Quando l’URSS giocò contro il Cile di Pinochet

In questo titolo c’è un errore, ci deve essere: nel 1973, l’Unione Sovietica si rifiutò di giocare contro il Cile, dopo il golpe fascista di Pinochet. È una cosa che sanno tutti. Purtroppo, di “eroi politici”, nel calcio, ce ne sono sempre stati davvero pochi, e l’URSS del 1973 non è tra questi. La storia del boicottaggio sovietico del playoff mondiale è molto nota, ma viene quasi sempre raccontata a metà e in maniera piuttosto superficiale. Tutti ricordano la partita fantasma di Santiago, a cui la squadra socialista non si presentò, ma raramente si parla della gara di andata, disputata pochi giorni dopo il golpe e alla quale l’URSS non si sottrasse minimamente. Così come, per la verità, non avrebbe voluto nemmeno evitare la partita di ritorno, se solo la FIFA avesse accettato le sue condizioni. Questa è una di quelle storie di cui c’è poco di cui essere fieri.

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“Non si gioca coi fascisti”: Cile-Scozia 1977

Alcune persone si sono radunate fuori da Wembley, ma non sono lì per entrare nello stadio e guardare la partita. È il 4 giugno 1977 e si gioca un’amichevole tra Inghilterra e Scozia, ma tra gli appassionati di calcio della selezione ospite da qualche settimana non si fa che parlare della prossima partita che dovrà disputare la Tartan Army, a Santiago del Cile. Vari attivisti di sinistra reggono uno striscione con su scritto: “Fermate la partita della vergogna!”. Meno di quattro anni prima i militari hanno preso il potere con la forza nel paese sudamericano, rovesciando il governo democraticamente eletto del socialista Salvador Allende. Ma non è solo la brutalità del regime cileno a legittimare chi protesta contro la partita: la Scozia dovrà giocare nello stadio Nacional, che nei giorni successivi al golpe è stato usato come campo di concentramento e di tortura per migliai di dissidenti politici. Le foto hanno fatto il giro del mondo.

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Il comandante Ramiro, il calciatore che divenne guerrigliero

Il professor Jaime Jorge Guzmán uscì dall’Universidad Católica di Santiago e incontrò la propria morte, sotto i proiettili di due giovani sbucati all’improvviso. Il suo nome era da tempo sulla lista del Frente Patriótico Manuel Rodríguez, un’organizzazione di guerriglia marxista-leninista che era stata tra le protagoniste dell’opposizione al regime di Augusto Pinochet, che aveva già provato ad assassinare nel 1986. Nonostante ora, cinque anni dopo, il Cile stava vivendo la transizione alla democrazia, Guzmán era ancora considerato un bersaglio, per il prezioso supporto che aveva dato alla dittatura a livello politico e giuridico. L’uomo che aveva pianificato l’attentato era noto come comandante Ramiro, aveva 33 anni, e in gioventù era stato un promettente calciatore, prima di imbracciare il fucile.

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Elías Figueroa: il campione della dittatura cilena

“Sei un fascista! Sei un maledetto fascista!” gli urla qualcuno per strada. L’aria, in Cile, sta finalmente cambiando: dopo quindici anni di spietata dittatura, si terrà un referendum per la concessione di un nuovo mandato presidenziale ad Augusto Pinochet, e in tanti spingono per il No. Eppure, il mondo dello sport è piuttosto compatto per il sostegno al dittatore. “Come sportivo, come il vincente che sono stato per tutta la vita, voterò sicuramente Sì, perché voglio un paese vincente.” aveva detto pochi giorni fa. Parole che pesano come macigni: a pronunciarle è il più grande calciatore della storia cilena, Elías Ricardo Figueroa.

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George Robledo: vita in musica del cileno che conquistò l’Inghilterra

“Qualunque cosa ti porti attraverso la tua vita / Va tutto bene, va tutto bene / Che sbagli o che fai giusto / Va tutto bene, va tutto bene.” – John Lennon

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