alle elezioni legislative, il partito del Presidente ha perso 63 seggi, mentre quello di Le Pen è balzato da 8 a 89.
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