L’arrivo di quel signore ungherese a Norrköping doveva essere percepito come uno strano evento: quella era una cittadina industriale dell’entroterra svedese, lungo la strada che collega Malmö a Stoccolma, luogo di gente che lavorava sodo in cui calcio non aveva mai raccolto grandi fortune. Non erano state infatti le circostanze sportive a condurre fin lassù Lajos Czeizler, ma quelle politiche: i venti di guerra e della discriminazione razziale lo avevano costretto a lasciare l’Italia già nel 1935, e poco dopo era sbarcato in Svezia. Il paese scandinavo era diventato, nei primi anni di conflitto, terra di rifugio di tanti esuli in fuga dall’avanzata nazista e dalle persecuzioni antisemite, grazie all’equilibrismo del governo di Per Albin Hansson, che aveva consentito di mantenere neutrale il paese.
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