Che cos’è un tifoso: “A guardia di una fede”

C’è qualcosa di incredibilmete fotogenico, in Claudio Galimberti, più comunemente noto come il “Bocia”, l’ultras più conosciuto e discusso della storia italiana. Paradossale, se pensiamo che la sua fama se l’è conquistata tutta sul campo, non certo grazie ai media. In un’epoca in cui il calcio entrava nel business neoliberista e nella sua fase iper-mediatizzata, lui è riuscito a guadagnarsi l’ostinata fama del ribelle proprio là in quel luogo attorno al quale sembra ruotare tutta la sua esistenza, lo stadio di Bergamo. A guardia di una fede, il documentario di Andrea Zambelli presentato negli scorsi giorni, non è però una biografia di Galimberti, ma uno spaccato del tifo dell’Atalanta nella sua epoca d’oro. Una storia di tifosi, città e polizia che diventa emblematica non solo per il suo eccezionale centro di gravità – il Bocia, appunto – ma anche perché in questi anni, i suoi anni, Bergamo e l’Atalanta sono divenute protagoniste della cronaca, nel bene e nel male.

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Capire com’è cambiato il calcio italiano, guardando Rafael Tolói

Scorrendo la classifica degli assist di questa stagione di Serie A, tra la solita infornata di centrocampisti e attaccanti, emerge a un tratto un nome inaspettato: Rafael Tolói. Ha 29 anni, la sua famiglia è di origine trevigiana, ma lui è nato e cresciuto a Glória d’Oeste, nel Mato Grosso. E gioca difensore centrale, ecco perché sembra quasi incredibile che a metà campionato abbia già messo a segno cinque assist: tanti quanti due dei migliori registi del campionato, Marcelo Brozović e Sergei Milinković-Savić; più di Paulo Dybala, Lorenzo Insigne e Federico Chiesa; solo due in meno del romanista Lorenzo Pellegrini o del Papu Gómez, compagno di Tolói all’Atalanta e secondo in questa classifica.

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